I magistrati italiani pronti allo sciopero contro la riforma della giustizia.

 

da Pietro Cusati

Tutte le correnti chiedono  all’Associazione nazionale magistrati di proclamare lo stato di agitazione e prepararsi a scioperare  contro la riforma Cartabia.  La riforma prevede un nuovo sistema elettorale per il Consiglio superiore della magistratura, di tipo maggioritario, con due posti per ogni collegio, assegnato per sorteggio. Introduce la prima forma di separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, con possibilità di cambiare funzione solo una volta, nei primi dieci anni. E stabilisce che i magistrati vengano giudicati anche in base al risultato finale dei loro processi, con un «fascicolo per la valutazione», affidato ai capi degli uffici, sui provvedimenti confermati o respinti nei successivi gradi di giudizio.La riforma è stata contestata da tutte le correnti della magistratura, per una volta unite.I rappresentanti delle toghe hanno spiegato, in particolare, che il maggioritario rischia di rafforzare, anziché indebolire, il potere delle correnti .I magistrati Italiani chiedono una riforma dell’Ordinamento giudiziario ispirata al principio costituzionale dell’unità della giurisdizione  che valorizza la distinzione dei giudici solo per diversità di funzioni .La camera dei deputati ha approvato la legge delega di riforma dell’Ordinamento giudiziario, una riforma  per combattere il correntismo e il carrierismo dei Magistrati. Secondo l’Associazione Nazionale Magistrati occorre  assicurare una maggiore prevedibilità delle decisioni consiliari sulle nomine per i posti direttivi e semidirettivi, il che avrebbe avuto benefiche ricadute in termini di recupero del ruolo ideale e culturale dei gruppi associativi, ma per l’ANM la riforma non affronta tali nodi cruciali, esaspera la competizione fra i colleghi e lascia immutati gli ambiti di amplissima discrezionalità consiliare, che si prestano a quelle distorsioni per logiche di potere e di appartenenza correntizia del recente passato. L’ANM desidera  una riforma ispirata al dettato costituzionale del giudice soggetto solo alla legge e invece, incuranti degli errori compiuti nel passato per gli uffici di procura, si replica adesso lo stesso impianto di gerarchizzazione negli uffici giudicanti, cui si imprime un forte input verticistico e manageriale: rapido smaltimento degli affari giudiziari, primato assoluto delle statistiche, ossequio alle direttive dei dirigenti, fascicolo per la valutazione snatureranno per l’ANM il senso alto della funzione trasformando i magistrati in burocrati, piegandoli a forme di conformismo giudiziario e di soggezione ai Capi degli Uffici, mortificando la vitalità dell’interpretazione normativa che deve sapersi adeguare all’evolversi della società e alle istanze di tutela dei cittadini e non allinearsi pedissequamente a quella dei giudici dei gradi superiori. Per l’Associazione Nazionale Magistrati il fascicolo per la valutazione, in particolare, travasa le logiche aziendalistiche all’interno dei palazzi di giustizia, raccoglie a campione gli esiti dei successivi gradi di giudizio, affastella elementi inutili, o al più neutri, con l’intento di colorarli incongruamente come indice univoco di cadute di professionalità. Il vizio di fondo è pensare che la riforma di una sentenza o il rigetto di un’istanza cautelare del PM riveli l’errore commesso dal magistrato che è stato ‘sconfessato’. Una posizione culturale di retroguardia: così si dimentica che la verità processuale si costruisce in un percorso graduale alimentato nella dialettica e nell’acquisizione della prova in ossequio alle regole del giusto processo e non è elemento già precostituito.L’ANM voleva  strumenti diversi per assicurare valutazioni di professionalità obiettive, snelle ed efficaci, allargando le fonti di conoscenza, pur sempre nel rispetto delle prerogative di indipendenza della giurisdizione, che potrebbero essere invece intaccate da una espressione di voto, manifestata da chi esercita la professione forense nel medesimo ufficio giudiziario del magistrato in valutazione. L’apporto prezioso dell’Avvocatura non si misura sul piano delle valutazioni di professionalità, ma nel confronto quotidiano nell’esercizio della giurisdizione.

 

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