Salerno e il cinema: Elvira Notari

del dr. Vincenzo Mele

Elvira Notari, nel film "In principio fu la canzone" del 1906

SALERNO – Il cinematografo nacque nel 1895 grazie ai fratelli Lumière e l’invenzione portò i due provenzali in giro per l’Europa e per il Mondo. Tra i paesi che beneficiarono in prima battuta dell’invenzione transalpina furono l’Inghilterra, la Germania, gli Stati Uniti, il Brasile e l’Italia: venne presentato in città come Roma, Milano, Bari, Napoli e Palermo. Il cinema toccò anche la città di Salerno e tra le figure eminenti della città è sicuramente Elvira Notari, la prima donna attrice e regista in Italia.
Nata come Maria Elvira Giuseppa Coda a Salerno il 10 Febbraio 1875, frequentò il magistrale, allora definita Scuola normale. Dopo aver conseguito il diploma, iniziò la carriera di insegnante che proseguì fino al 1902, quando, con la famiglia, si trasferì a Napoli, dove lavorò come modista. A Napoli incontrò il fotografo Nicola Notari che divenne suo marito. Iniziò a lavorare nel mondo del cinema nel 1906 fondando, insieme al marito, la “Dora Film” la prima casa di produzione cinematografica in Italia. Parallelamente lavorò come attrice e come regista ed esordì con la pellicola “Gli arrivederci” nel 1906, seguita da altri film come “Il processo Cuocolo” del 1909 e “La figlia del Vesuvio” del 1910. Recitò nel film muto “Quo vadis?” del 1913 di Enrico Guazzoni e ne “Gli ultimi giorni di Pompei” di Eleuterio Rodolfi. La “Dora Film” inizialmente produceva lungometraggi tratti da romanzi d’appendice di una certa popolarità, da fatti realmente accaduti nell’hinterland partenopeo o da classici della canzone napoletana come nei casi di “A Marechiare ‘nce sta ‘na fenesta” del 1914, “Ciccio, il pizzaiuolo del Carmine” del 1916, “Il nano rosso” del 1917 tratto dall’omonimo romanzo di Carolina Invernizio e “Medea di Porta Medina” del 1918 tratto dall’omonimo libro di Francesco Mastriani.

la bella Elvira Notari, alla macchina da presa nelle vesti di regista

Elvira Notari aprì anche una Scuola di arte cinematografica dove insegnò principalmente la recitazione: il metodo principale da lei utilizzato consisteva nella recitazione naturalistica, giocando sulla psicologia dei personaggi da interpretare.
La fama di Elvira Notari si estese anche negli Stati Uniti: vennero proiettati film come “N’fama” del 1921 e “A legge” del 1924, tratta dalla pièce teatrale “A San Francisco” di Salvatore di Giacomo.
Con l’ascesa del fascismo in Italia tuttavia portò la Notari a degli attriti: i film da lei prodotti e diretti divennero oggetto di censura, in quanto venivano mostrati personaggi non conformi come i guappi e gli scugnizzi, tipiche figure della cultura partenopea. Inoltre le storie dei suoi film erano incentrati sulle ingiustizie sociali dove “omnia vincit amor”. Elvira Notari venne accusata dalla borghesia, insieme a Raffaele Viviani, di essere anti-nazionalista e per questo si vide negare il visto dei propri film verso gli Stati Uniti, anche se alcuni di questi circolarono in territorio americano illegalmente, in particolare nel quartiere di Little Italy, a New York. La Notari recitò nei suoi due ultimi film “Napoli terra d’amore” nel 1928 e “Napoli sirena della canzone” nel 1929.
All’inizio degli Anni ’30 la “Dora Film” si trasformò in una casa di distribuzione cinematografica a causa degli elevati costi fissati dal regime fascista per la produzione di un film e anche dell’arrivo del cinema sonoro in Italia. Ma la “Dora Film” chiuse le sue attività nel pieno della Seconda Guerra Mondiale e nel 1940 Elvira Notari si trasferì insieme al marito Nicola a Cava de’ Tirreni, dove morì il 17 Dicembre 1946, a 69 anni.
Elvira Notari produsse, diresse e recitò in più di sessanta film e molti di questi, insieme a materiale biografico e fotografico, sono ancora custoditi dal “Museo internazionale del cinema e dello spettacolo” a Roma dal 1998.

 

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