Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha presentato le Considerazioni finali in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2021.La ripresa dello scorso anno è stata meno intensa nelle regioni meridionali.

 

da Pietro Cusati

 

Ignazio Visco - governatore Banca d'Italia

Si sono ampliati i divari tra Mezzogiorno e Centro Nord, quest’ultimo, a sua volta, ha perso terreno rispetto alle aree più avanzate degli altri paesi europei. La base produttiva meridionale si è ulteriormente indebolita, sono cresciuti i differenziali nei tassi di occupazione e nella qualità del lavoro. Su questi andamenti hanno inciso le fragilità strutturali del tessuto imprenditoriale, che si riflettono in condizioni di accesso al credito meno favorevoli e in una maggiore dipendenza dell’economia meridionale dalla domanda interna e dalla spesa pubblica, entrambe frenate dalle conseguenze della crisi finanziaria e di quella dei debiti sovrani. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia “ha innescato una grave crisi umanitaria e fatto riemergere tensioni tra le diverse aree del mondo”,lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel presentare le Considerazioni finali in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2021. “La guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza,l’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello in corso. In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa due punti percentuali in meno di crescita, quest’anno e il prossimo una “divisione del mondo in blocchi rischierebbe di compromettere i meccanismi che hanno stimolato la crescita e ridotto la povertà a livello globale”, colpendo specialmente i Paesi più deboli, una frammentazione lungo confini definiti da pur necessarie considerazioni di sicurezza politica, potrebbe avere conseguenze assai negative per le economie di minori dimensioni”. Il Governatore  Visco ritiene  che la situazione delle banche italiane è “complessivamente non negativa”, ma il conflitto in Ucraina e i problemi di approvvigionamento delle materie prime che causano un rallentamento del pil consigliano di “operare con prudenza” sulla “classificazione dei prestiti, accantonamenti e distribuzione degli utili”. Per  Visco sarebbero  opportuni “interventi di bilancio di natura temporanea e calibrati con attenzione alle finanze pubbliche” per contenere i rincari delle bollette energetiche e sostenere il reddito delle famiglie. “L’aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese ,l’azione pubblica può ridistribuirne gli effetti tra famiglie, fattori di produzione, generazioni presenti e future; non può annullarne l’impatto d’insieme”. La congiuntura, per  il Governatore Visco, è “sostanzialmente mutata negli ultimi mesi. Scongiurato il rischio di deflazione e superato l’impatto della pandemia sulla domanda finale, non vi sono più preclusioni all’abbandono della politica di tassi ufficiali negativi”. “Il rialzo, che la Bce potrà decidere di avviare nell’estate, dovrà procedere tenendo conto della incerta evoluzione delle prospettive economiche. Per far fronte a esigenze in rapida evoluzione, particolare attenzione andrà dedicata ad assicurare che il processo avvenga in modo ordinato”. La pandemia ha avuto  effetti economici simili nel Centro Nord e nel Mezzogiorno, ma la ripresa dello scorso anno è stata meno intensa nelle regioni meridionali. Le prospettive di crescita dell’area, che scontano dinamiche demografiche particolarmente sfavorevoli, dipenderanno dal complessivo miglioramento del sistema produttivo locale e dall’attuazione di riforme e investimenti tesi a migliorare il contesto in cui operano le imprese. Sarà fondamentale  la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). In tale contesto le regioni meridionali hanno visto progressivamente diminuire il loro peso economico e accrescere il divario di sviluppo rispetto al Centro Nord . Su questi andamenti hanno inciso le persistenti differenze nei livelli di produttività e la riduzione dell’accumulazione di capitale, in passato fortemente sostenuta dall’intervento pubblico, che si sono associate a una crescente difficoltà nell’impiegare la popolazione in età da lavoro .

La dimensione media delle imprese del Mezzogiorno  è inferiore di circa un terzo a quella delle regioni centro-settentrionali. Le microimprese, quelle con meno di dieci dipendenti, caratterizzate in Italia da livelli di produttività molto bassi nel confronto internazionale , occupano quasi il 60 per cento degli addetti al settore privato non agricolo, mentre le imprese con almeno 200 dipendenti ne occupano poco più di un decimo ,circa il 40 e il 30 per cento al Centro Nord. Per Visco, poi, “l’elevato debito pubblico espone la nostra economia ad ampi rischi, inclusi quelli connessi con la volatilità dei mercati”. E sottolinea che “il ricorso al debito per finanziare nuovi programmi pubblici,- tranne per quanto necessario per fare fronte a situazioni di reale emergenza va evitato.

 

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