Un milione di lettori per … “I promessi sposi”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Qualche giorno fa questo giornale ha superato la soglia di un milione di persone che hanno letto gli articoli (e ben 1.900.000 persone che hanno aperto e sfogliato il giornale fermando la loro attenzione soltanto ai titoli ed agli occhielli) dalla sua nascita con la prima edizione avvenuta il 1° luglio del 2011 con l’articolo denominato “Benvenuto a …” dedicato, come si usa in tutte le buone famiglie, ai lettori che ci auguravamo dover essere in tantissimi nel corso dei mesi e degli anni successivi.

Io, la direttrice editoriale e l’intera redazione, pensammo e scrivemmo poche parole per quell’evento, per noi, straordinario: “”Questo giornale, cari amici, nasce animato dalla buona fede. Noi non vogliamo insegnarvi nulla ma, liberamente, esprimervi le nostre opinioni. Qui non troverete nessun giornalista superbo, nessun giornalista saccente. Vogliano soltanto avere l’onore della vostra attenzione, il piacere del confronto amichevole con voi. Noi non siamo un giornale di parte, siamo il giornale di tutti! Noi siamo con voi e con i vostri problemi. Ci conosceremo e ci stimeremo””.

Ci sembravano e mi sembravano le parole giuste per dare il via ad un’avventura che sapevamo molto diversa dal contesto generale appartenente al mondo del web ed infarcito di milioni e milioni di notizie senza la minima traccia o il minimo straccio di “approfondimento”, una parola che non soltanto il web ma il giornalismo in genere sembra avere smarrito per strada.

Ma sapevamo anche che la parola approfondimento è una parola che pesa molto, soprattutto quando la si vuole pubblicizzare in maniera sobria ma efficacemente indipendente e lontana da tutti gli stereotipi esistenti; così come sapevamo che avremmo incontrato mille e mille difficoltà che, tra tante altre difficoltà, abbiamo però superato e finalmente abbiamo raggiunto la magica cifra (almeno per noi !!) di un milione di lettori.

Sappiamo benissimo che un milione di lettori, o due milioni di contatti, nel mondo del web rappresentano poco, se non addirittura quasi niente; ma siamo fieri del traguardo raggiunto in funzione del fatto che il web e il mondo del giornalismo online sono lontanissimi dall’approfondimento delle notizie e, soprattutto, dall’espressione del proprio pensiero attraverso le notizie. E non c’è momento migliore dell’espressione del proprio pensiero per esaltare la libertà che ognuno di noi (giornalisti e lettori) dovrebbe curare e tutelare, sempre e comunque.

Non ci siamo mai ritenuti immuni dagli errori, anche quelli più vistosi e spesso sottovalutati nella loro essenza e nella loro cattiva propalazione verso il mondo esterno; siamo coscienti di averne commessi molti, tutti in maniera assolutamente non voluta; soprattutto quando abbiamo toccato le personali e private sensibilità dei personaggi che, nostro malgrado, abbiamo dovuto raccontare. Non ci siamo mai lasciati intimidire o, peggio ancora, condizionare dalle persone e dagli eventi che siamo stati capaci di affrontare a viso aperto mettendoci la faccia ed accollandoci tutte le responsabilità.

Abbiamo fatto questo in piena coscienza così come abbiamo, in assoluta libertà, pubblicato anche tutti i commenti negativi sugli articoli che hanno spinto i lettori ad un giudizio critico con la segreta speranza che il lettore capisse anche la necessità da parte nostra di interpretare la notizia che diamo per non circoscrivere l’approfondimento ad un mero racconto cronachistico, semmai ampliato nella sua genesi, e niente più; la libertà di pensiero che noi pretendiamo la offriamo anche agli altri a patto che il contenuto dei commenti sia almeno rispettoso dell’etica e del decoro.

A dimostrazione della nostra trasparenza in merito ai commenti negativi pubblicati ecco l’ultimo episodio di una lunga serie che abbiamo registrato qualche giorno fa quando due lettrici, credo anonime, a commento dell’articolo “I promessi sposi” dedicato a due ragazzi di Sassano che convolavano a giuste nozze hanno postato le seguenti frasi:

  • Rosanna Gucciardo – 01.09.18 alle 20.55: Gentile Direttore, leggo l’articolo del vostro giornale che cita nel titolo “I promessi sposi”. Fatto salvo che invio ai due novelli Renzo e Lucia sinceri e calorosi auguri, consiglierei ai suoi redattori di non citare opere che, inspiegabilmente, non conoscono. Informi il suo giornalista che i due giovani manzoniani si sono sposati, dando adito anche a maldicenze che hanno spinto Renzo a cambiare paese. Cordialmente. Rosanna Gucciardo
  • Carmen Mazzone – 02.09.18 alle ore 14.41: Giuro che non è per far polemica…ma l’autore di questo pur bell’articolo lo ha letto “I promessi sposi”?

Alcuni lettori (pochissimi in verità, non più delle dita di una mano), tra i quali anche un sacerdote apparentemente molto saccente, hanno pesantemente ironizzato sulla vicenda de “I Promessi Sposi” che io personalmente nell’articolo ho affermato non essersi mai sposati o, almeno, di essere rimasti nella sospensione di un’attesa eterna.

Innanzitutto rassicuro le due gentili lettrici (per me, ripeto, anonime) ed anche il sacerdote di aver letto più volte il romanzo e di essere io l’autore dell’articolo; li rassicuro anche sulla corretta interpretazione del loro modo di leggere ed analizzare i promessi sposi di Alessandro Manzoni, un modo riconducibile al nostro sistema scolastico ormai obsoleto e legato a tradizioni nozionistiche del passato; è vero che i due promessi Renzo e Lucia alla fine delle loro disavventure convolarono a nozze (non tanto giuste !!) anche se all’avvenimento, ed ai fatti che seguirono, il grande romanziere lascia uno spazio nella sua opera davvero molto ridotto rispetto alle centinaia di pagine descrittive degli ostacoli che incontrarono sul loro cammino; quasi a voler dire che il vero romanzo è quello e che in definitiva il loro matrimonio era poca roba e, comunque, non degna di essere raccontata (almeno in quella stesura del romanzo che riguardava altro) perché naufragò subito sotto un mare di polemiche e di calunnie e che la loro vera storia, quella nuda e cruda, finiva quando finirono le angherie e i soprusi da parte “”dell’indecifrabile Innominato, del truce don Rodrigo, del confusionario avvocato Azzeccagarbugli, dei minacciosi Bravi pronti a godere degli avanzi della tavola del signore, o del titubante don Abbondio (quasi come il sacerdote che ho citato nel precedente capoverso) a metà strada tra il padrone e il popolino””. E lo scrittore si lasciò quasi andare ad una descrizione parziale e comunque molto ridotta del matrimonio e, forse, si ripromise tra se e se di scrivere un altro romanzo sulla conclusione della vita dei due promessi sposi che hanno colpito l’immaginario dei lettori degli ultimi 191 anni (ovvero fin dal momento della prima stesura del romanzo).

Accostare, pari pari, la storia di Renzo e Lucia a quella di Giovanna e Paolo (i nostri due giovani sposi) mi appariva, da giornalista, troppo scontato ed anche falsificante; perché se non conosciamo la fine della storia del Manzoni, sappiamo, invece, benissimo che i due giovani di oggi si amano davvero, non hanno incontrato difficoltà e vivranno sicuramente felici con una famiglia viva e palpitante.

Tutta qui la licenza giornalistica utilizzata, come metafora, nel mio articolo; almeno io la penso in questo modo e non dovendo seguire schemi strettamente scolastici e riduttivi a livello nozionistico, ho spaziato con l’immaginazione.

La pubblicazione dei due commenti delle anonime lettrici (se non sono anonime si facessero vive perché potrebbero essere utili alla crescita culturale di questo giornale !!) non era obbligatoria; lo abbiamo comunque fatto (come abbiamo sempre fatto) per dare ad ogni lettore la possibilità di esprimere le proprie idee e i propri pensieri (attraverso un giornale e non sui devianti social) anche quando questi non collimano perfettamente con il nostro modo di vedere, anche fantasioso, gli accadimenti che la cronaca ci offre ogni giorno e che noi amiamo commentare; cosa che ormai non fa più nessuno.

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