Tangentopoli (59): ma dove vai se l’inceneritore non ce l’hai ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Spesso nel corso della presente ricostruzione delle vicende storiche legate a tangentopoli ho posto il problema del “costo sociale” che Salerno e la sua provincia hanno dovuto pagare a causa di cervellotiche inchieste giudiziarie che alla fine non hanno prodotto più di tanto in termini di “condanne definitive” e soprattutto hanno demonizzato la realizzazione di strutture pubbliche essenziali per tutto il territorio.

Il caso che mi accingo a raccontare oggi avvenne esattamente trent’anni fa, un caso che nonostante il tempo trascorso è di strettissima attualità: l’inceneritore ovvero il termovalorizzatore comunale, la cui mancata realizzazione ha prodotto danni economici irripetibili all’intera comunità cittadina e provinciale con ricaduta, ovviamente, sulle singole tasche dei contribuenti.

E’ una storia al veleno che comincia la mattina del 7 febbraio 1993 (trent’anni fa, appunto) con un titolo a tutta pagina del quotidiano “Il Mattino” che più di ogni altra testata giornalistica è impegnata a tutto tondo contro lo strapotere socialista di Carmelo Conte:

“E Galdi ritorna alla grande”

questo il titolo in prima, ed a tutta pagina, che rinfocola l’azione della magistratura e annuncia il presunto scandalo lanciato dalla Procura avverso il mega progetto di circa 20miliardi di lire per la costruzione dell’inceneritore comunale; le veline della notizia, ovviamente, destinate soltanto a Il Mattino.

L’eccessivo clamore e successivo presunto scandalo fu propalato ad arte (un vero e proprio complotto ordito a tavolino) perché il progetto che era stato presentato in Comune il giorno prima portava la firma dell’ing. Raffaele Galdi, tecnico vicinissimo al ministro per le aree urbane, che da pochi giorni era uscito dal carcere dove era finito il 23 luglio 92 per via dello scandalo “Fondovalle Calore”.

E tutto accade, naturalmente per la caparbietà di qualche PM (uno in particolare), nonostante il progetto fosse stato presentato dall’allora vice sindaco Vincenzo De Luca; ma sappiamo che De Luca in quel momento storico non era potentissimo ed era impegnato a risalire la china dopo la batosta elettorale infertagli dall’on. Andrea Carmine De Simone nelle elezioni politiche del 1992; una risalita che porterà presto De Luca sullo scranno di sindaco di Salerno (con l’aiutino di un PM ?).

Tra gli aspetti penalmente perseguibili evidenziati dalla Procura vennero particolarmente messi in risalto il fatto che il progetto fosse stato accolto dal Comune senza l’indicazione della localizzazione dello stesso e poi perché, appunto, era stato materialmente e direttamente protocollato dal super-tecnico che in quel momento appariva come la mente diabolica di tutte le presunte malefatte del PSI.

Venne da se che dopo qualche giorno si fiondò in Comune il solito magistrato, al comando di un drappello della GdF, per mettere i sigilli all’ufficio tecnico e sequestrare tutto l’incartamento relativo al progetto inceneritore (e poi dicono che non fu complotto !!).

Seguirono una serie di processi con udienze interminabili per arrivare all’assoluzione di tutti dopo diversi anni, ne sa qualcosa anche il vice presidente della Regione Fulvio Bonavitacola che, insieme ad altri, venne coinvolto in quella battaglia giudiziaria senza capo né coda.

Morale della favola; il pm dell’epoca ne guadagnò in pubblicità imponendosi con il terrore delle manette, le scelte politiche vennero frenate e la città, ancora oggi, è priva del suo termovalorizzatore.

Ma il mese di febbraio del ’93 è ancora lungo, sebbene sia il mese più corto dell’anno.

 

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