SANITA’: la storia di Dario, un altro cervello che cura il cuore … ma in Francia

 

Aldo Bianchini

Il giornale francese l'ècho che parla dl giovane Dario Bottigliero

DREUX / SALERNO – Dreux in Francia e Salerno in Italia, quale potrebbe essere il legame che unisce le due belle città ? E’ presto detto, il legame è l’ennesimo cervello nostrano che per trovare una giusta, dignitosa e appagante sistemazione lavorativa, è costretto a valicare i confini delle Alpi ed a planare in territorio francese. Qualcuno, ovviamente, dirà che va bene è una sciatteria dello Stato nel non saper mantenere per se i propri figli-gioielli e che, alla fin fine, ormi ce ne sono tanti di cervelli migratori che non ci si fa quasi più caso.

Non è assolutamente così e nel caso specifico di Dario Bottigliero (medico cardiologo trentaduenne) possono essere trovate tutte le incongruenze possibili che non daranno mai una spiegazione logica al dilagante fenomeno.

Dopo una breve esperienza lavorativa in Italia il giovane cardiologo trova di meglio sul suolo transalpino e sbarca nell’ospedale civile di Dreux (un comune francese di circa 32mila abitanti situato nel dipartimento dell’Eure-et-Loir nella regione del Centro-Valle della Loira) dove trova subito accoglienza genuina e massima libertà di espressione come medico-cardiologo.

Il giovane cervello italiano (meglio sarebbe dire pienamente salernitano, città dove è nato, è cresciuto e si è formato) scala presto i gradini del successo e diventa punto di riferimento dell’intero ospedale (non soltanto del dipartimento di cardiologia) fino al punto che gli viene affidata la nuova sperimentazione del cosiddetto “holter iniettabile”, una pratica che è destinata a sostituire in breve tempo l’arcaico-ingombrante e meno efficiente holter  che da decine di anni appesantisce la quotidianità della vita di milioni di persone in cerca di sicurezza cardiaca e, sicuramente, incide anche a livello psicologico per le limitazioni motorie che comunque impone nei modi e nei tempi dei suoi utilizzi.

Il dr. Dario Bottigliero - la sua foto sul giornale francese che parla diffusamente del primo impianto di "holter iniettabile" eseguito dal giovane medico salernitano Dario Bottigliero

Un piccolo dispositivo, l’holter iniettabile, che può salvare moltissime vite o, almeno, permettere di trattare rapidamente diverse tipologie di patologie legate all’organo più sensibile ma anche più curabile in dotazione dell’uomo: il cuore.

Un piccolo dispositivo che non sarà utilizzato per tutti i pazienti cardiopatici ma è riservato ai pazienti che hanno storia di ictus ischemico la cui causa non è stata definita dopo un bilancio completo e che sono a rischio di recidiva. Sarà inoltre utilizzato per i pazienti con storia di sincopi recidivanti ad eziologia sconosciuta.

Insomma a metà strada, o quasi, tra l’holter e il pace maker con il vantaggio che questo piccolo dispositivo non ha necessità della sala operatoria per essere impiantato con risultati ottimi sul piano estetico e di confort per ogni paziente in quanto ne assicura il controllo in maniera ultraveloce ed a distanza e addirittura manovrabile dallo stesso paziente con un piccolo telecomando tramite degli speciali programmatori in maniera completamente indolore.

Ed è inoltre disponibile, nell’ambito di un progetto di telemedicina portato avanti dal dottore Dario Bottigliero, un’opzione che permette al dispositivo di comunicare anche a distanza in caso di turbe del ritmo cardiaco con dei computer predisposti nel reparto ospedaliero, permettendo al medico di poter intervenire in tempo reale, proteggendo il paziente.

Il primo impianto, in assoluto, è avvenuto agli inizi di questo mese di giugno attraverso le mani del giovanissimo medico-cardiologo salernitano.

La piccolissima ferita sul petto di un paziente dopo l'impianto dell'holter iniettabile eseguito dal cardiologo Bottigliero

“”Una piccola rivoluzione (spiega con serafica calma  il dr. Bottigliero ben conscio dell’importante programma che sta portando avanti) per la medicina, l’Holter Impiantabile Iniettabile è un minuscolo dispositivo capace di registrare l’attività elettrica cardiaca per un periodo di quasi 6 anni. E’ una procedura poco invasiva estremamente facile, che richiede circa 15 minuti. E’ sufficiente una piccola incisione prima di impiantare il dispositivo tramite una apposita siringa a livello della regione pettorale sinistra, sotto la pelle e sotto anestesia locale. Il paziente potrà poi lasciare l’ospedale appena terminata la procedura.  Eviterà anche le discrasie temporali tra manifestazione dell’evento e il controllo … Questo apparecchio con la sua eccezionale durata di registrazione ci permetterà quindi di sorvegliare i nostri pazienti a distanza e nel tempo ben oltre la durata dell’ospedalizzazione, evidenziando eventualmente nuovi eventi aritmici e permettendoci questa volta di intervenire in maniera precoce e di prescrivere il trattamento più adattato per il paziente stesso. E’ un notevole passo avanti per la medicina sopratutto se si pensa alle gravi ricadute che queste malattie possono avere sulla qualità di vita dei pazienti in un Paese in cui si verificano più di 100mila ictus ischemici e con la prospettiva che almeno 10mila di essi potrebbero beneficiare di questa tecnologia”” (dichiarazione liberamente tratta dal giornale francese “L’ècho republicain” che ha magnificato l’opera del valente cardiologo di casa nostra).

Peccato, veramente un peccato, che tutto questo il giovane figlio della nostra Salerno, pur essendo figlio d’arte, debba farlo in un Paese comunque straniero e nonostante i suoi genitori (il papà Matteo Generoso è cardiologo nella nostra Torre del Cuore e la mamma opera nell’ambito della direzione sanitaria della stessa AOU Ruggi) da decenni sono impegnati proficuamente e professionalmente nell’ambito della sanità pubblica nostrana che ha ancora bisogno di snellire le proprie procedure amministrative di assunzioni e convenzioni come il caso raccontato dimostra.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *