CASCINA: la comunità valdianese in Toscana tra personaggi e vicende del Vallo di Diano

 

Aldo Bianchini

CASCINA (PI) – Quando parliamo delle comunità locali trapiantate ed incrementate in varie zone d’Italia ed in molti Paesi del mondo lo facciamo sempre con una certa superficialità, soprattutto quando più specificamente alludiamo a quello strano e spesso incompreso (per noi !!) “attaccamento alle radici” che sfocia nel più conosciuto “senso di appartenenza”  che esplode in tutti noi, ad esempio, soltanto quando la nazionale italiana vince qualche importante partita di calcio.

Questa mancanza di qualcosa, di indefinibile e misto alla volontà di fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di tenere in piedi quel desiderio di ritornare in determinati luoghi, di rivedere persone o rivivere certe sensazioni in Brasile la chiamano molto semplicemente “saudade”, una parola che non è facilmente traducibile in italiano; una parola che noi tutti abbiamo, però, più volte pronunciato quando negli anni ’60 alcuni calciatori brasiliani incominciarono a calcare i nostri campi di gioco e, spesso, erano costretti a far ritorno in patria proprio a causa della saudade. La saudade non è “nostalgia”, è qualcosa di molto più grande e più complesso, un qualcosa che attiene la sfera psicologica-caratteriale e sentimentale di ognuno di noi e che caratterizza la sua promanazione esterna con atteggiamenti e intensità completamenti diversi dall’uno all’altro.

Dal Vallo di Diano alla Toscana intercorrono poco più di 700 chilometri, quindi due località e/o due regioni abbastanza vicine; ed è proprio questo che ci fa capire che non è assolutamente la distanza a produrre l’irrefrenabile desiderio del ritorno alle origini, non al passato (si badi bene !!) ma alle origini, perché dal passato tutte le comunità trapiantate altrove si sono ampiamente staccate in forza di scelte attente, meditate e praticate per migliorare non solo la qualità della vita personale ma anche, se non soprattutto, per tagliare definitivamente i ponti con il passato di ognuno. La famosa “valigia di cartone”, ottimamente descritta dal prof. Nicola Femminella in un suo famoso libro, stava a significare proprio questo: ci si allontanava dalle radici per trapiantarne di nuove in località e Paesi a dir poco sconosciuti.

Quella di tanti anni fa fu una migrazione completamente diversa da quella che oggi un po’ tutti definiamo come la “fuga dei cervelli”, nel senso che giovani professionisti emigrano quasi in massa verso Paesi più promettenti sul piano squisitamente ed esclusivamente di carattere scientifico-professionale; oggi siamo un po’ tutti “cittadini del mondo” nel senso di quell’ampliamento ed abbattimento delle frontiere nell’ambito del fenomeno che è già passato alla storia come “ambito globale” e non più localistico.

Prima, invece, era tutta un’altra storia e quelle migrazioni nacquero per spostare l’asse di equilibrio tra le classi consolidate-dominanti e tendenti alla conservazione dei propri privilegi, e quelle meno abbienti che si lanciarono alla ricerca di nuove frontiere in grado di garantire il salto di qualità verso attività lavorative, tecniche e professionali che nei luoghi di origine difficilmente sarebbero state conquistate. Ed assistemmo ad un investimento programmato sul futuro dei figli da parte di genitori quasi tutti provenienti dal duro lavoro agricolo e desiderosi di assicurare alle generazioni future quel punto di equilibrio che fino a quel momento era mancato vuoi per difesa delle “caste” e vuoi per una naturale difficoltà economica che premeva verso il basso intere e numerose classi sociali.

Ecco, questa gente ho avuto la fortuna di incontrare in  un week-end, tra il 19 e il 21 ottobre scorso, a Cascina in provincia di Pisa grazie all’attivismo sensibile e produttivo dell’Associazione Amici del Vallo di Diano, presieduta dal suo promotore dr. Gesualdo Russo (nativo di Sassano e storico dirigente della Piaggio di Pontedera) in provincia di Salerno. Ed in tutta sincerità devo ammettere che se non avessi conosciuto questi “signori dell’accoglienza” non avrei mai capito fino in fondo l’attaccamento alle radici e il senso di appartenenza. E dalle parole del presidente ho avuto conferma anche della fondatezza del ragionamento svolto con questo articolo; cioè che ognuno di loro appartiene a quella sfera di migrazione tipica degli anni ’60 e non a quella giovanile di oggi; loro non sono cittadini del mondo e per questo amano e ricordano le loro origini, con un po’ di nostalgia ma senza rimpianti per le scelte fatte in maniera meditata e praticate in piena consapevolezza.

Signori dell’accoglienza, ho scritto e lo confermo con forza; non mi era mai capitato di ricevere un’ospitalità genuina e perfetta ed al tempo stesso non invasiva; discreta e signorile  la loro disponibilità, tanto da lasciare addirittura perplessi per il modo educato e signorile con cui è stata offerta all’intero gruppo giunto dal Vallo di Diano.

Eravamo in quattro; oltre al sottoscritto c’erano Michele D’Alessio (giornalista-reporter), Pietro Cusati (già dirigente amministrativo del Ministero della Giustizia, attuale giudice tributario e decano dei giornalisti del Vallo) ed Emilio Sarli (avvocato e scrittore); la mission era di quelle speciali con connotazioni prettamente culturali. L’occasione è stata data dalla presentazione, richiesta e concordata con il presidente Russo, di tre opere letterarie dello scrittore Emilio Sarli che hanno come sfondo, sia nei romanzi che nel libro tecnico-scientifico,  “Personaggi e vicende del Vallo di Diano” e che passano sotto i titoli di:

  • Bonifica nella Valle del Tanagro (Laveglia & Carlone Editore);
  • Maria de Cardona – La decima musa del Parnaso (Youcanprint Editrice);
  • Giulio Cesare La galla – Un aristotelico che dialogava con Galilei (Laveglia & Carlone Editore).

L’incontro-presentazione, celebrato sabato mattina 20 ottobre nell’aula magna della biblioteca dell’Istituto Scolastico Pesenti di Cascina, è stato mirabilmente condotto da Pietro Cusati (detto Pierino) che è riuscito a mettere insieme i vari tasselli del puzzle finalizzato a rappresentare le radici e le emozioni provenienti dal Vallo di Diano con le attese di chi ha lasciato da tempo quei luoghi incantevoli senza abbandonare rapide e brevi incursioni territoriali. Il resto lo ha fatto il presidente dell’Associazione Gesualdo Russo (detto Aldo) il quale, visibilmente commosso, ha trasferito pari pari le sue emotive sensazioni agli studenti presenti in sala che nulla sapevano del Vallo di Diano e che hanno avuto modo si vedere per la prima volta attraverso le immagini (sapientemente preparate da Michele D’Alessio) proiettate sul maxi schermo alle spalle dei relatori. Il prof. Tramonti, delegato dalla preside a rappresentare l’istituto scolastico, ha aggiunto del suo catturando la sensibilità degli studenti più interessati a scoprire quale nesso potesse esserci tra la bonifica del Vallo di Diano e l’enorme bonifica della Maremma Toscana, tuttora in atto con grande dispendio di mezzi e di risorse.

La ciliegina sulla torta l’ha messa, ovviamente, il protagonista centrale dell’avvenimento; parlo di Emilio Sarli che, pur incapsulato nei tempi stretti delle esigenze scolastiche, ha fatto venire alla luce quel filo conduttore, una sorta di fil-rouge, per dare il senso giusto alla missione in terra toscana. E Sarli è riuscito in pieno a centrare l’obiettivo dando molto rilievo sia alle storie apparentemente individuali di Maria de Cardona e di Giulio Cesare La Galla che alla storia idrogeologica di un intero territorio attraverso, nei primi due casi, il loro legame con il Vallo di Diano ma anche con quello pisano per le note corrispondenze “elettive” da parte della Cardona con i reami del tempo e da parte di La Galla direttamente con il pisano Galilei e nel terzo caso le azioni passate e presenti inerenti le azioni di bonifica molto diffuse nell’intero Paese e spesso omologhe almeno negli aspetti tecnici fondamentali; lo scrittore Sarli le ha sapientemente collegate le azioni di bonifica a quelle più generali afferenti anche altre discipline del sociale, della politica e dell’economia.

In altri due articoli, firmati dal collega D’Alessio e pubblicati sempre su questo giornale nelle scorse settimane, sono stati trattati gli aspetti di cronaca della missione toscana; a questo punto è difficile ringraziare tutti gli “amici del vallo di Diano” in terra di Cascina per la loro stupenda accoglienza; ringrazio, anche a nome di Pietro Cusati – Emilio Sarli e Michele D’Alessio, il presidente Gesualdo Russo che rappresenta tutti gli iscritti alla sua efficiente associazione.

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