Lo Zolpidem e Zopiclone possono portare al sonnambulismo

da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Tra i disturbi del sonno, l’insonnia è tra le condizioni che colpisce di più, con un’incidenza maggiore nella fascia di età adulta-anziana, determinata anche da stili di vita stressanti. Molti sono i trattamenti che possono essere impiegati, con la tendenza ad usufruire del loro effetto al bisogno e non come terapia continuativa se non nelle condizioni più gravi, dove si interviene poi con altri farmaci e con la terapia comportamentale di supporto per la risoluzione di un problema in cui l’insonnia rappresenta solo un sintomo.
Zopiclone e Zolpidem appartengono alla classe di farmaci definita degli ‘ipnotici non benzodiazepinici’, in quanto agiscono sullo stesso sito delle benzodiazepine ma si discostano da loro nella struttura e negli importanti effetti indesiderati.  Il meccanismo di azione coinvolge il neurotrasmettitore GABA A, le molecole legano i suoi recettori e ne potenziano l’azione, che fisiologicamente consiste nell’inibire le attività del sistema nervoso centrale, donando così un senso di sedazione. Il loro effetto sedativo può così agire sui vari livelli di insonnia, dalla riduzione del tempo di addormentamento all’aumento della durata del sonno fino alla riduzione del numero di risvegli notturni. Sono indicate queste molecole nel trattamento a breve termine dell’insonnia, non più di 3 settimane; viene infatti sconsigliato il loro utilizzo cronico perché sono farmaci che creano facilmente tolleranza e dipendenza, tanto che la loro sospensione deve essere a dosi graduali nel tempo per scongiurare l’effetto rebound, il fenomeno cioè d’inasprimento dell’insonnia dovuto alla sospensione improvvisa del trattamento.
Questa classe di farmaci agisce sul sistema nervoso centrale modificandone in un certo senso l’equilibrio stabilitosi; è così molto probabile la comparsa di fenomeni a carico proprio di questo sistema, che vanno dalla tossicodipendenza a vertigini, difficoltà respiratoria fino al coma e morte, soprattutto se assunti con sostanze che ne potenziano l’effetto inibente, come alcol e oppioidi. Tra gli effetti indesiderati ne ritroviamo uno particolare, il sonnambulismo, che seppure a basse percentuali, può colpire chi assume questi farmaci. Questa condizione rientra tra quelle che definiamo parasonnie, in particolare le parasonnie non-REM, che origina nelle prime due ore dall’addormentamento, nello stadio del sonno non-REM. Questo disturbo del sonno è caratterizzato dal manifestarsi di comportamenti fisiologici ma indesiderati, con manifestazioni tipiche che possono includere l’alzarsi dal letto, sederti o comportamenti complessi come vestirsi, camminare e mangiare senza che il soggetto ne sia consapevole. Il sonnambulismo è una manifestazione di per sé di natura benigna, ma la pericolosità risiede nella natura stessa della condizione, nella poca reattività del soggetto che il soggetto ha con l’ambiente esterno, che lo espone così a situazioni pericolose per sé stessi. All’interruzione del trattamento con i farmaci si annullano queste manifestazioni di sonnambulismo, la cui comparsa resta quindi circoscritta all’azione delle molecole sul sistema nervoso centrale.

 

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