Sicurezza – opportunità lavorative e infortuni: difficile da coniugare, che fare ?

 

Aldo Bianchini

Il logo della LAIF

SALERNO – Da tempo scrivo, bene o male, di infortunistica sul lavoro e sulle ragioni di un fenomeno che sembra immodificabile nel tempo, nonostante le chiacchiere inutili e le promesse fuorvianti della politica, delle istituzioni, dell’industria-imprenditoria e dell’immaginario collettivo.

Difatti il fenomeno degli infortuni sul lavoro, che ha un costo sociale-economico altissimo sotto forma di vite umane – invalidi – feriti e traumatizzati in genere, oltre ad essere inarrestabile sul piano della prevenzione molto chiacchierata e poco organizzata, vive e vegeta su un assioma quasi imbattibile perché fondato sull’offerta spocchiosa del lavoro e sull’esigenza vitale di ottenerlo. Fino a quando non si supera questo aspetto tragico il fenomeno continuerà a crescere ed a produrre danni indescrivibili, soprattutto per quella enorme (e sempre più cospicua) fascia di lavoratori occasionali e/o a tempo determinato che, spesso, accettano forme coercitive di lavoro (come l’ultimo caso dei lavoratori agricoli pugliesi) per sopravvivere e sbarcare illunario.

Bene ha fatto, quindi, il prof. Nicola Femminella (noto storico e scrittore del Vallo di Diano e Cilento) a mettere in evidenza, nel contesto di uno dei suoi articoli che ci pregiamo di pubblicare, il vero e forse unico problema che è tutto racchiuso nella forbice offerta – esigenza di un lavoro dignitoso: “Sapendo che la paga del mese, che sta per finire, verrà a mancare nel mese successivo per il non rinnovo dell’impiego, inevitabilmente l’interessato patisce una circostanza sofferta e uno stato di frustrazione, che condizionano negativamente la prestazione giornaliera. La soglia attentiva segna qualche debolezza, che l’incertezza del futuro rafforza. Oggi invece la tranquillità sul posto di lavoro spesso manca e i datori di lavoro sono preoccupati soprattutto dall’andamento del mercato e, perché no, dal profitto, che assume sempre più valore”.

Ed è su questa forbice che la LAIF (Libera Associazione Imprese Façoniste), con sede nazionale in Via Parmenide n.6 a Salerno – presieduta dal dr. Carmine Traversa) che da tempo sta lavorando su uno dei problemi più grossi nell’ambito del problema generale che possiamo rapidamente racchiudere in due semplici parole “conto terzi” ed “esternalizzazione” che accelera i tempi delle lavorazioni ed abbassa visibilmente le misure di protezione dei singoli lavoratori e dell’opificio in genere.

La LAIF è stata costituita il 1° gennaio 2013 come organizzazione senza fini di lucro di natura datoriale, professionale, formativa e sociale. Con lo scopo di rappresentare, associandole, le imprese costituite sia in forma individuale che societaria, che eseguono lavoro per conto di terzi (a façon) in qualsiasi settore merceologico operanti, sia manifatturiere e di produzione, sia di servizi.

 

Il “problema” delle imprese façoniste (come di tantissime altre imprese piccole e medie operanti anche in altri settori)  nasce simultaneamente all’origine del fenomeno di esternalizzazione delle lavorazioni, promosso dalle grandi aziende di produzione e commercializzazione già negli anni ’70, caratterizzati da una profonda crisi del sistema capitalista, figlia di quel periodo di grande sviluppo che aveva fatto seguito alla fine della seconda guerra mondiale e che aveva anche generato modi diversi di vedere il modello lavorativo distinguendolo e imbrigliandolo in “fordista e toyotista”; entrambi moduli incentrati sulla flessibilità e sull’assenza di resistenze sindacali, che nell’ambito del lavoro femminile ha raggiunto metodi e percentuali da far rabbrividire. Ma su questi temi, molto cari alla LAIF del presidente Traversa, ritorneremo sicuramente nei prossimi articoli.

Intanto, in chiusura, è giusto citare nuovamente lo storico-scrittore Nicola Femminella che in un altro passaggio del suo approfondimento pubblicato il 23.11.2021 scrive testualmente: “La problematica, che richiede provvedimenti complessi, esige una unità di intenti tra le parti interessate, chiamate a compiere uno sforzo unitario: i lavoratori tra i quali si contano le vittime, i datori di lavoro che devono garantire la sicurezza nella propria azienda, gli ispettori del lavoro rigorosi e attenti al rispetto delle norme, le forze di polizia pronte a intervenire, i sindacati a porre in risalto il bisogno di cambiamenti necessari, il legislatore politico che deve introdurre leggi e normative necessarie. Insieme devono valutare gli incidenti, raccogliere ed elaborare dati e notizie utili, per studiare e individuare i giusti rimedi, quelli più efficaci, perché questa carneficina abbia a essere limitata, se non risolta”.

 

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