Le reminiscenze rivoluzionarie

 

da Antonio Cortese (giornalista)

Da una settimana i francesi stanno mettendo a soqquadro le pittoresche strade d’oltr’alpe.

 

La causa a noi italiani sembra essere comunemente comunicata come una protesta generale sul tema delle pensioni; ma a ben pensare sembra più un pretesto ideologico e politico per colpire ai fianchi il capo dell’Eliseo.

 

L’intrattenimento televisivo  ad ogni modo é assicurato e anche il lavoro dei cellerini dotati di caschi, scudi e manganelli, come ai bei tempi degli anni di piombo, ovvero da quando i francesi a stento potevano permettersi o azzardare qualche mugugno anti-De Gaulle, anti-Chirac o anti-Le Pen.

 

Sarkozy invece non aveva questi problemi intestini, non conosceva estremismi né li provocava, perché troppo democristiano o meglio, vero socialdemocratico.  Comunque problemi loro poiché almeno in Italia sembrano questioni rimandate alle prossime tre o quattro generazioni, se sapranno sopravvivere senza ancora salario minimo, senza nemmeno pensare alle pensione e coi sindacati disinnescati completamente. La settimana scorsa é stato riconfermato Landini ma per la verità più per sapere chi ospitare negli studi televisivi ed avere la certezza che ci sia ancora qualcuno che faccia audience “incazzandosi” come Sgarbi o che dica qualcosa di diverso.  Alle kermesse sindacali sono andate la Schlein e la Meloni ma giusto per affermare una specie di duopolio politico all’americana, dando ai telespettatori la pseudo-convinzione di dover scegliere tra italo-democratici ed italo-repubblicani. Su questo quadro da dibattere su chi sia la Gioconda, c’é per fortuna ancora un San Giuseppe Conte che ha il compito di ricordare alle due dame  che quasi tutti i temi in programma appartengono al suo governo (Conte2) e che se non fanno troppo le birichine davanti lo specchio del reame possono ancora addirizzare la rotta del transatlantico. Tornando invece alla politica estera non si capisce perché in un’Europa unita un tema come questo delle pensioni non lo si possa concordare e fissare proprio a Bruxelles, consentendo così davvero ai tutti  cittadini membri una chiara prospettiva nel modo del lavoro, facilitando spostamenti e cambi di sede a ciascuno in ogni settore a parità di garanzie. Avendo tali certezze sarà più facile pensare e legiferare in termini di ecologia e alle scadenze produttive. Pensare prima agli uomini, poi alle macchine.

 

Le ghigliottine giacciono nei musei e i francesi nell’immediato a stento potranno provocare una cambio di governo; non si sa: forse devono solamente sfogare il proprio orgoglio gonfiato dal revisionismo storico, con tutti questi amarcord che girano in tivù e sul web.  Può darsi che anche in questo caso si tratta di masse inconsapevoli aizzate con dolo come abbiamo assistito nel caso statunitense da Trump o da qualcun altro come per la Brexit e per i conflitti sovietici. Il risultato é che un po’ ovunque va affermandosi il diritto alla “rivoluzione minima”.

 

 

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