L’EX MINISTRO CARMELO CONTE :L’ITALIA E’ UN GRANDE PAESE MA LA CRISI POLITICA HA TRADITO IL MEZZOGIORNO ?

 

Dr. Pietro Cusati (giornalista)

Eboli(SA), 2 agosto 2021 –  Oltre le regioni, Francesco Compagna ,Manlio Rossi Doria , Pasquale Saraceno ,Carmelo Conte ,sono stati gli ultimi  esponenti  più importanti della  storia del meridionalismo europeo  e della questione meridionale,eredi e vanto della tradizione dell’illuminismo,riformismo  e del liberalismo meridionale di De Sanctis, ,Cattaneo ,Croce , Salvemini ed altri. Un  meridionalismo  europeo come saggiamente  ricorda  l’ex Ministro Carmelo Conte ,politico e meridionalista,che vada oltre i Governatori delle Regioni. Secondo l’ex Ministro delle Aree Urbane Carmelo Conte  il mezzogiorno è stato tradito ed ha perduto  il suo protagonismo :’’Il Mezzogiorno tradito, vada oltre le Regioni. La crisi della politica, in particolare quella del M5S, il partito sul quale il Mezzogiorno aveva riposto la sua fiducia, con un voto plebiscitario, alle elezioni politiche del 2018, riapre una ferita: la fine del il meridionalismo di governo.E molto poco probabile che il pugliese Giuseppe Conte, il nuovo Capo politico dei cinque stelle, possa prevalere su questo versante con Garante, il genovese Beppe Grillo.Bisogna prendere atto che Il Mezzogiorno ha perduto il suo protagonismo per tre ragioni di fondo: la scomparsa degli ultimi grandi meridionalisti (Manlio Rossi Doria,, Pasquale Saraceno, Francesco Compagna); la fine delle correnti meridionaliste di governo che anno animato, specie negli anni ottanta, il Psi e la Dc; il regionalismo fallito. Un cambio di passo è, perciò, possibile a condizione che il Governo Draghi sposi in maniera operativa la questione meridionale con una politica economica a tre punte “investire, investire, investire” per obbiettivi e non in generale; che vada oltre le Regioni e favorisca il protagonismo, sia a livello nazionale che europeo, di un nuovo soggetto unitario, il mezzogiorno federato, che la Costituzione consente. In un precedente post l’ex Ministro Carmelo Conte  evidenziava le paure  dei leaders politici per il riformismo del Govermo Draghi.‘’I partiti di destra e di sinistra, incapaci a fronteggiare l’emergenza sociale ed economica, determinata dalla pandemia, hanno consegnato le chiavi del Paese nelle mani di Draghi. Sembrava l’uovo di Colombo. Ora temono che il sostegno alle misure emergenziali e al riformismo di Draghi minacci la loro già debole identità; e ciò, come scrive Alessandro Barbano, non li spinge ad alzare il tiro delle ide ma a farsi ostaggio delle minoranze organizzate, essendo le uniche a garantire sprazzi immediati e visibili di consenso. In tal modo, Letta, Salvini e Meloni sono diventati i poli di un tic – tac polemico e improduttivo su tutto: diritti civili, mascherine, apple immuni, riforma della giustizia, in cui rischia di essere attratto anche Conte.L’Italia è “un grande Paese” , come amavano ripetere Pertini e Craxi, è non può soggiacere alle torsioni dei partiti che, nel tentativo di non perdere con gli avversari da una parte e con gli alleati dall’altra (vedi Salvini e Meloni) rischiano di perdere sé stessi. Sono prigionieri di un’offerta politica inesistente che, se non elevata a valori alti, rischia di essere travolta insieme al Governo Draghi, dopo la scadenza del semestre bianco (31 gennaio 2022). Durante il quale – circostanza da non sottovalutare perché potrebbe essere anticipatrice di una svolta politica – si terranno consultazioni locali che riguardano cinque delle più grandi città d’Italia ( Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna).’’ Infine i referendum della Giustizia e la durata  dei processi , sottolinea l’ex Ministro Carmelo Conte:’’ Sull’insoddisfazione dei cittadini rispetto all’amministrazione della giustizia e sull’esigenza di un sua riforma si è scritto tanto e di più, ma sono sempre prevalse critiche tout court e proposte di soluzione di natura tecnico -processuale, con risultati riformatori parziali e insufficienti.Ora, torna l’ipotesi di un referendum che rischia, se sarà svolto, di fare la fine di quello, peraltro culturalmente e politicamente molto più motivato, degli anni ottanta. Il processo è dominato dalla complessità degli interessi da tutelare; e non può essere affrontata con un voto referendario che, per il suo carattere lineare, taglia e non risolve. E presuppone comunque, a chiusura, l’intervento del legislatore. Ebbene, in Parlamento c’è una proposta presentata dal Governo Conte ed emendata dal Governo Draghi, sulla quale bisogna intervenire per risolvere i due problemi emergenti: la durata dei processi, curando di regolare l’istituto della prescrizione come garanzia per i cittadini e non come una sanzione; e il protagonismo mediatico e politico di alcuni magistrati, e non solo, di cui il “processo”, come luogo di giustizia, è di fatto prigioniero.

 

 

 

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