GENOVESI: dall’economica europea alla politica dei nostri giorni !!

 

Aldo Bianchini

CASTIGLIONE del GENOVESI (SA) – Il travaglio dell’economia ha attraversato da sempre la storia dell’umanità e nei secoli dei secoli si è perpetrato con minore e/o maggiore intensità e profondità a seconda delle epoche che si succedevano l’una all’altra in un gioco senza fine. A parlare di questo travaglio ci hanno provato in tanti e molti studiosi si sono accavallati nel propinare semplici e stringenti giudizi o ricette più o meno risolutive del rapporto intenso e, spesso, perverso che è esistito ed esiste tra la stessa economia e il suo fruitore finale che dovrebbe essere lo stato sociale, cioè la gente comune in tutte le sue composizioni e diramazioni. Non è stato sempre così ed ecco perché pochissimi intellettuali, profondi conoscitori delle politiche economiche globali, hanno potuto lasciare il loro segno nella storia dell’umanità.

Uno di questi intellettuali, studiosi di economia, è senza dubbio l’abate Antonio Genovesi (nativo di Castiglione) che con il suo pensiero ha attraversato l’intero 18° secolo d.C. rimanendo ancora oggi un personaggio tutto da esplorare per capirlo fino in fondo. Sicuramente Antonio Genovesi ha lasciato un segno profondo nella storia dell’umanità e il suo pensiero è tuttora attualissimo ancorchè non ancora interamente applicato in tutte le economie del mondo. Può apparire, leggendo i suoi scritti, che Genovesi dicesse (dalla sua cattedra universitaria di economia) e scrivesse (nei numerosi volumi prodotti anche in forma leggermente contraddittoria) delle cose ovvie; non è così e la prova è data dal fatto che sulle sue teorie e sulle sue soluzioni l’umanità ha sfornato personaggi di prima grandezza a livello politico democratico e dittatoriale, ha dato vita a due rivoluzioni industriali (la terza è in pieno svolgimento !!) e, purtroppo, anche a due cruente guerre mondiali, senza riuscire a risolvere l’enigma ed a rispondere alle domande che Genovesi poneva con semplicità e cioè che dall’economia triste (privilegio per pochi) bisognava passare all’economia gioiosa e gloriosa per allargare quanto più possibile la piattaforma dei “benefici per tutti”.

A dare delle risposte o, quanto meno, a fornire degli elementi ulteriori di informazione e di dibattito ci ha provato il docente-scrittore Pietro Guzzo cresciuto all’ombra della Chiesa dell’Assunta  (dove, si dice, sorgesse la casa natale calabrese in Celico di Gioacchino da Fiore, abate – teologo e scrittore italiano) e maturato al sole del pensiero genovesiano nella splendida ed accogliente vallata sui monti picentini di Castiglione del Genovesi. L’opera di Guzzo (denominata “Antonio Genovesi e l’economica europea”) è di una rilevante importanza perché riesce, lontana da rituali e stanche celebrazioni, a mettere in risalto innanzitutto la “figura dell’uomo e dello studioso” e la proiezione che questa figura ha avuto nei diversi Paesi europei in cui è in atto un’attenta riscoperta degli studi genovesiani, non solo a livello universitario ma anche, se non soprattutto, come metodo nuovo applicato all’economia di quei Paesi. Un lavoro attento e profondo, quello di Pietro Guzzo, che si inerpica lungo sentieri alquanto difficili anche nell’accostamento delle due figure (Gioacchino da Fiore e Genovesi) che hanno caratterizzato per molti punti in comune la sua formazione complessiva partendo da quella giovanile per finire a quella della maturità. Lo ha ammesso lo stesso autore quando, nel corso del suo intervento, ha detto che l’opera è nata dal semplice ritrovamento e, quindi, riscoperta di una sua tesina di laurea fatta più per accontentare sua moglie (conosciuta nell’ufficio matricole il primo giorno di iscrizione all’università) che per rappresentare la figura dell’abate che dopo molti anni lo avrebbe preso e coinvolto in uno studio profondo e meticoloso.

Ed è proprio sulla figura, più che sulla speculare opportunità politica che quotidianamente promana Antonio Genovesi ad oltre trecento anni dalla sua nascita (1° novembre 1713), che il sindaco di Castiglione del Genovesi, dott. Matteo Generoso Bottigliero, ha incentrato la sua azione politico-amministrativa fin dal primo giorno del suo insediamento come primo cittadino castiglionese. Giorno dopo giorno ha superato ostacoli incredibili (sfratto del Centro Studi Genovesi e indifferenza voluta e/o indotta della gente del luogo) per rispolverare, riproporre e consolidare la figura storica ed internazionalmente conosciuta e riconosciuta del suo illustre concittadino vissuto lungo tutto l’arco del 1700.

Di questo si è discusso sabato mattina, 15 luglio 2017, nella sala consiliare del Comune di Castiglione per la presentazione dell’opera di Pietro Guzzo; la relazione ufficiale l’ha svolta Pino Acocella (professore ordinario di teoria generale del diritto presso la Federico II di Napoli) che con la sua solita verve dialettica ha tratteggiato i punti salienti dell’eminente figura dell’abate castiglionese. “La figura di Antonio Genovesi continua –per la forza e vastità del suo sapere e per la rilevanza del suo pensiero per lo sviluppo della scienza economica- a suscitare l’interesse di studiosi e di estimatori in una misura che non accenna a decrescere”, queste in sintesi le parole dell’illustre cattedratico. Era stato preceduto dai saluti ufficiali del sindaco Bottigliero e del presidente del Centro Studi “A. Genovesi” dott. Alberto Vitolo. Ha fornito il suo contributo, come sempre molto specifico e significativo, l’on. Guido Milanese, seguito da un intervento (a dir poco sopra le righe !!) del prof. Ambrogio Ietto, ed infine poche parole sono state pronunciate anche dal parroco della comunità castiglionese “don Carmine Voto”. Per la cronaca è intervenuto, brevemente, anche l’ex sindaco Mario Camillo Sorgente che ha salutato con favore l’ennesima manifestazione pro Genovesi.

E veniamo all’intervento del prof. Ambrogio Ietto che ho, eufemisticamente, definito “sopra le righe”. Non mi è piaciuto perché è apparso, almeno ai miei occhi, come un intervento quasi preordinato (non voglio dire premeditato) a destabilizzare l’opera del sindaco o peggio ancora a dimostrare la sua insipienza nell’azione di ricostruzione della figura di un immenso studioso nato, forse per caso, a Castiglione del Genovesi. E’ vero che il prof. Ietto ha cercato di dare al suo intervento una chiave di lettura più provocatoria che sanzionatoria e tranciante, ma gli effetti sono stati esattamente quelli che ho testè descritto. Tanto è vero che il sindaco è stato, suo malgrado, costretto a riprendere la parola per rintuzzare puntualmente tutte le affermazioni del riconosciuto “uomo di cultura” (qual è Ambrogio Ietto) ed a snocciolare le sue innumerevoli azioni concrete messe in atto in appena tre anni per rivalutare la figura dell’abate; partendo dal salvataggio della sede del Centro Studi per arrivare alla convenzione con l’Università di Salerno/Fisciano che potrà usufruire dei “luoghi genovesiani” per corsi di studi sul complesso personaggio, fino al gemellaggio con la città di Assisi in modo da portare la figura del Genovesi accanto a quella mitica di San Francesco.

Alla fine l’evidente strappo si è ricomposto (e non poteva essere altrimenti !!) e il bravissimo Pietro Guzzo ha potuto viaggiare con la sua fantasia ed a trascinare tutto il pubblico presente per le vie genovesiane e fiorane tuttora complesse, intriganti e stimolanti per un immaginario collettivo sempre alla ricerca di momenti culturali forti ed illuminanti.

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