Il patto per l’Italia

 

dr. Claudio Pisapia

(segr. naz. Federcomtur)

dr. Claudio Pisapia

Il Presidente del Consiglio Draghi nell’ultima assemblea nazionale di Confindustria, ha lanciato il Patto per L’italia.

Quale occasione migliore, in un momento dove il paese comincia a riprendere e non solo il suo cammino.

La crescita stimata del 6% del PIL va ben oltre le previsioni dello scorso anno, fatte dal Governo Conte Gualtieri Arcuri che avrebbero scommesso sul 2%, pensa te.

L’export comincia a correre, i settori più colpiti automotive, cantieristica recuperano, volano Turismo (anche se retto prevalentemente dai flussi interni)

Ristorazione, Agroalimentare e il commercio si sta cominciando a riprendere.

Ma chi risponde meglio è sicuramente l’industria, il settore manifatturiero che traina servizi e indotto.

Quale occasione migliore e quale assist migliore agli industriali;

sfruttato a dovere dal presidente di Confindustria Bonomi che oltre che andare subito in gol, ha rilanciato prodomo suo,e anche,per lusingare e non solo l’interlocutore, con un attacco condivisibile o meno, ma un attacco ai partiti che non dovranno frapporre nessun ostacolo al Patto per L’italia.

Il Patto siglato fra il Presidente del Consiglio, che legittimamente e con grande acume sta trainando L’italia fuori dal tunnel, e un (dico uno) Sindacato datoriale anche se il più grande ma non so se il più rappresentativo, ma certamente non rappresentativo di tutti i settori che non hanno le stesse esigenze degli industriali di Confindustria.

Per fare questa mia riflessione come esponente di una piccola Confederazione che ha l’ambizione, lo scopo, la missione di tutelare famiglie e imprese, ma soprattutto il lavoro sicuro, sostenibile per chiunque me abbia le capacità, ho dovuto riflettere e non poco:

Riflettere e aspettare la reazione di partiti e sindacati dei lavoratori.

I Partiti impegnati forse troppo in campagna elettorale non hanno battuto ciglio, per paura delle elezioni politiche magari anticipate, per il consenso e per conquistare qualche città in più.

La cosa grave invece è che nemmeno i sindacati più importanti hanno reagito o almeno non hanno reagito nell’interesse e nella tutela di coloro che rappresentano.

Non ho sentito una sola parola se non un volo d’uccello sulla tutela del lavoro in un momento difficile e fondamentale per il futuro dei lavoratori.

Oggi in Italia la rappresentanza non è più delegata come lo era una volta e comincio anche a capire il perché.

Le imprese che decidono di aderire ai grossi sindacati datoriali non raggiungono il 25% del totale e la rappresentanza in genere arriva al 45%.

Lo stesso dicasi per i sindacati dei lavoratori che con i pensionati riescono ad arrivare a stento al 30 35%.

Detto ciò non può essere credibile un Patto per L’italia, che escluda il principio più importante e fondamentale “il Lavoro”.

Noi nel nostro piccolo lavoreremo per un “Concordato sul Lavoro” , che è alla base di qualsiasi presupposto di crescita sviluppo e Patto che dir si voglia.

Il presidente del consiglio Draghi merita ed avrà tutto il nostro appoggio se, prima di presentare il Patto per L’Italia ci renda edotti e renda partecipi, giovani, famiglie e imprese sul suo progetto per il Lavoro.

 

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