Rifiuti tossici: il primo fu Cardiello

Aldo Bianchini

Sala Consilina – Fu la Procura della Repubblica di Firenze, se ricordo bene, sul finire degli anni ’80 che per prima scoprì che nel Vallo di Diano venivano sversati rifiuti tossici provenienti dal nord Italia. Un triste ritornello che spesso viene evocato anche nei grandi show televisivi del nostro Paese, quasi come a giustificare le lentezze del sud, il poco rispetto dell’ambiente e la crescita degli affari d’oro di camorra, ndrangheta e mafia. Quella volta fu addirittura individuata e perseguita una grossa azienda di autotrasporti di San Pietro al Tanagro, tale Cardiello (non ricordo le generalità complete), che secondo la Procura aveva provveduto al trasporto, allo sversamento ed all’interramento di numerosi quantitativi di rifiuti tossici che dal nord confluivano nel Vallo di Diano per essere lì abbandonati per sempre. Il caso venne fuori (l’ho già scritto) grazie al talk-show di Maurizio Costanzo che in una delle sue puntate ospitò un giovane operaio-autista del Cardiello che aveva effettuato alcuni di detti trasporti e che era stato colpito da una grave malattia agli occhi a causa delle esalazioni venefiche provenienti dai rifiuti trasportati. Maurizio Costanzo, almeno in quella occasione, più che dei rifiuti si interessò delle condizioni dell’autista (che viveva super scortato in una località segreta!!) che non era riuscito ad ottenere neppure il giusto indennizzo dall’Inail per la sua malattia chiaramente professionale. Toccò proprio a me, per ragioni di competenza di sede, effettuare gli accertamenti del caso presso l’azienda di San Pietro al Tanagro ed alla fine l’operaio venne regolarmente indennizzato. Dell’indagine a carico dell’azienda di trasporti non si seppe più nulla, quantomeno la stampa locale dell’epoca non riuscì a seguire il caso come doveva. Probabilmente detta azienda sarà stata anche assolta da ogni responsabilità.  Ho raccontato questo episodio per significare che nel Vallo di Diano è accertato che fin dalla fine degli anni ’80 venivano sversati rifiuti tossici, probabilmente venivano sversati anche prima, sicuramente sono stati sversati dopo quell’episodio e nientemeno fino al 2009 quando la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere avviò le indagini che portarono all’arresto di diverse persone ed al rinvio al giudizio di 38 imputati. Il giudizio inizierà nel prossimo mese di novembre. In questi giorni la stampa locale tutta si è interessata all’episodio del giudizio imminente, nessuno tra i rinviati a giudizio è della zona, fatta eccezione di uno di Teggiano che nel frattempo è deceduto. Ora diversi sindaci del Vallo si interrogano sull’eventualità di costituirsi parte civile nel giudizio a Santa Maria Capua Vetere. La decisione, spero positiva, si avrà nei prossimi giorni se non nelle prossime ore, c’è tempo comunque fino all’apertura della prima udienza dibattimentale pubblica. La domanda che tutti, a questo punto ci dovremmo porre, è relativa all’assenza assordante della Procura della Repubblica di Sala Consilina che è quella deputata al controllo della legalità sul territorio di competenza e cioè sul Vallo di Diano. L’ho scritto tante altre volte, non ho ma avuto risposte, Eppure la Procura salese è posta, anche geograficamente, in una posizione dalla quale basta allungare lo sguardo sul territorio (si fa per dire!!) per capire che qualcosa di strano in questa zona si è verificata e, forse, si verifica ancora. E se non c’è nessuno in grado di allungare lo sguardo si poteva, con più facilità, seguire almeno la prima grande inchiesta di Firenze per cercare di arginare, se non bloccare, il fenomeno già negli anni ’80. Invece il Vallo di Diano ha dovuto subire almeno venti anni di violenze ambientali e sanitarie. Chi ci dice se l’elevato numero di casi di malattie tumorali non dipenda anche dai rifiuti tossici depositati a centinaia di tonnellate e sparse su tutto il territorio. Un territorio che è e rimane fortemente appetibile dalle varie mafie per la sua posizione di centralità tra la Calabria e la Campania. Tutto tace, purtroppo.

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