GLI EFFETTI NEUROPSICHIATRICI DELLE STATINE

da Dr Alberto Di Muria
Padula-Nel corso degli anni sono emerse prove a sostegno dell’ipotesi che le statine, efficaci nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie coronariche grazie alla loro azione ipocolesterolemizzante, possano essere di beneficio in diverse malattie del sistema nervoso centrale, in particolare nel morbo di Alzheimer.
Vi sono quindi diverse conferme scientifiche sul fatto che le statine possano esercitare effetti farmacologici sul sistema nervoso centrale. Questi effetti potrebbero essere anche dannosi e portare alla sospensione del trattamento con le statine, il che priverebbe però il paziente di una valida difesa dal rischio di eventi cardiovascolari.
Un recente studio ha fatto il punto sulle prove disponibili circa il danno neuropsichiatrico legato all’uso delle statine. Le prime evidenze di effetti indesiderati quali sintomi depressivi, pensieri suicidari o ossessivi delle statine sono emerse da case report, cioè da brevi articoli scientifici che descrivono un singolo caso clinico.
Successivamente, grazie ai registri nazionali di segnalazione spontanea delle reazioni avverse dei farmaci, sono risultati numerosi eventi di comparsa di sintomi psichiatrici in relazione all’uso delle statine.
Ad esempio, in Nuova Zelanda sono stati rilevati 203 casi di eventi psichiatrici, manifestatisi come disturbi cognitivi, disturbi del sonno, astenia, affaticamento, letargia, stanchezza. Ma anche in Italia sono stati registrati 60 casi di effetti avversi di tipo psichiatrico, anche se non particolarmente gravi che in genere si sono manifestati con insonnia prolungata.
Le reazioni avverse neuropsichiatriche delle statine sembrano quindi essere eventi rari e non prevenibili che si osservano più spesso in pazienti sensibili che probabilmente hanno alterazioni subcliniche della neurotrasmissione. I dati disponibili non ci consentono di stabilire se elementi quali età avanzata o storia pregressa di disturbi psichiatrici possano essere considerati fattori di rischio per lo sviluppo di questi eventi.
I meccanismi farmacologici alla base di questi fenomeno possono essere diversi e comunque legati proprio alla classe degli ipolipemizzanti, tanto da comparire anche dopo l’uso di altri farmaci, diversi dalle statine, usati per abbassare il colesterolo. In ogni caso sono dose dipendenti.
Comunque, vista l’importanza di questi farmaci per la salute cardiovascolare, è importante continuare la terapia se i sintomi sono tollerabili, e magare cercare di risolvere il problema passando ad un’altra statina magari meno lipofila. Comunque, l’uso di acidi grassi omega-3 può essere considerato come trattamento e potenzialmente per la profilassi.

 

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