da Antonio Cortese
Negli anni duemila babbo natale ha regalato carte di identità elettroniche, computer, internet e telefonini intelligenti. Qualche renna non avrà però ancora recapitato in Lapponia il desiderio di svolgere le preferenze politiche in linea coi tempi e relativi dispositivi e modalità moderne. “Inserire carta di identità o codice fiscale”; “scegliere simbolo”; “digitare uno o più candidati”; “Grazie, il suo voto è andato a buon fine”. Più o meno così diceva la voce elettronica nel box automatico che quel bimbo desiderava nella letterina. Altri bimbi hanno descritto a Santa Claus e alla Befana altri modi differenti da quelli da fare una semplice fila ad un box comunale. Ad ogni modo assistere allo svolgimento delle preferenze nei seggi è come rivedere un film rétro: fili di spago, calamai, carte su carte, matite e penne, macchie di inchiostro dappertutto; identificazioni al richiedente Troisi “un fiorino!”, precauzioni sanitarie dei tempi della peste, registrazioni delle sette fatiche Ercole, riprese da Asterix ed Obelix alle prese con la burocrazia nella commedia animata dalla Disney; timbri che si usavano già in Egitto durante la costruzione di Abu Simbel. Recriminazioni, bisticci, riconteggi, quelli non c’erano nemmeno negli scenari su prefigurati. Se la gente si disinteressa al voto non solo in Italia è anche colpa di quella renna che deve da molti anni ancora arrivare in Lapponia.