Tivù switch, frigo off.

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

I “tele decisori” italiani da anni ci stanno abituando a cambi di frequenze, cavi, telecomandi, antenne e sintonizzazioni.

 

I frigoriferi del bel paese invece, che avrebbero maggior bisogno di normative e sussidi per ricambi e incentivi a nuovi acquisti, sudano freddo.

 

Dalle stesse tivvù siamo stati intrattenuti  su cortei, piagnistei e pseudo sindacalizzazioni a proposito di alcune aziende, specie negli hinterland triestini e napoletani alle prese con relative crisi occupazionali ed organizzative.

 

I notiziari non hanno comunicato ad oggi alcun lieto fine o progressi in merito alla fredda questione, ora che siamo proiettati verso una stagione estiva figlia di un inverno caldo. Anche in questo caso ci sono  emissioni da controllare, capacità di consumo, norme europee e chissà in futuro, controlli municipali a scadenza come per il gas. I carabinieri del nucleo antisofisticazioni difatti per prima cosa al momento di un qualsiasi accertamento,  specie nel mondo della ristorazione, controllano lo stato delle celle frigorifere nelle cucine o nei bar. Se ci dovesse essere infatti un sano accanimento terapeutico dovrebbe esistere non dal mondo medico sanitario, ma a monte partendo da una normale verifica di questo tipo di elettrodomestici; poiché é da lì che si deducono abitudini e stili di vita e condotta che si riversano sulla cucina, sull’alimentazione, in tutta libertà di scelte sia chiaro, ma in particolare sulle abitudini di conferimento dei rifiuti, in gran parte organici ma organico-tossici.

 

Volendo fare una satira alla generale disattenzione a questo tema con il mondo dello spettacolo posso citare una canzone in videoclip della band country-rock statunitense “Zz Top” intitolata “Tv dinners”  che già negli anni ottanta denunciava una generazione dedita più a fagocitare dallo schermo televisivo piuttosto che dal frigorifero.  Nel modo del teatro ricordo invece una metafora artistica locale di Matteo Amaturo che mise in scena per pochi anni uno spettacolo al Teatro del Giullare, una reinterpretazione dal titolo “On –off”: una vicenda surreale e astratta, misteriosa e con finale indeterminato, che anche se non riguardava alcun frigorifero, rappresenta una metafora cruda sul sistema di ingerenze, ispezioni, recriminazioni e accuse anche speculative in un settore produttivo e industriale che la burocrazia e i caporalati amministrativi spesso immobilizzano.

 

 

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