SALERNO – C’E’ CHI TASSA E C’E’ CHI INCASSA

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

 

SALERNO – Gli aumenti di tributi e canoni locali per il riequilibrio del Bilancio Comunale, in aggiunta alla grave crisi dell’energia e all’inflazione galoppante, alimentano forti timori sul futuro di famiglie e imprese. Né mancano motivi di sconforto per l’evidente stato di sofferenza della Città a causa di una situazione finanziaria della quale molti, forse, non erano pienamente consapevoli. Nei giorni scorsi, infatti, si è letto sulla stampa di una possibile ‘colletta’ per pagare i fuochi di San Matteo e, poi, della ricerca di uno sponsor per le bollette, presumibilmente molto pesanti, delle prossime luminarie di Natale, che si faranno se la Regione darà i 2milioni per organizzarle. E, sembra ci sia bisogno di un contributo Regionale anche per aprire la curva Nord dell’Arechi, come per pulire l’alveo del fiume Fusandola al fine di evitare che le piogge autunnali possano creare problemi (fonte: laCittà). Davvero, si diffonde la convinzione di essere arrivati alla ‘canna del gas’, detto scherzosamente. Anche se ci sarebbe poco da scherzare.

Eppure, fino a qualche mese fa, la dott.ssa Adinolfi, Assessora al Bilancio, negava ogni allarme, parlava di sostenibilità della spesa e dichiarava che il decreto Aiuti era una opportunità da non perdere, non una necessità imposta dalla condizione di pre-dissesto, o di dissesto. In verità, già la lettura del Bilancio di Previsione 2021 alimentava qualche perplessità. C’era scritto, a caratteri cubitali: “i Settori Comunali sono tenuti ad attivare, con immediatezza, tutte le misure previste per il ripiano del disavanzo”…con…”l’alienazione delle aree denominate PROG, degli ex beni del Demanio… (fonte: Preventivo, pag. 42). Ci si riferiva, per questi ultimi, a due terreni ‘strategici’, perché confinanti con i lidi di Torre Angellara, che il Demanio aveva trasferito con ammirevole tempestività. Poi, si è saputo che sono stati venduti solo questi, il 30 dicembre scorso, per circa 1milione di euro. A cosa sia servito questo ‘sacrificio’, in presenza di un disavanzo di 164milioni, non si sa, perché nessuno dice. Altri dubbi sono sorti dopo la delibera di Consiglio del Consuntivo 2021, per la dichiarazione della stessa dott.ssa Adinolfi sulla necessità di vendere i beni pubblici, proprio tutti, e, successivamente, dopo l’approvazione del Preventivo 2022, per gli aumenti decisi per tributi, canoni e tariffe. Purtroppo, come accade spesso, a pochi è piaciuto parlare di questo e a molti non è piaciuto ascoltare. Forse, se avessimo affrontato per tempo i problemi con la necessaria chiarezza, oggi qualcosa poteva essere evitato. Anche solo per le rette scolastiche, i trasporti, i libri, e le gabelle a carico degli operatori economici minori.

Così, in attesa della sottoscrizione del contratto con il Governo per il decreto Aiuti, sarebbe buono e giusto chiarire la situazione effettiva dell’Ente e, magari, anche ricostruire i fatti, perché la causa dello squilibrio finanziario non sembra da attribuire ai minori contributi statali dell’ultimo decennio, come sostenuto dall’Assessora al Bilancio.

Dai documenti, infatti, emerge la presenza di una eccessiva propensione alla spesa, varia e diversificata, che è stata sostenuta con l’impegno di crediti non incassati, né incassabili. Quando, poi, si è dovuto pagare, sono stati fatti i debiti che, adesso, si debbono rimborsare. E, non ci sono i soldi. Tutto molto semplice. Già a fine 2017, pur dopo un approfondito esame nel 2015, i presunti crediti, Residui Attivi, sommavano per la cifra, già enorme, di € 337.007.037,70 che è divenuta ‘siderale’, pari a € 457.350.467,35, a fine 2021. E’ inutile parlarne, qui. Fatto sta che il disavanzo di amministrazione, che segnala lo squilibrio finanziario, ha raggiunto, nel 2020, l’importo di € 201,9milioni per scendere, nel 2021, a 163,8milioni a seguito di aggiustamenti contabili (fonte: Bilanci). Per questi livelli, l’Ente è al primo posto, in Italia, per debito pro-capite tra le Città non metropolitane (fonte: 24Ore).

A parte le spese istituzionali, non sembra estraneo al negativo ‘risultato’ il fervore ‘imprenditoriale’ che, proprio mentre si addensavano le nubi sulle casse Comunali, avrebbe favorito l’accrescimento patrimoniale delle Società partecipate detenute da Sistemi Salerno Holding-Reti e Servizi Spa. In altro commento, l’incremento di ricchezza nel quinquennio 2017-2021 è stato quantificato in € 24,7milioni, di cui € 10m. portati ad incremento del Patrimonio, circa € 7m. distribuiti al Comune e il residuo di circa € 8m. utilizzato per la copertura di spese. Se si estende l’esame all’ultimo decennio, facendo salvo ogni errore di calcolo e riparto, l’incremento sarebbe pari a € 43,7milioni, di cui circa € 21m. a Patrimonio, circa € 9m. al Comune e la differenza di circa € 14m. a copertura di costi e di perdite da svalutazioni. In sostanza, in dieci anni, la ricchezza indotta corrisponderebbe a circa il 25% del disavanzo dell’Ente di € 163,8milioni. Non è il caso di fare altri conti, però, calcolando ‘a naso’ le risorse investite nelle altre partecipate non detenute dalla Holding, il totale potrebbe salire almeno a € 60milioni, il 40%, del disavanzo. E, allora, una domanda è spontanea: perché si è perseguito l’obiettivo della crescita imprenditoriale e, in particolare, quella della Holding che svolge esclusivamente un’attività di consulenza? E, una seconda: in queste condizioni, perché non si chiede alla Holding di offrire un giusto contributo per i fuochi, le luci e i bisogni più urgenti, invece di ‘tendere la mano’ sperando nel buon cuore di privati ma danneggiando la dignità della Città? Magari, si potrebbe anche chiedere di finanziare mense e trasporti scolastici, fino al recupero degli Archi Medioevali, monumento che da almeno 1.300 anni esprime l’abilità dei nostri predecessori ed è in vergognoso abbandono, come molte chiese e dimore storiche. Non c’è di che meravigliarsi se il nostro turismo, che potrebbe aiutarci, è da pizza e fichi.

In un momento di grandi tragedie, accrescere le tasse, da una parte, e investire, dall’altra, sembra quantomeno inopportuno. Con il riordino imposto dal decreto Aiuti per le partecipate estranee alle finalità istituzionali, sarebbe davvero saggio raffreddare voglie imprenditoriali che mal si addicono ad un Ente Pubblico. A meno che non ci siano problemi. Perché, purtroppo, quando si fanno valutare i gioielli di famiglia, cosa che oggi molti cittadini sono costretti a fare, può pure accadere che tra i presunti diamanti si celi un semplice fondo di bottiglia.

(P.S.: i dati esposti, tratti da siti ufficiali, sono forniti in buona fede, senza responsabilità e facendo salvo ogni errore)

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 17/09/2022

 

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