da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Il fluconazolo è un farmaco antifungino, di tipo azolico, disponibile in formulazioni farmaceutiche adatte sia alla somministrazione orale che alla somministrazione parenterale e cutanea. Svolge la sua attività interferendo con la sintesi dell’ergosterolo, uno sterolo che costituisce la membrana plasmatica delle cellule fungine; il fluconazolo è in grado di ridurne la produzione inibendo un enzima chiave coinvolto nella sua sintesi. Si assiste così ad un accumulo di precursori dell’ergosterolo all’interno della cellula fungina che porta alla sua morte.
Al momento non sono note interazioni farmacologiche fra il fluconazolo per uso topico e altri farmaci; però l’uso prolungato delle formulazioni per uso esterno può favorire l’insorgenza di fenomeni di sensibilizzazione, e in tal caso, è necessario interrompere immediatamente il trattamento con il farmaco.
Al contrario, sono note molte interazioni farmacologiche fra il fluconazolo per uso orale e parenterale e altri farmaci. In particolare, la somministrazione concomitante di fluconazolo per via orale o parenterale e dei seguenti farmaci dovrebbe essere evitata, a causa degli effetti collaterali che possono insorgere: un farmaco antistaminico, la terfenadina; la cisapride, un farmaco per la motilità gastrointestinale; un antipsicotico, la pimozide; l’eritromicina, un antibiotico. Ma il fluconazolo interferisce con il metabolismo di molti altri farmaci, anche molto usati: anticoagulanti orali, benzodiazepine, statine, antiepilettici quali la carbamazepina, fans e molti altri.
L’uso orale o parenterale di fluconazolo può provocare diversi effetti collaterali, come reazioni allergiche in soggetti sensibili; ma, soprattutto, il trattamento con fluconazolo può causare danni al fegato che possono manifestarsi con sintomi come stanchezza, vomito e perdita di appetito. Infine, l’uso di questo farmaco può, anche se raramente, causare alterazioni del ritmo cardiaco.
Ora, uno studio danese mostra che l’esposizione a fluconazolo per bocca si associa a esiti sfavorevoli per un’eventuale gravidanza. Lo studio ha coinvolto 3.315 donne che avevano assunto l’antimicotico per via orale tra la settima e la ventiduesima settimana di gestazione e 13.246 donne gravide senza alcuna esposizione al farmaco, individuando un aumento significativo del rischio di aborto spontaneo. Per quanto riguarda la natimortalità questa era pure maggiore nelle donne rispetto a quelle di controllo, ma la differenza non raggiungeva la significatività statistica.
Questo studio è importante perché durante la gravidanza l’insorgenza di una candidosi vaginale è tutt’altro che rara e gli antimicotici azolici, in genere per via topica, ma anche per bocca nei casi gravi o recidivanti, rappresentano il trattamento elettivo.