FARMACIA DI MURIA: UN CONSIGLIO AL GIORNO QUAL’E’ LA GIUSTA VALUTAZIONE DEL PSA

 

di Alberto Di Muria (farmacista)

PADULA – Una delle analisi cliniche di cui si parla maggiormente, e la cui significatività è però più discussa, è la valutazione della concentrazione nel sangue dell’Antigene Prostatico Specifico (Prostate Specific Antigen – PSA), una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata. Alti livelli di PSA si riscontrano durante varie malattie prostatiche, come il tumore della prostata, l’ipertrofia prostatica benigna e varie forme di prostatite. Per questa è invalsa l’associazione tra patologia neoplastica alla prostata e alti livelli di PSA, cosa che non è sempre vera.

Infatti l’antigene prostatico specifico è proporzionale all’attività della ghiandola, alle sue stimolazione esterne ed alla sua dimensione: è quindi un marcatore dell’attività prostatica e non direttamente un marcatore tumorale, anche se una connessione esiste perché la ghiandola ammalata aumenta l’attività secernente. Però il PSA può aumentare per cause diverse da quella dell’attività tumorale.

Un fattore complicante è l’ipertrofia prostatica, una risposta adattativa cellulare che compare con l’avanzare dell’età. Sintomi ostruttivi si verificano più frequentemente tra i 60 ed i 70 anni, quando il 65% degli uomini presenta un’ipertrofia prostatica, dovuta alla proliferazione anomala del tessuto muscolare o connettivale che circonda i condotti delle ghiandole. Un fenomeno, quindi, assolutamente benigno e fisiologico. Proprio la grande diffusione dell’ipertrofia prostatica spinge molti ricercatori a definire dubbio l’uso del singolo valore di PSA come screening per la prevenzione del tumore prostatico: che senso avrebbe, infatti, se già il 65% degli uomini sopra i 60 anni ha una ghiandola più grande del normale che genera un PSA sopra il normale? Infine, occorre considerare anche la risposta biologica individuale.

Ma allora, quale può essere l’uso più intelligente dell’analisi del PSA? Una risposta può venire da una metodica nuova e fino ad ora poso usata: la curva di andamento.

Il concetto è semplice: suggerire un periodico autocontrollo del cliente disegnando una linea di andamento del PSA del singolo paziente, da cominciare ad un’età relativamente giovane del paziente ed in assenza di sintomi di prostatite e proseguendo con semplici controlli ogni 6 mesi. Con questa metodica è possibile rendere il PSA un buon relatore dello stato di attività ghiandolare del singolo paziente. Questa metodica è valida sia per il laboratorio convenzionale che per l’autodiagnostica in farmacia.

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