GIOIELLERIA NAPOLI: chiude il “Cenacolo” … un altro pezzo di storia della città che se ne va.

 

Aldo Bianchini

Dr. Marcello Napoli (giornalista e scrittore), l'ultimo rampollo della fam. Napoli che per oltre cento anni ha gestito la famosa gioielleria in Via Mercanti di Salerno

SALERNO – Qualche giorno fa, dalle pagine de Il Mattino, è stato l’ottimo giornalista  Marcello Napoli a dare l’annuncio, anche in qualità di erede di una lunga dinastia, della chiusura della mitica “Gioielleria Napoli”, vero cuore pulsante del centro storico cittadino.

Lapidario, secco, irreversibile, il temuto annuncio: “La storia della Ditta Napoli attraversa tre generazioni: dal 1906 al 1959 con il fondatore Alfredo, sino al trasecolamento, nel senso letterale e temporale, del millennio con Roberto, presidente dell’Associazione Risanamento del Centro Storico; poi dal 1987 con il sottoscritto. Una illuminazione, una vocazione, un senso imprenditoriale? No, semplicemente una maniera di stare vicino alla famiglia, onorare un lavoro e riuscire a conciliarlo con la passione per la scrittura documentata e il giornalismo. Questo luogo magico, via Mercanti 98, isola più che prigione, più volte studiata per le sue vòlte, le sue colonne, per l’impianto strutturale, era il centro nevralgico di uno dei fuochi, ovvero quartieri, della città; di fronte, quel che chiamano la Cappella della famiglia Pinto, ora violentata da urne d’acciaio e cavi pendenti oltre ogni logica, estetica e sicurezza. A 100 metri si erge il Duomo e tutto l’antico decumano romano” (fonte Il Mattino).

Ovviamente la storia raccontata, con dovizia di particolari, da Marcello che ha toccato aspetti inediti e particolari commoventi che solo lui poteva descrivere in una forma meravigliosa che va ben oltre la dimensione di un giornalismo da vero professionista; Marcello ci ha messo anche il cuore, i ricordi dell’infanzia, la scelta di vita lavorativa ed anche la passione del giornalismo; ed ha evitato da ottimo professionista qualsiasi accenno  scontate commemorazioni preferendo dare il giusto peso a quello che è stato per oltre un secolo un nido di cultura, di confronto, di discussione, di crescita e di proposta. Un lungo percorso che Marcello, ultimo erede di una grande casata, ha vissuto sulla propria pelle assimilandone tutta la carica spirituale ed emotiva.

Tanti anni fa, nel 1964, ho conosciuto la mamma di Marcello quando da giovane vincitore di concorso entrai all’INAIL (di Via Principati) dove trovai (udite, udite !!) tre donne al timone di un ufficio molto sensibile alle problematiche degli infortuni sul lavoro che già in quel tempo evidenziavano le drammatiche “morti bianche” come vero problema sociale (quasi niente è cambiato dopo oltre 60 anni).

Tra le tre donne c’era la mitica “sig.ra Napoli”, mamma di Marcello, con la quale ebbi modo di fare le mie prime esperienze lavorative e di crescere professionalmente. Dopo qualche anno lei andò via in prepensionamento (allora le donne godevano almeno di questo vantaggio) perché richiamata dall’amore per la sua famiglia ed anche, perchè no, dalla magica attrazione di quel numero civico “98” di Via Mercanti.

Ora quel luogo scomparirà per sempre dalla storia viva del centro storico di Salerno; c’è solo da sperare che non scompaia dalla memoria di tutti noi quell’universo fantastico che dopo Alfonso Gatto ha ospitato molti altri grandi personaggi: da Ugo Marano a Maurizio De Giovanni, da Cinzia Leone a Lucio Afeltra e da Vittorio Sgarbi a Peppe Barra, con Tommaso Biamonte – Nicola Fruscione e tanti altri.  E le incursioni di Luciano De Crescenzo con dedica: “A Marcello che è bello … Luciano che è vecchio”.

 

 

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