ROMANZO QUIRINALE (6): l’inghippo giuridico … Draghi non potrebbe nominare se stesso !!

 

Aldo Bianchini

I due presidenti oggi ancora in carica: a sinistra Sergio Mattarella (presidente della repubblica) e a destra Mario Draghi (presidente del consiglio dei Ministri)

SALERNO – La prima chiama è scivolata come era, forse, prevedibile nel contesto di un quadro politico molto farraginoso ed incertissimo; tra schede bianche e candidati di bandiera abbiamo finalmente uno schieramento più composito ed anche atteso e credibile; anche se il mondo esterno (per bocca di una stampa internazionale sempre molto piegata a sinistra) ci sta già raccontando che il nostro Paese è sempre in ritardo rispetto a tutti ed a tutto.

Fortunatamente non è così; in passato abbia o dato anche prova di efficienza e di credibilità; di certo se fossi nei panni dei sostenitori (senza se e senza ma) del “messia PNRR”, dell’alta velocità piuttosto che delle stazioni tra il Vallo e il Cilento starei un po’ più attento nella propaganda forzata e quotidiana di un’alta velocità e di una stazione già sotto casa. Ma questi sono problemi che arriveranno quanto prima.

Al momento con questo giornale ci stiamo interessando dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica ospitando le riflessioni di addetti ai lavori e di semplici lettori; e nell’ambito di queste riflessioni una in particolare ci è parsa eccellente perché nella sua accezione giuridica non trova riscontro in nessun altro giornale online e/o di carta stampata; e neppure nei lunghi e, spesso, noiosi dibattiti televisivi cui assistiamo in questi giorni finanche sulle reti nazionali.

La riflessione in questione è stata lanciata, con un post in calce al precedente articolo (puntata n. 4 – Il cavaliere si ritira e lancia la sfida) pubblicato il 23 gennaio scorso; ed è una riflessione non avanzata da nessun altro osservatore, neanche da quelli che pontificano a vuoto dai grandi net-work televisivi. A lanciarla è stato il dr. Pietro Cusati (detto Pierino, giornalista-giurista, segretario dell’Associazione Giornalisti Amici del vallo di Diano, presieduta da Rocco Colombo).

In pratica Cusati sostiene che qualora le forze politiche decidessero, nelle prossime ore, di portare al Quirinale il presidente del Consiglio dei Ministri prof. Mario Draghi ci troveremmo di fronte ad un fatto nuovo mai accaduto prima che potrebbe condizionare la correttezza e la legalità delle procedure che dovrebbero portare Draghi alle dimissioni prima di salire al Colle ed ad un vuoto di potere tra Presidenza della Repubblica che dal 3 febbraio ufficialmente non c’è più e la Presidenza del Consiglio dei Ministri che rimarrebbe vuota senza possibilità che qualcuno faccia le consultazioni, anche perhè Draghi non potrebbe consultare se stesso e Mattarella non lo potrebbe fare più.

Il prof. Renato Brunetta (attuale ministro) potrebbe trovarsi nella condizione di dover assumere, anche se per poco tempo, la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri in sostituzione di Draghi, qualora quest'ultimo venisse eletto alla Presidenza della Repubblica

Il giornalista Cusati ha postato questa riflessione, assolutamente inedita in calce all’articolo di cui prima; ben sapendo che molto spesso i post non vengono letti con la dovuta attenzione mi è parso giusto e doveroso riproporla nel contesto di un articolo che solitamente posizioniamo in prima pagina: “”… nell’eventualità che i 1009 Grandi Elettori scegliessero il Prof. Mario Draghi come Presidente della Repubblica, sarebbe il primo caso nella storia della nostra repubblica. Una possibilità che presenta delle difficoltà procedurali: Mario Draghi dovrebbe rimettere il mandato nelle mani di Mattarella e rimanere rimanere in carica per gli affari correnti, fino a che il nuovo governo non ottiene la fiducia dalle Camere.  Ma ciò non potrebbe avvenire in questa circostanza, perché Draghi non potrebbe essere al contempo Presidente della Repubblica e premier dimissionario. Dopo le dimissioni di Draghi da Palazzo Chigi, le consultazioni per la nascita del nuovo esecutivo dovrebbero essere condotte subito da Mattarella, il quale dopo la fiducia ottenuta dal nuovo governo si dimetterebbe per consentire l’insediamento di Draghi al Quirinale. Politicamente e non giuridicamente si può ritenere che Mattarella lascerebbe il compito delle consultazioni al proprio successore. Quindi, in assenza di una norma specifica che valga per questa situazione, si applicherebbe per estensione l’articolo 8 della legge che regola l’attività del governo (la n. 400 del 1988) che prevede, “in caso di impedimento” del premier, l’interim per il vicepremier o e quando non c’è questa figura, per il ministro più anziano anagraficamente, nel caso specifico il Ministro Prof. Renato Brunetta. Il governo Brunetta resterebbe in carica per gli affari correnti, mentre Mattarella si dimetterebbe rispetto alla scadenza del 3 febbraio 2022, consentendo l’insediamento al Quirinale del Prof. Mario Draghi, il quale avvierebbe le consultazioni per il nuovo governo””.

Puntuale e geniale, nonché molto professionale, la riflessione di Pierino Cusati che da tempo, come giurista, collabora all’estensione di questo giornale.

 

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