Aldo Bianchini
SALERNO – La cerimonia, quest’anno, è breve e succinta, quasi una formalità, una specie di pratica amministrativa da consegnare agli archivi, già corposi, del “Caso Falvella”, l’omicidio senza senso del giovanissimo Carlo del 7 luglio 1972 ad opera di un manipolo di irriducibile della sinistra contro un esponente della destra più radicale di quegli anni.
Naturalmente la pratica ha un suo protocollo ben collaudato nel corso di questi 51 anni, perché tanti sono gli anni passati da quell’orribile serata in cui i cosiddetti “ragazzi del bar Nettuno” si scontrarono in Via Velia con i “ragazzi del bar Moka”; rispettivamente quartieri generali della sinistra e della destra, quando tutto o era rosso o era nero. Non c’era spazio per il ragionamento o, men che meno, per un pur minimo abbozzo di riconciliazione dopo durissimi anni di battaglia, anche fisica, senza esclusione di colpi.
Ebbene, neppure dopo 51 anni si è arrivati a creare un’oasi equidistante e capace di ricreare l’atmosfera giusta per la definitiva riconciliazione; per questi motivi la riunione in Paradiso del tavolo voluta da Carlo è stata posticipata al giorno 8 luglio 23 per consentire a tutti gli ospiti del tavolo di seguire con attenzione le celebrazioni sulla terra preparate per l’evento del 51° anniversario della tragedia di Via Velia; celebrazioni che almeno per quest’anno sono state organizzate in tono ridotto e con il solito corteo fino davanti alla stele di Via velia che ricorda il luogo dell’assassinio.
Carlo arriva al tavolo quando già tutti gli ospiti sono seduti: Ugo Marano che da grande artista ha rivisto e ridisegnato il tavolo, proprio lui che in fatto di “tavoli del Paradiso” se ne intendeva anche in vita; Angelo Vassallo, Giovanni Marini e Francesco Mastrogiovanni (tutti e tre senza diritto di parola), Guido Rossa, Vittorio Bachelet, Nino Colucci, Tommaso Biamonte, Annalaura Braghetti, Bruno Seghetti e componente a latere Pippo Falvella con potere notarile; mentre la mamma di Carlo gira sempre amorevolmente intorno al tavolo.
Carlo senza indugio prende subito la parola per un breve riassunto della cerimonia tenutasi l’anno scorso in pompa magna nel salone dei marmi del palazzo di città di Salerno, per il 50° anniversario, alla presenza di personaggi di destra e di sinistra e con la partecipazione ufficiale dell’Amministrazione Comunale (per la prima volta) attraverso la presenza dell’assessore Alessandro Ferrara. Ma Carlo, sempre lucido e veritiero, non nasconde che tra i ragazzi di quel 72 (sia del bar Nettuno che del bar Moka) c’è ancora tanta ruggine che non riesce ad essere dimenticata in quanto gli uni accusano gli altri, e viceversa, di quanto accaduto.
Ed ecco la sorpresa di quest’anno; in lontananza tra le nuvole si intravede un uomo che cammina verso il tavolo; si tratta del senatore Enzo Fasano che Carlo, dopo gli abbracci di rito, invita a sedersi al tavolo con pieni poteri.
Carlo rimane in piedi e, dall’alto della sua stazza fisica, tuona: “Ho accolto il senatore Fasano al nostro tavolo per conferirgli l’incarico speciale di risolvere, mediando, questa situazione incresciosa che ormai perdura da moltissimi anni. Enzo è arcinoto per le sue capacità di mediazione e concertazione, lo ha fatto per tuta la sua vita nella destra salernitana e nazionale; si è impegnato a farlo anche qui in Paradiso per tutti noi e per i nostri amici sulla Terra. A lui anche il compito di sciogliere i nodi che ancora tengono legati al silenzio Angelo Vassallo, Giovanni Marini e Francesco Mastrogiovanni che da qualche tempo sono già stati ammessi al tavolo”.
Il notaio Pippo, dopo aver richiesto ed ottenuto, l’approvazione per alzata di mano, chiude subito i lavori aggiornandoli al prossimo anno.