Dr. Pietro Cusati
Roma, 8 dicembre 2020. La settimana scorsa il Censis ha presentato il consueto rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese. La pandemia ha accentuato il cattivo funzionamento della sanità ,della giustizia, della scuola,dei trasporti , la modesta dinamica dell’occupazione e del Pil, l’andamento insoddisfacente dei consumi e degli investimenti. Il 40% degli italiani pensa che aprire un’attività in proprio sia un azzardo. L’Italia perde ogni anno 70 miliardi di euro di esportazioni, ovvero il 4% del nostro Pil. La pandemia ci ha sbattuto in faccia un problema che non si era mai verificato: la gestione della sanità pubblica attraverso le Regioni. Sono emerse tutte le farraginosità burocratiche dovute alla mancata riforma del Titolo V che ha portato le Regioni ad essere, oltre che un punto nevralgico di gestione di potere, a volte un impedimento insormontabile. Questa settimana è fondamentale per capire qual è lo stato di salute del Governo. Il Presidente Conte dovrà ricevere dalle Camere un mandato per andare in Europa . Il governo si trova a un bivio. Domani all’ordine del giorno uno scoglio duro : il Mes. L’Italia ha bisogno di un governo forte ha scritto in un lucido ed interessante editoriale sull’Avanti on line ,il Segretario nazionale del PSI Enzo Maraio: ‘’La riforma del Mes va votata e sostenuta: si tratta di un sistema di aiuti economici dedicato agli Stati Membri, che oggi va modificato e adattato al nuovo scenario economico europeo e mondiale. All’orizzonte ci sono partite fondamentali per il nostro Paese e per affrontarle, bisogna puntare tutto su almeno quattro priorità: la scuola pubblica, le infrastrutture e le riforme istituzionali. Su questi pochi punti bisogna fondare l’alleanza di governo da qui al 2023.L’Italia è l’ultima nazione in Europa per investimenti nell’istruzione pubblica, i nostri docenti sono i meno pagati d’Europa e l’edilizia scolastica andrebbe completamente rivoluzionata considerando che i circa 50mila edifici scolastici hanno una “età media” di 52 anni e sono stati costruiti più di 40 anni fa. Il sistema scolastico andrebbe completamente rivoluzionato partendo da un assunto: investire il 10% (e non l’attuale 3,9%) della spesa pubblica nell’istruzione equiparando l’investimento italiano a quello medio europeo. Questo consentirebbe di poter aumentare gli stipendi ai docenti italiani che oggi vengono pagati, in media, 9 mila euro lordi all’anno in meno rispetto ai colleghi europei. Altro capitolo dovrà essere riservato alla edilizia scolastica e alla sanità. Nella sanità non è solo necessario far quadrare i conti, magari chiudendo ospedali e non assumendo personale, ma la priorità deve essere quella di creare un servizio sanitario pubblico che abbia al centro prima il malato e poi si occupi dei bilanci delle aziende. Fermare il gap dei collegamenti con le regioni del mezzogiorno facendo arrivare l’alta velocità nelle tre punte meridionali del paese, creare un unico grande hub della logistica per il trasporto merci nel mezzogiorno. Tra Campania, Puglia e Calabria risiedono i porti più importanti di tutto il Paese, penso a Napoli, Salerno, Taranto, Bari, Gioia Tauro. Un sistema infrastrutturale all’avanguardia consentirebbe di far diventare il mezzogiorno un centro nevralgico di nuovi processi economici che guarda sicuramente al mercato europeo ma in prevalenza al mercato asiatico e africano. La vera partita per il sistema portuale del mezzogiorno si gioca a terra ed è per questo che è necessario investire una parte di fondi sostanziale del Next Generation Eu nelle attività infrastrutturali del retroporto. La partita che si gioca sulle riforme è quella più importante per il nostro paese. il titolo V va modificato, eliminando le materie concorrenti così da sapere chi e come può legiferare e decidere su una determinata materia. Va introdotta una clausola di supremazia: in caso di emergenza chi decide? In caso di emergenza a decidere deve essere lo Stato centrale, in modo chiaro e veloce. Oltre alla riforma del titolo V non è più rinviabile una revisione del sistema del fisco. Bisogna dar vita ad una riforma complessiva che parta inevitabilmente dalla riduzione delle tasse e che rivoluzioni il concetto del fisco. È necessario un nuovo patto fra lo Stato e il contribuente: il primo deve abbandonare la propria tendenza vessatoria nei confronti dei cittadini e il secondo deve assumersi a sua volta le proprie responsabilità. Solo mettendo in campo questo nuovo concetto nel rapporto biunivoco si potrà segnare un nuovo passo e riformare il nostro fisco. L’Italia ha dinanzi a sé anni fondamentali per l’economia e per il concetto stesso di società. Per affrontare al meglio le nuove sfide c’è bisogno di un Governo forte, dove a decidere sia la politica e dove i partiti riacquistino la propria centralità abbandonando la logica delle commissioni, dei tavoli di concertazione, delle task force e degli ennesimi stati generali. Lo sviluppo e l’ammodernamento del paese è sempre stato ‘affare’ della politica e di una classe dirigente all’altezza delle sfide che si hanno davanti ‘’.