PORTA OVEST: le irragionevoli ragioni dei giudici

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Dalla famosa “Leopolda”, tra le altre cose, è venuto fuori un dato impressionante: “In materia di appalti per lavori pubblici la normativa è cambiata ben 31 volte nel corso dell’ultimo anno”. Una cosa questa da Paese incivile. E se a questo aggiungiamo l’assoluta instabilità decisionale dei giudici e la passione degli imprenditori di creare società su società come scatole cinesi, ecco che la frittata è fatta ed i lavori pubblici in Italia sono destinati a durare decenni. Impressionante quello che è accaduto per l’esecuzione dei lavori di Porta Ovest (utilissima per la crescita del porto); solo per i lavori di contorno (non quelli di traforo), consistenti in “”raccolta, stoccaggio, trasporto e recupero di rifiuti speciali non pericolosi derivanti dall’attività di scavo”” e per quelli di “gestione area Cernicchiara e dell’impianto di calcestruzzo e impianto mobile  per la frantumazione, vagliatura e selezione dei materiali inerti””, in pochi mesi abbiamo registrato uno scenario inquietante: due imprese (Tecnis spa e Italsud Salerno spa) facenti capo, forse, allo stesso gruppo imprenditoriale e familiare, cinque giudici che hanno emesso ordinanze nettamente in contraddizione l’una con l’altra, un giudice (Gip) che prima ammette il sequestro dell’area su cui operano le due società e poi dissequestra costringendo le società al ricorso al tribunale della libertà che dissequestra in parte. Un guazzabuglio indescrivibile, per carità assolutamente legittimo nelle decisioni contrapposte, che chiarisce bene l’enorme problema italiano dei lavori pubblici che a volte conducono ai disastri come quello di Genova. Ma per Porta Ovest c’è di più, è ancora in piedi anche l’inchiesta giudiziaria per la frana del costone roccioso di Vietri che qualcuno vorrebbe, anche se in parte, imputare ai lavori di Porta Ovest. Incredibile !! Per questo mi sorprende che dopo il titolone “”Il giudice spalanca Porta Ovest”” il prestigioso quotidiano Il Mattino si sia fermato alla cronaca senza chiedersi che se c’è stato un giudice che ha spalancato la Porta ci sarà stato un altro che l’aveva chiusa, e da qui partire per un naturale e doveroso approfondimento senza perdersi nell’affannosa ricerca delle cinque perle scoperte nelle ostriche servite in un ristorantino salernitano. A margine di tutta questa vicenda è necessario registrare anche un altro dato che potrebbe essere significativo, un dato che riguarda direttamente il pm Carlo Rinaldi molto esperto in questo tipo di reati e che è costretto ad incassare la prima sonora sconfitta  dopo i molti successi ottenuti presso le Procure di Sala Consilina e Lagonegro. Anche se, va detto con serena obiettività, la decisione dei tre giudici del riesame (Sgroia, Rulli e Pisapia) si fonda su un assunto molto labile che trova sostanza probabilmente soltanto nel “libero convincimento” in quanto prima ammette che la Ditta non ha richiesto l’autorizzazione ambientale alla Regione perché l’Autorità Portuale non glielo ha detto e poi fa passare il concetto della “buona fede” in favore della stessa ditta che, secondo l’ordinanza, poteva anche non sapere che doveva richiedere l’autorizzazione alla Regione. Dunque a questo punto tutti innocenti: la ditta che non sapeva, l’Autorità che ha chiesto direttamente alla Regione per velocizzare i tempi, e la Regione che in presenza di una richiesta impropria  ha perso tempo e l’ha  concessa soltanto quando è arrivata la richiesta della ditta. Io sinceramente non ci capisco più nulla se non il fatto che per Porta Ovest è stato perso tutto questo tempo per niente e che su Porta Ovest si sono accapigliati cinque giudici, due imprese e due soggetti istituzionali per niente. Incredibile !! E di fronte a tutto questo la stampa registra solo la cronaca senza permettersi di azzardare il benché minimo approfondimento per cercare di scoprire e raccontare la verità. Ha ragione, dunque, il presidente dell’Autorità Portuale, Andrea Annunziata, quando grida allo scandalo della burocrazia che fa perdere un’infinità di tempo per il completamento di un’opera (con notevole e conseguente aggravio di costi) che è assolutamente strategica ed utilissima per il decongestionamento e lo sviluppo futuro di tutte le attività portuali, a cominciare dalla fase commerciale per finire a quella della crocieristica in genere.

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