PARCO: dai cinghiali ai cani randagi, un problema non di poco conto … parlano i ragazzi delle scuole medie … e Pellegrino ?

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO / CILENTO – Il problema c’è ed è anche grosso, anche se in molti fanno finta di non vederlo forse perché è un problema presente nella quasi totalità degli ottanta comuni (tra Cilento e Vallo di Diano) che compongono il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA). Dunque è un problema che deve necessariamente interessare direttamente il neo presidente del Parco, Tommaso Pellegrino, che dalla sua posizione di ambientalista convinto ha già manifestato un po’ di imbarazzo nella ricerca delle soluzioni migliori. Il problema, per chi non lo avesse ancora capito, è rappresentato dalla presenza diffusa e pericolosa dei cinghiali e dei cani randagi che in molti casi hanno seminato il panico, per non dire altro, tra la popolazione residente nell’ambito territoriale del Parco.  Ho già parlato, in precedenza, del problema del randagismo e del fatto che, spesso, anche i cani domestici possono rappresentare un vero e proprio pericolo; io stesso sono stato aggredito il 27 dicembre scorso da un cane padronale (credo si trattasse di un mastino napoletano) mentre effettuavo la mia passeggiata mattutina. Fortunatamente ero in compagnia del mio cane Danko (un boxer fulvo) che mi ha letteralmente salvato ingaggiando una lotta furiosa con il mastino che era fuoriuscito da un recinto domestico il cui cancello era stato lasciato improvvidamente aperto dai proprietari. Del fatto ho giustamente avvertito il Comune di Sassano, così come ho avvertito il Comune di Padula per la presenza di cani randagi di grossa taglia addirittura lungo il percorso ecologico che la Pro Loco ha da tempo ideato e creato. Non parlo, però, di questo problema perché mi è accaduto un fattaccio molto pericoloso, ne parlo perché il problema è di dominio pubblico, tanto da aver indotto l’ottima professoressa Rosa Caporrino, delle scuole medie di Sassano e Monte San Giacomo, a stimolare la fantasia e la conoscenza dei suoi allievi attraverso un tema tematico (scusate il bisticcio di parole) al fine di segnalare ai sindaci dei due comuni valdianesi ciò che loro avvertono come maggior pericolo pubblico in questo periodo. Questa è scuola attiva, riuscire a capire l’entità dei problemi attraverso la partecipazione degli studenti vale a dire trovarsi di fronte ad un modello di insegnamento che non è soltanto nozionistico ma che coinvolge i giovani in un discorso che attiene la società nel suo complesso ed anche il futuro prossimo degli stessi studenti. La politica prenda esempio !!  

Ebbene la risposta dei giovani studenti è stata massiccia, per molti di loro il pericolo pubblico maggiore è rappresentato dalle incursioni dei cinghiali che arrivano finanche nei centri abitati, dalla impressionante presenza numerica di cani randagi e dalla cattiva custodia dei cani domestici. E’ palese che se lo hanno scritto i ragazzi delle scuole medie è il segno che nelle loro rispettive famiglie si sta parlando diffusamente di questo problema che necessita di una rapida soluzione, al di là dell’essere o meno ambientalisti. Una maggiore razionalizzazione del problema ed un serrato controllo del territorio potrebbe essere un buon inizio per il

 neo presidente Tommaso Pellegrino che da tempo si distingue per capacità innovativa in un mondo, quello della politica, pieno zeppo di uomini senza senso e senza idee. Mi rendo conto che un simile progetto oltre ad essere ambizioso è anche costoso, ma è probabilmente il problema dei problemi di un “parco nazionale naturale” che dovrebbe certamente garantire la sopravvivenza della specie animale ma anche, se non soprattutto, l’incolumità e la sicurezza del genere umano. Perché, è bene ricordare a chi di dovere, che prima o poi ci scappa il morto. Difatti appena qualche giorno fa un allevatore 65enne di Castelcivita è stato aggredito alle spalle e ferito da un cinghiale; il sindaco di Castellabate “Costabile Spinelli” ha ufficializzato una petizione di oltre trecento cittadini contro la presenza degli ungulati; ma ci sono stati anche incidenti stradali provocati dagli animali selvatici e randagi oltre alla devastazione delle coltivazioni e il grave pericolo della “peste suina”. Dunque il presidente del Parco ha tutti gli strumenti necessari per operare, anche per smantellare la tesi piuttosto diffusa che il Parco serve soltanto alla spartizione delle poltrone. Naturalmente i ragazzi delle scuole medie di Sassano e Monte San Giacomo hanno segnalato anche altre tipologie di problemi, dalla segnaletica stradale inefficiente o addirittura assente (segnaletica che in alcuni punti è pericolosissima) fino alla realizzazione di appositi canili pubblici destinati ad accogliere e nutrire i cani randagi.  Anche la regione Campania non è rimasta insensibile e sembra che abbia dato il via ad un programma straordinario di risanamento dell’intero territorio del Parco attraverso veri e propri censimenti sia dei cinghiali che dei cani per poter far partire azioni di prevenzione con la presenza anche di operatori faunistici. Ma queste potrebbero essere soltanto chiacchiere politichesi, ciò che conta oggi è affrontare il problema per cercare di risolverlo o almeno di limitarlo tenendo in buon conto che i cani randagi attaccano più spesso l’uomo rispetto ai cinghiali che lo fanno solo in caso di pericolo. Le idee in campo sono tante, ora tocca innanzitutto al presidente del Parco passare dalle parole ai fatti, nella valutazione complessiva del fenomeno tra cinghiali e cani e non soltanto cinghiali, prima che accada l’irreparabile.

Per quanto riguarda i cani domestici val la pena di segnalare, in chiusura, il provvedimento adottato per ordinanza comunale dal sindaco di Amalfi a carico di un suo cittadino che aveva incautamente lasciato libero il “dogo argentino” di sua proprietà che aveva aggredito un 33enne nel cimitero. Ebbene l’incauto proprietario è stato condannato ad iscriversi ad un corso di formazione per la conduzione e la detenzione dell’animale presso il servizio veterinario della Asl e il cane è stato spedito in una struttura autorizzata al ricovero di cani di indole problematica e aggressiva. Tutte le spese, naturalmente, a carico del proprietario dell’animale. Quindi anche i singoli sindaci, come il presidente Pellegrino, hanno gli strumenti per imporre una maggiore educazione ai cittadini irrispettosi delle leggi e del comune senso del vivere civile.

NOTA: Proprio in chiusura di questo articolo e del giornale apprendo, casualmente, leggendo Ondanews.it che il sindaco di sassano Tommaso Pellegrino ha emanato un articolato e ben congegnato regolamento per la cura e la custodia dei cani padronali. Lo ringrazio vivamente per aver preso almeno un piccolo spunto dalla mia vicenda personale che gli avevo debitamente segnalato; a volte anche i giornalisti servono a qualcosa. Non ringrazio, invece, l’ufficio stampa del Comune di sassano che continua ad ignorare l’esistenza di questo giornale online che ha pari dignità degli altri esistenti sul territorio. Oltretutto chi organizza la diffusione delle notizie per conto del Comune dimostra poca sensibilità e non conoscenza di una delle regole fondamentali della comunicazione: anche i pochi lettori di unn giornale come questo hanno gli stessi diritti dei moltissimi lettori di Ondanews, soprattutto in considerazione del fatto che l’ordinanza del sindaco Pellegrino attiene un problema di largo interesse che non può essere vincolato alla volontà di un singolo.

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