San Matteo 2017: nascita e consolidamento della dinastia deluchiana … verso l’immortalità

Aldo Bianchini

SALERNO – Tutti gli oppositori veri (pochissimi !!) di Vincenzo De Luca, compreso me stesso, devono farsene una ragione: De Luca è invincibile, De Luca è un kaimano, De Luca seppure delirante è immortale. Punto.

La trovata sulla sua immortalità non l’ho inventata io ma l’ha scritta il mai tanto ricordato, come invece avrebbe meritato, giornalista Luigi Del Pizzo (morto nel gennaio 2015), telegiornalista d’eccezione dalle frequenze di Telecolore con oltre cinquemila tg letti e commentati in diretta (poi scaricato e trattato malissimo dalla sua amata Telecolore, ma questa è un’altra storia). Del Pizzo, attraverso la cronaca condotta e raccontata in maniera assolutamente diversa dagli altri, ha storicizzato momenti importanti della vita di una città riuscendo a confezionare anche capolavori del giornalismo locale.

Ebbene Del Pizzo, per ingigantire ironicamente la figura di De Luca operò di fantasia e spostò in avanti nel tempo, come una sorta di tuffo nel futuro, la processione di San Matteo e la collocò nell’anno di grazia del 2393 (trecento anni dopo l’avvento al potere del kaimano) per descrivere la presenza e l’azione dei due personaggi (Mons. Pierro e De Luca) che dal 1994 al 2010 hanno caratterizzato, nel bene e nel male, la processione più seguita dai salernitani rendendola molto più popolare e populista rispetto agli anni precedenti al 1993 ed a quelli successivi al 2010 quando mons. Gerardo Pierro fu costretto per le note vicende giudiziarie a rassegnare le dimissioni dal suo mandato pastorale (forse unico caso in Italia !!). Dopo il 2010, lentamente, si è aperta la frattura tra il Comune e la Curia, meglio sarebbe dire tra i portatori del Santo Patrono e la Curia se non fosse per il fatto che i portatori sono stati, e sono, chiaramente pilotati dagli esponenti-messaggeri del Municipio. Non dimentichiamo che ci fu anche una rivolta contro il nuovo arcivescovo, Mons. Luigi Moretti, dimostratosi incapace di gestire il difficile equilibrio popolare e populistico che a tutti i costi pretende l’entrata di San Matteo nell’atrio del palazzo di città la sera della processione. Quanto è mancata in questi anni l’arte della mediazione di mons. Comincio Lanzara ? moltissimo, don Comincio è stato unico nel suo genere ed ha operato sempre e soltanto in favore della comunità parrocchiale e curiale. Purtroppo è caduto in disgrazia insieme all’arcivescovo emerito “don Gerardo” sulla spinta delle correnti intestine che hanno pilotato il nuovo arcivescovo e l’intera Curia nella direzione opposta a quella costruita con tanta fatica dai suoi predecessori.

Ma ritorniamo a Luigi Del Pizzo che agli inizi degli anni 2000 fu letteralmente fatto fuori dalla governance di Telecolore e se non fosse stato per Cronache (diretto da Tommaso D’Angelo) non avrebbe trovato spazio neppure per scrivere un rigo. Ma ecco cosa scrisse il grande Gigi  nel lontano  4 ottobre del 2006:  

Salerno, 21 settembre 2393. Ricorre oggi la festività di San Matteo, patrono della città. Secondo una tradizione millenaria, alle ore 18, partirà dal Duomo la processione che avrà il seguente percorso: a sinistra per Via Mercanti, Piazza Alfonso Gatto, Corso Aldo Moro, Via Adolfo Cilento, Corso Garibaldi, Via Roma, Piazza Matteo Luciani, Largo Giuseppe Ragno, Via Luigi Pirandello (la ex Via Antonio Bottiglieri, che fu presidente della commissione toponomastica dal 5 novembre 2001 al 30 maggio 2007), Largo Campo, Via Da Procida, di nuovo in Via Mercanti per far ritorno in Cattedrale. La novità di quest’anno è rappresentata dal fatto che la processione si aprirà con la statua di San Gerardo Pierro che fu arcivescovo di Salerno dal 1992 al 2046, un prelato buono e mite, di grande valore e di grande fede che portò la Chiesa salernitana al più alto grado di splendore. Come al solito, il folto gruppo delle autorità cittadine immediatamente dietro le statue. In prima fila il sindaco Cosimo De Luca discendente della dinastia De Luca che, con il capostipite Vincenzo, conquistò Salerno il 5 dicembre 1993 dopo una dura battaglia con la famiglia Acocella che pure vantava docenti universitari prestigiosi ed ecclesiastici di rango”.

E racconta della dinastia De Luca il bravo Del Pizzo, e lo fa con una sana ed inattaccabile ironia dicendo che  “Vincenzo, il capostipite, laureato in filosofia, uomo colto, sensibile, di buone letture (Gramsci, Togliatti, Croce, Gobetti, Pirandello, Ibsen, Leopardi, Montale) consegnò alla storia il suo nome e quello della sua casata, il suo valore, la sua tenacia, il suo coraggio. Fu il Padre del Rinascimento Salernitano …. Guadagnando ben cinque soprannomi: Vincenzo il Duro, Vincenzo il Padrone di Salerno, Vincenzo il Rinascimentale, Vincenzo l’Uomo dell’acquedotto romano, e Vincenzo il Signore della scossa. Il suo record resiste ancora oggi (siamo nel 2393) … fece costruire numerose ed importanti opere, tra cui una piazza immensa con un colonnato di alabastro purissimo nell’area prospiciente la spiaggia di Santa Teresa. Le ha dato il nome di Piazza del Popolo. Da tre secoli è Piazza Vincenzo de Luca”.

E la descrizione della festa di San Matteo del 2393 continua così: “… alle ore 10 un’imponente parata militare, alle 13 il discorso del sindaco Cosimo De Luca per l’inaugurazione del monumento alto otto metri dedicato al capostipite Vincenzo. Sul frontespizio una frase che Tucidide fece dire a Pericle e che passò a Vincenzo il capostipite: <Siamo capaci nello stesso tempo di rischiare e di valutare il rischio in anticipo>”.

Poi l’indimenticabile Luigi Del Pizzo riporta uno stralcio del discorso del sindaco Cosimo: “Il tempo delle rendite di posizione è finito da tre secoli per tutti, continueremo a fare le barricate anche contro il PD, andremo avanti per la nostra strada, con forza, per Voi”. E giù l’applauso scrosciante delle povere truppe cammellate. Per loro ormai De Luca è un mito, tra delirio e immortalità. Continuano gli applausi e le grida di incoraggiamento mentre arrivano le luci soffuse della sera”.  

Siamo capaci nello stesso tempo di rischiare e di valutare il rischio in anticipo”, una frase storica che si attaglia perfettamente alla cronaca che il kaimano riesce a dominare da par suo con conferenze stampa anticipatorie di eventi che puntualmente si verificano qualche mese o qualche anno dopo; una peculiarità che ha trasmesso, pari pari, ai figli Piero e Roberto che dal 2001 in poi hanno iniziato l’opera di consolidamento e di crescita della loro dinastia che, come ipotizzato da Del Pizzo, sarà molto verosimilmente ancora viva e potente nel 2393, ben trecento anni dopo la sua nascita.

Ecco perché scolorisce e perde di peso la pur lucida e a tratti satirica dichiarazione di Aniello Salzano resa a Il Mattino di qualche settimana fa; contro una dinastia è troppo poco, serve altro, tanto altro, altrimenti davvero fra trecento anni ci ritroveremo sempre con qualche De Luca tra i piedi. Anche l’attuale mediazione di Piero De Luca per la processione di San Matteo va vista e riletta alla luce di quanto ho scritto, anche perché Aniello Salzano una considerazione doveva fare e non l’ha fatta: “Se il sindaco, l’amministrazione comunale e le istituzioni glielo consentono, e fino a quando la massa del popolino lo voterà, è assolutamente giusto che lo faccia e che continui a schiacciare come un rullo compressore tutti i suoi presunti avversari che ormai hanno perso ogni dignità.

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