da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)
Oggi, in Italia, le sirene dell’informazione hanno tutte posto l’attenzione sui fatti politici della Liguria e principalmente sugli arresti domiciliari disposti nei confronti dell’attuale Presidente della regione Giovanni Toti. Tra l’altro, nella stessa vicenda è finito agli arresti in carcere anche Paolo Emilio Signorini, amministratore delegato e direttore generale dal 30 agosto 2023 dell’Iren spa, importante società multiservizi che opera nei settori dell’acqua energia gas e ambiente e che ha chiuso il 2023 con un ricavo di circa 6,5 milioni di euro.
E invece: senz’altro avrebbe meritato la maggiore attenzione la news riguardante l’assunzione del controllo di Rafah da parte dell’esercito d’Israele. La città di Rafah è infatti posta al confine con l’Egitto, nell’estrema parte di territorio a sud della striscia di Gaza, occupata dai palestinesi prima dello scoppio dell’attuale conflitto. Nell’ultimo mezzo secolo, la città è stata e ha rappresentato lo spazio di confine tra l’Egitto e Israele prima – dopo la fine della guerra dei sei giorni del 1967 – e poi – a seguito delle alterne e altalenanti vicende legate ai trattati di pace israelo-egiziani del 1979 e del 2005 – tra l’Egitto e l’Autorità Palestinese, Anp o Hamas.
E quindi, militarmente, da oggi e sul campo il medesimo spazio di confine risulta di nuovo diviso tra Israele e l’Egitto, porta dell’intero continente africano. Secondo le ultime attestazioni archeologiche, la storia di Rafah risale almeno al 1303 a.C., quando il nome di Rph compare per la prima volta in un’iscrizione del faraone egiziano Seti I. Il quale pare che, nel corso del suo primo anno di regno, abbia guidato le sue truppe militari presso la cosiddetta via di Horus che terminava nell’odierna striscia di Gaza.
Sono dunque passati oltre tremila anni, ma, a grandi linee, la storia sembra ancora ripetersi. Nonostante le sirene dell’ONU … e dell’informazione.
