Amato/31: massacrate Del Mese ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Fino a che punto un uomo, ancorchè semplicemente indagato e quindi ancora innocente, può essere massacrato dal “sistema giustizia” di questo Paese ? E’ questa la domanda che in tanti, familiari in primis, si pongono loro stessi e pongono a chi di dovere. Sembra proprio come se esistesse un sottile e perverso filo che unisce l’azione degli inquirenti a quella degli agenti di sorveglianza passando per i periti per finire al personale dell’ospedale di Sarno dove da qualche settimana è ricoverato l’on. Paolo Del Mese dopo l’intervento chirurgico all’anca del 28 febbraio 2013 e dove è in attesa della riabilitazione. Sembra che intorno all’uomo Paolo Del Mese sia stata artatamente montata una “gabbia impenetrabile” che, a disdoro di ogni senso di umanità, regge anche all’urto incessante dei familiari e degli avvocati difensori Torre e Toscano. Neppure ai tempi della Santa Inquisizione è riscontrabile un accanimento come questo messo in atto contro la figura di un galantuomo come è ed è sempre stato Paolo Del Mese; lo conosco da almeno trent’anni e sono sicuro di quello che scrivo, e il mio non è uno scritto condizionato dalla lunga amicizia, tutt’altro. Nell’aria intorno a Paolo c’è una sorta di occulto accanimento che sulla carta non esiste e che, invece, si manifesta in tutta la sua violenza nella pratica quotidianità. Come se tutti si divertissero a far soffrire un uomo allettato in ospedale anche se non accusato di particolari nefandezze e, al momento, semplicemente indagato. Molti dei personaggi che oggi si affannano a tenere in piedi una gabbia intorno all’uomo Del Mese ieri andavano genuflessi nella sua segreteria politica per chiedere favori e prebende. Questa, purtroppo, è la vita. Nelle ultime ore hanno perfino impedito alla moglie di Paolo di entrare  nella sua stanza d’ospedale per porgere al marito la biancheria intima dopo quattro giorni, non hanno lasciato passare neppure i pochi alimenti cucinati a casa e che avrebbero portato almeno un sollievo psicofisico al degente. La cosa più crudele è stata, però, quella di non far passare la figlia di Paolo Del Mese che aveva portato con se il figlioletto di pochi mesi che il nonno aveva chiesto di poter vedere ed abbracciare. Crudeltà su crudeltà rifilate con la scusa dello scaricabarile sugli orari e sui permessi con voltafaccia davvero vergognosi. Capisco che l’on. Del Mese non è più il potente uomo politico, ma per l’uomo dovrebbero tutti avvertire la necessità dell’assoluto rispetto anche per le sue condizioni fisiche che sono tutt’altro che confortanti. Anche gli avvocati difensori sono stati e sono costretti a rivolgere la parola al loro assistito alla presenza delle guardie; fino all’assurda e ripetuta ispezione del capo delle guardie come se il malato fosse uno dei più pericolosi criminali della storia giudiziaria del nostro distretto. Rivolgo un caloroso appello alla riconosciuta sensibilità del pm Vincenzo Senatore affinchè faccia finire, o quanto meno alleviare, questo martirio. Comprendo benissimo che il PM si aspetta dall’ex sottosegretario di stato chissà quali confessioni ma credo fermamente che nessuno si augura, mai e poi mai, che un uomo ancora innocente possa soccombere sotto l’insana pressione giudiziaria. La legge, il carcere e soprattutto la giustizia non possono mai essere utilizzate per far confessare cose che neppure l’indagato ha mai saputo. L’elenco delle vittime della “mala giustizia” è già di per se lunghissimo, facciamo tutti in modo di non farlo diventare ancora più lungo.

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