dal prof. Rocco Cimino
Nel leggere l’articolo: “Aree interne, addio. Declino irreversibile” ho provato una grande amarezza e sono ritornate alla mente le meravigliose parole di Cesare Pavese nel suo romanzo “La luna e i falò”: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”; per me è anche il sentire i racconti e le storie di vita davanti al focolare durante i lunghi freddi mesi invernali dagli uomini del vicinato, le corse sfrenate per le strade polverose e bianche, le nuotate nelle acque correnti del fiume che dava ristoro alla calura estiva, i canti, i suoni, le voci familiari che si rincorrevano da un campo all’ altro, il profumo del pane appena sfornato, le interminabili partite di pallone, i sogni ad occhi aperti, il trascorrere lento del tempo, le tarantelle intorno ai falò accesi al chiarore delle stelle. Un mondo che sapeva di magia e faceva palesare un futuro lieto. I nostri cari paesi amati dagli stranieri per il ritmo lento del trascorrere del tempo, per il cibo genuino, per la cordialità della gente, per il costo contenuto della vita potrebbero essere un volano di ricchezza per l’Italia. Andrebbero valorizzati, per esempio, i prodotti tipici del luogo, le bellezze del paesaggio del territorio molte volte sconosciute, le tradizioni, gli usi, costumi ma è necessario anche e soprattutto potenziare le vie di comunicazione che lasciano a desiderare, garantire l’ assistenza sanitaria, incentivare le attività imprenditoriali giovanili, sostenere l’ artigianato per suggerire solo alcune idee ma, molte sarebbero le iniziative per evitare o frenare lo spopolamento dei nostri meravigliosi paesi. Una classe politica che li abbandona ad una lenta ed inesorabile agonia non è degna di rappresentarci e dimostra tutta la sua inadeguatezza a rappresentarci. L’Italia, oltre per la sua storia, per l’arte, per i monumenti, per il mare, per il paesaggio è ammirata anche per suoi piccoli borghi e cerchiamo di non distruggere un patrimonio che dovrebbe costituire il nostro orgoglio e i nostri amministratori dovrebbero mettere in campo tutte le strategie per evitarne l’abbandono. Lo so che il mio scritto non sarà recepito ma, almeno, non avrò il rimorso di coscienza di non aver tentato di scuotere o di far riflettere chi ci rappresenta