Elezioni 2021: Salvatore Memoli e la D.C. del calzolaio

Salvatore Memoli

(Avvocato, politico, manager)

L'avvocato Salvatore Memoli con il simbolo della Democrazia Cristiana

SALERNO – Ho sempre desiderato appartenere alla Democrazia Cristiana. Ho un debito di riconoscenza verso la Democrazia Cristiana, le ho dato tutta la mia passione di un adolescente carico di immaginazioni e di speranza. Ho combattuto con i pantaloni corti contro i miei più cari amici che avevano idee rivoluzionarie, negli anni del ’68. Con gli anni vedevo concretizzarsi le mie idee, maturate nella militanza attiva nell’Azione Cattolica, nei programmi e negli ideali della Democrazia Cristiana. Eravamo spinti all’impegno politico dai nostri formatori, in modo libero ed ordinato, sull’esempio del grande Papa Paolo VI. Tra l’impegno associativo e quello politico non ci sono mai state sovrapposizioni ma sentivo battere forte il cuore quando si usciva per attaccare i manifesti e quando si faceva il servizio d’ordine ai comizi elettorali di grandi esponenti del Partito. Che dire poi delle tante volte che mi rendevo disponibile a fare il rappresentante di lista nelle giornate di votazioni? Passavo intere giornate, dal mattino a sera, a presidiare l’ultimo voto, a fare discussioni con i facinorosi, con chi era abituato ad avvicinare gli elettori nell’ultimo momento, tirandoli per la giacca! Più passavano gli anni, più cresceva in me l’appartenenza. Allora la DC aveva grandi consensi, ma non tra i giovanissimi. Ebbi la mia prima esperienza di un comizio a poco più di 15 anni, creando polemiche ed apprezzamenti da amici ed avversari. Gli avversari furono sempre pieni di apprezzamenti per me, ovviamente non condividendo le cose che dicevo, gradivano come le dicevo! Sono cresciuto leggendo le storie politiche, di vicende particolari, di ideali e di grandi uomini che dedicavano la loro vita per gli altri. Per anni sono stato coerente ed ho cercato le occasioni per toccare con mano gli ideali realizzati nel nostro territorio. Emozioni indimenticabili! Fui scelto per frequentare impegnative scuole politiche, incontrando e condividendo le giornate con grandi personaggi del partito. Una volta, dopo un’intera giornata, uno di loro Giovanni Galloni, giurista ed accademico, a cena, lasciò gli altri del suo tavolo e venne a sedersi accanto a me, rivolgendomi tante domande da crearmi un imbarazzo, mi lasciò dopo cena, con apprezzamenti che mi risuonano nelle orecchie. Passarono molti anni prima di impegnarmi nell’agone politico.

Un giovane Salvatore Memoli parla con autorevolezza in un congresso della D.C.

Vivevo a Roma, avevo impegni e prospettive di crescita nel sindacato, la “mia” Cisl, quando Mario Del Mese, per me un padre, con la sua pragmatica saggezza, mi “impose” di candidami, di dedicare agli altri i miei ideali. Non avevo 30 anni, mi sembrava non ancora giunto il mio tempo! Non passarono le mie idee, vinse lui e… fui candidato! Ma, con grande sorpresa, i miei familiari, i miei amici, i miei numerosi alunni del Liceo De Sanctis, mi riempirono di voti… portandomi alla soglia di circa tremila voti di lista! Fu una grande sorpresa per me e per tutti, evidentemente non per Mario Del Mese! La mia vita é stata sempre legata si miei forti ideali, per questo subendone più volte discriminazioni. Ho creduto veramente che facevo parte di coloro che dovevano costruire in politica ” la civiltà dell’amore”. Ho creato negli altri disagi perché ero un idealista, ma ho trovato tanta gente che mi ha aiutato a crescere, somministrandomi pillole di saggezza e di praticità. A modo mio sono cresciuto, facendo cose buone ed altrettante discutibili. Negli anni difficili di crisi della DC, anni in cui i leaders pretendevano di avere ragione anche in cose discutibili, con un mio collega diedi vita ad una lista civica, ispirata da iscritti e tesserati alla DC, per le elezioni amministrative di Salerno del 1993. I risultati furono sorprendenti, il consenso fu massiccio anche perché avevamo contestato Martinazzoli, sul corso Vittorio Emanuele, per disapprovare la scelta di De Mita di imporre un suo candidato sindaco alle elezioni. La scissione fu sancita e fu dolorosa. La conseguenza fu appoggiare De Luca, con convinzione. Quel De Luca che amava il palazzo del Comune come “casa di vetro”. Un uomo innovativo, trasparente, deciso a fare altro… Un uomo che non é più così ed ha tradito tutti i suoi amici, anche quelli più leali. Oggi é un uomo forte non solo politicamente, ad altri fa paura. Non a me che ricomincio come il calzolaio dalle “semenzelle” dai chiodini per ricostruire tutto. Chiodini dopo chiodini, gli farò la scarpa!

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