da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)
Nella presentazione al testo, Augusto Vasselli evidenzia, prima di ogni cosa, che “I titoli di questi due libri, I Sentieri Interrotti dell’Europa e Ritrovare i Sentieri dell’Europa sulla via tracciata da Mario Bergamo, sintetizzano anche simbolicamente i principi ai quali Mario Bergamo si ispirò e da cui discendono il pensiero e la sua opera”.
Vasselli pertanto pone l’accento immediatamente sulla questione centrale , che, per l’appunto, concerne la riproposizione del pensiero di un grande europeista, quale fu Mario Bergamo, tuttavia genio politico e filosofico incompreso, così che ancora Vasselli conclude: “Solitamente la storia può essere scritta solo dopo molto tempo, ma leggendo entrambi i libri, si intravede con chiarezza la storia che si sarebbe potuta realizzare e che soprattutto sarebbe stata utile al nostro Paese e all’Europa”.
Ma, sappiamo bene che la storia non si fa né con i se né con i ma.
E allora, se il primo libro – come ha altresì scritto di recente anche Davide Giacalone – ha inteso “riportare alla nostra memoria la figura di Mario Bergamo”, questo secondo libro, per mezzo del testimonio tradizionale raccolto da Paola Bergamo, da nonno a figlio e nipote, ne sintetizza i cardini politici del pensiero e dell’opera. Manifestazioni “politiche” di una vita che, coerentemente, approda, secondo il mio più modesto parere, nel pensiero “filosofico e tradizionale” dell’esilio della fine.
Nella terza di copertina, Paola Bergamo si definisce innanzitutto come “la nipote di Mario Bergamo”, così che, umilmente e pacatamente, non resta che ascoltare “ciò che” del pensiero e dell’opera del nonno e del padre Ella ha da testimoniare, con fede e verità; e quindi tutto ciò che, nel primo dei due libri, concerne lo “spazio politico” di riferimento. Cosa che, indirettamente, Paola Bergamo richiama nel secondo libro alludendo al “lascito che Aristotele trasmette a suo figlio Nicomaco: nelle questioni di comportamento il fine non è quello di contemplare, ma piuttosto quello di metterli in pratica (Libro X, 1179 b)”.
E allora la disamina politica attuale tiene conto principalmente del fallimento del progetto dell’Unione europea scontratosi con l’indistruttibile “principio di realtà”. Così che, nello spazio politico in questione, sono tre le questioni irrisolte: militare, economica e sociale.
Quanto alla prima, che il filosofo sodale giudica oltremodo essenziale, l’Autrice scrive che la “Ue (le) appare un insieme rissoso che brancola nel buio, inserita in un contesto geopolitico di guerre a cui finge di dare una risposta all’unisono presentandosi più atlantica o di certo atlantismo che europea, restando litigiosa, incapace di ricavarsi una dimensione propria”. Aggiungendo altresì che: “Resta però la realtà che la questione europea è stata sempre e solo affrontata come questione economica” e che: “Non è stata presa in debita considerazione la questione sociale ed è quella che ha determinato la virata a destra del 2024, alle ultime elezioni Europee, ma in fondo anche nei rapporti tra le ventisette nazioni”.
In fondo, il parere del filosofo è che, come sempre accade, ha avuto ragione la Thatcher: “La società non esiste, esistono solo gli individui”. E l’Unione europea, per mezzo dell’economia, per fortuna non ha certo cambiato, né poteva cambiare, il loro cuore vero e tradizionale.