ALIBERTI – Processo “Sarastra”, parla l’ex politico pentito Luigi Cassandra. Ex amministrazione Bottoni nel mirino? Prossima udienza, in aula i politici dell’attuale amministrazione. La questione di Patrizia Sicignano infiamma il dibattito sui social

 

 

Di Manuel Moliterno

(corrispondente da Nocera Inferiore)

 

L’udienza dell’8 gennaio 2020 del processo “Sarastra”, che si sta celebrando davanti al Tribunale di Nocera Inferiore (presidente dott. Raffaele Donnarumma, a latere Federico Noschese e Giuseppe Palumbo), e che vede imputato l’ex sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, la moglie Monica Paolino (attuale consigliere regionale per Forza Italia), il fratello Nello Maurizio Aliberti, oltre ad Andrea Ridosso, Roberto Barchiesi, Ciro Petrucci e Giovanni Cozzolino per voto di scambio politico mafioso, ha visto la testimonianza in video-conferenza dell’ex politico, attuale collaboratore di giustizia, Luigi Cassandra.

Preliminarmente, ad inizio udienza, il Tribunale avrebbe dovuto ascoltare anche altri due collaboratori di giustizia, Andrea Spinelli detto “Dario” e Antonio Iovine, esponente dei Casalesi. Però, la difesa degli imputati e il P.M. della Direzione Distrettuale Antimafia Silvio Marco Guarriello (che sostituisce il dott. Vincenzo Montemurro, il magistrato che originariamente ha condotto le indagini e ha  sostenuto la pubblica accusa nella prima parte del processo) hanno prestato il consenso all’acquisizione dei verbali delle dichiarazioni rese da Spinelli e Iovine precedentemente durante le indagini preliminari, per cui i predetti sono stati immediatamente liquidati.

Luigi Cassandra, dunque, ha risposto dapprima alle domande del Pubblico Ministero Silvio Marco Guarriello. Il dott. Guarriello ha, inizialmente, chiesto a Cassandra per cosa egli fosse stato condannato o indagato. Il pentito ha risposto che è stato condannato in grado di appello per il reato ex art. 416 bis, ovvero associazione mafiosa con il clan dei Casalesi, precisamente sezione Zagaria. Ha affermato di essere divenuto collaboratore dal settembre 2016. Il magistrato gli ha chiesto quale fosse la sua professione in passato e poi che ruolo svolgesse all’interno del clan dei Casalesi. Il Cassandra ha risposto  che svolgeva la professione di imprenditore nel territorio casertano, e che poi aveva anche percorso la carriera politica, principalmente dal 1991 al 2001. Ha detto di aver ricoperto la carica di assessore, consigliere comunale, e anche di vice-sindaco. Presentò, in quegli anni, anche la candidatura al Parlamento e al Consiglio Regionale. Presso il Comune di Trentola Ducenta ricoprì la carica di assessore alle finanze e di vice-sindaco. Il P.M. gli ha chiesto se conoscesse politi influenti nel territorio campano, e Cassandra ha risposto positivamente, principalmente a livello regionale e in Forza Italia o comunque nelle forze politiche di centro-destra. Il magistrato gli ha chiesto il motivo perchè volgesse la sua attenzione principalmente verso il centro-destra, e Cassandra ha risposto che lui aveva aderito a Forza Italia e comunque al centro-destra. Per quanto riguarda il suo ruolo all’interno del clan dei Casalesi, egli ha risposto che il rapporto era di stampo imprenditoriale, principalmente per gare d’appalto. Gli è stato poi chiesto se avesse avuto occasione di conoscere personaggi esponenti della politica scafatese. Luigi Cassandra ha risposto negativamente, ovvero “di non aver mai conosciuto esponenti della politica scafatese”, ma di aver però conosciuto Immacolata Di Saia, che aveva lavorato anche a Trentola Ducenta. Ovviamente, a fini chiarificatori per il Tribunale il quale, in quanto Giudice del dibattimento non conosce gli atti del fascicolo delle indagini preliminari, il P.M. ha chiesto al Cassandra di tratteggiare meglio la figura di Immacolata Di Saia, anche al fine di contestualizzarla in maniera più completa. Il Cassandra ha spiegato, dunque, che Immacolata Di Saia era il Segretario Generale Comunale, quindi svolgeva prettamente funzioni amministrative. Aveva ricoperto tale ruolo anche al Comune di Trentola Ducenta, e quindi all’epoca Cassandra la conosceva direttamente e personalmente, e intratteneva con lei contatti e rapporti giornalieri. La Di Saia, poi, anche per il tramite del Prefetto, fu trasferita anche al Comune di Scafati. Il P.M. ha chiesto a Luigi Cassandra le modalità con cui la Di Saia venne nominata, poi, al Comune di Scafati. Il Cassandra ha spiegato che la nomina del Segretario Generale avviene a seguito di valutazioni politiche. Immacolata Di Saia, comunque, secondo Cassandra, era vicina a Nicola Cosentino e Fortunato Zagaria. Sempre a fini chiarificatori, il P.M. Guarriello ha chiesto al testimone di tratteggiare in maniera più completa Nicola Cosentino e Fortunato Zagaria. Luigi Cassandra ha spiegato che Fortunato Zagaria era un ex sindaco, quindi anch’esso una personalità politica, vicino a Michele Zagaria, esponente del clan dei Casalesi. Nicola Cosentino, invece, era anch’esso una influente personalità politica, un “onorevole”, legato sempre al clan dei Casalesi. Il P.M. ha nuovamente chiesto a Cassandra in che modo Cosentino e Zagaria mediarono al fine di “mandare la Di Saia a lavorare al Comune di Scafari”, insomma, in che modo essi intercessero per la sua nomina a Segretario Generale del Comune di Scafati. Cassandra ha nuovamente fatto leva sulla circostanza che Nicola Consetino era influente politicamente sul territorio regionale campano, “era un onorevole”. Il P.M. ha chiesto chiarimenti al pentito sulla personalità e condotta di Immacolata Di Saia: quest’ultima era “solo brava nel suo lavoro”, insomma, veniva nominata solamente per le sue qualità professionali, o “anche qualche altra cosa”? Il riferimento del magistrato è alquanto eloquente: egli voleva sapere se la Di Saia veniva nominata e scelta dalle amministrazioni comunali e dalle istituzioni anche per i suoi (presunti) rapporti con esponenti riconondubili alla criminalità organizzata. Il Cassandra, in ogni caso, a questa domanda ha risposto che la Di Saia era “molto disponibile” (nel senso professionale del termine), “si metteva a disposizione”, “era preparata”, “aveva qualità”. Sembrerebbe, dunque, che Immacolata Di Saia venisse nominata unicamente per le sue qualità umane e professionali, non per suoi eventuali legami con la criminalità organizzata. Il magistrato gli ha domandato se la Di Saia aiutasse i Casalesi anche nelle gare d’appalto presso il Comune. Il Cassandra, effettivamente, ha risposto che la dott.ssa Di Saia “si rendeva disponibile per la parte amministrativa”, per quanto riguarda magari “la ditta imprenditoriale che poteva essere vicina al clan”. Cassandra, in ogni caso, ha chiarito che non frequentava la Di Saia quando essa lavorava a Scafati, nominata effettivamente dal Sindaco dell’epoca Pasquale Aliberti come Segretario Generale. Però, ha affermato che parlò della Di Saia con terze persone, e precisamente con Fortunato Zagaria. Ha affermato che incontrava Fortunato Zagaria per questioni politiche. Il magistrato ha chiesto se Fortunato Zagaria riferì qualcosa sulle attività della Di Saia al Comune di Scafati e se essa aveva favorito il clan dei Casalesi anche al Comune di Scafati. Sul punto, però, è stata sollevata l’opposizione dell’avv. Giuseppe Pepe, difensore di Pasquale Aliberti, che ha ricordato al Tribunale che questo processo conserne un’imputazione per 416 ter c.p. (scambio elettorale politico mafioso) e non 416 bis (associazione mafiosa). Quindi l’avv. Pepe ha chiesto quale fosse la pertinenza del tratteggiamento della figura della Di Saia con il capo di imputazione, attesa anche la circostanza che in aula il Capitano della Direzione Investigativa Antimafia Fausto Iannaccone affermò, durante la sua testimonianza, che questa pista investigativa venne abbandonata, e che oltretutto Immacolata Di Saia non fa neanche parte del processo. In ogni caso, dopo un veloce chiarimento da parte del dott. Guarriello sulla utilità del tratteggiamento della figura della Di Saia ai fini del processo, l’esame del P.M. ha ripreso normalmente il suo naturale proseguio. Cassandra ha precisato che Fortunato Zagaria riferì che a Scafati il citato clan veniva favorito grazie alla Di Saia, che, come già affermato, era vicina ai Casalesi. Però, il pentito ha comunque chiarito di non conoscere i particolari della (presunta) intermediazione della Di Saia con i Casalesi per favorirli, eventualmente, presso il Comune di Scafati. Il magistrato ha chiesto a Cassandra se la camorra casertana avesse mai avuto problemi, ai fini di esplicare la loro attività crimino-imprenditoriale, con la camorra locale scafatese. Effettivamente, ha riferito che Michele Zagaria, conversando con Fortunato Zagaria, riferiva che “dovevano risolvere problemi con i clan scafatesi e che ci si poteva rivolgere a lui”. Cassandra ha specificato che, dal punto di vista temporale, si trattava degli anni 2007, 2008, collocazione temporale, questa, molto importante, come si dirà nel proseguio. Il magistrato ha chiesto a Cassandra a chi si rivolsero i rappresentanti di Michele Zagaria quando si recarono a Scafati per risolvere i problemi con i clan della camorra locale. Cassandra, però, ha specificato di “non ricordare bene i nomi dei clan”. È stato chiesto, poi, al testimone se la questione venne risolta “tra cammorristi” o venne coinvolta anche l’amministrazione comunale. Cassandra ha risposto di essere sicuro che il problema del conflitto venne risolto “tra clan e clan”, insomma, tra cammorristi, però non sa riferire se poi “passarono anche per esponenti dell’amministrazione comunale”. Quindi, non ha saputo riferire se venne integrata anche la mediazione politica, ma non lo esclude neanche. Tende ad escludere, comunque, che per risolvere la problematica tra i clan intervenne anche Immacolata Di Saia, dato che, secondo Cassandra, lei “aiutava solo nell’ambito amministrativo, e non si interessava di questioni criminali”. Il P.M. ha chiesto espressamente a Cassandra se, nel corso della sua attività politica, ha mai conosciuto qualche componente della famiglia Aliberti. Il pentito ha risposto che non ha mai conosciuto, “direttamente”, la famiglia Aliberti (chiarendo, dunque, una grande verità sul punto), ma che, comunque, “se ne sentiva parlare nell’ambiente politico). Il P.M., in maniera più incisiva, ha poi chiesto al testimone se qualcuno gli aveva mai riferito che Aliberti aveva rapporti con la camorra di Scafati. Cassandra ha affermato che Zagari riferì che “il Comune di Scafati era abbastanza legato con la camorra locale, la camorra si muoveva abbastanza bene”. Lo riferì, precisamente, Fortunato Zagaria, il quale aveva avuto anche incarichi a livello regionale e provinciale. Però, Cassandra ha riferito di non sapere se fu esplicitato se la camorra di Scafati aveva anche avuto qualche politico di riferimento. Il dott. Guerriello ha nuovamente chiesto a Cassandra se iniziò a percorrere la carriera politica negli anni ’90, e Cassandra ha risposto che iniziò precisamente nel 1991. Gli ha, poi, chiesto quando iniziarono i suoi rapporti con il clan dei Casalesi, e il pentito ha risposto negli anni 2000-2001, quando incontrò Michele Zagaria. Ha poi chiesto maggiori precisazioni sui rapporti con i clan scafatesi. Cassandra ha specificato che Michele Zagaria riferiva di riscontrare problemi con i clan scafatesi per quanto riguarda i lavori delle ditte, però non ha saputo riferire e conferire sugli eventuali rapporti personali tra gli esponenti dei vari clan, casertani e scafatesi. Il P.M. ha chiesto maggiori precisazioni sul termine “intervennero” (l’intervento del clan casertano a Scafati per risolvere il conflitto con il clan locale, ndr): Cassandra  intendeva un “litigio” o una “mediazione/discussione”? Cassandra ha risposto che il clan “mediava” per garantire alla ditta prestanome cui è legata di non avere problemi. Il magistrato ha chiesto se Michele Zagaria riferì di sapere se qualcuno si occupava di fornire gli appalti ai clan per i Comuni. Cassandra ha risposto che le ditte prestanome avevano “i loro contatti”, e che poi vi erano i politici provinciali e regionali che erano legati al clan. Il dott. Guarriello ha poi chiesto al testimone se alle elezioni regionali per la Campania del 2015 fece campagna elettorale per Monica Paolino. Cassandra ha risposto negativamente, contestualizzando un altro grande pezzo di verità, affermando che non avrebbe neanche potuto sostenerla, a causa della questione dei collegi elettorale diversi, divisi per territorio.

Il P.M. ha chiesto a Cassandra se conoscesse Caterino Massimiliano (detto ‘o mostrane): Cassandra ha confermato di conoscerlo, e di conoscere i suoi rapporti con Zagaria. Ha affermato che il citato Caterino Massimiliano rimase in carcere fino al 2010, e che dai primi anni ’90 fino al 2005 era legato a Michele Zagaria. Adesso, il citato Caterino Massimiliano è un collaboratore di giustizia. All’ultima domanda del dott. Guarriello, Cassandra ha confermato cge a Zagaria interessava tutta la Regione Campania, quindi anche la provincia di Napoli e Salerno.

Il pentito Luigi Cassandra è stato, poi, contro-esaminato solo dall’avv. Giuseppe Pepe, difensore di Pasquale Aliberti. L’avv. Pepe ha posto l’attenzione in riferimento alle sue dichiarazioni su Immacolata Di Saia e alla sua riferita (presunta) intercessione anche del prefetto per la sua nomina a Sagretario Generale del Comune di Scafati. Sul punto, durante le indagini preliminari, Cassandra fu ascoltato dal P.M. dott. Silvio Marco Guarriello in data 14/11/2017, nel cui verbale riferì, però, in merito, in termini di deduzioni sulla relativa intercessione di Zagaria per l’assunzione della Di Saia. Infatti, nel verbale è riportato specificamente il termine “credo”, quindi vi è una disfuzione rispetto alle sue dichiarazioni in aula in dibattimento, in cui si è espresso invece in termini di sicura conoscenza. Poi, fu ascoltato in data 5/11/2017 dal P.M. dott. Vincenzo Montemurro, in cui, ancora, parlava in termini di deduzioni, non di sicura certa conoscenza. A domanda espressa dell’avv. Pepe, Cassandra ha comunque espresso di confermare anche i termini delle dichiarazioni rese al P.M. Guarriello e al P.M. Montemurro nel 2017, durante le indagini preliminari.

A domanda espressa del legale, Cassandra ha poi dichiarato di non conoscere chi fossero i clan operanti a Scafati, nè come si chiamassero. Infine, ha precisato che il suo rapporto con Zagaria era solo ed unicamente di natura politico-amministrativa.

Terminata la testimonianza di Luigi Cassandra, il P.M. Guarriello ha prodotto al Tribunale il certificato di detenzione di Romolo Ridosso (ascoltato nella scorsa udienza del 9 ottobre), e lo stesso magistrato ha poi anticipato che formalizzerà la richiesta di citazione come testimone nel processo di Caterino Massimiliano, nominato durante la sua testimonianza da Luigi Cassandra.

Al termine dell’udienza, l’ex sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, il principale imputato che strenuamente sta dimostrando la sua dichiarata innocenza sia nell’aula del Tribunale sia dal punto di vista mediatico, ha chiesto ai giudici di poter rilasciare una breve dichiarazione spontanea per chiarire alcuni punti. Preliminarmente, Aliberti ha riferito che quando il pentito Cassandra parla di “appalti”, si riferisce agli appalti del 2007 e del 2008, quando, però, circostanza molto importante, Aliberti non ricopriva la carica di Sindaco del Comune di Scafati (viene eletto Sindaco solo al termine del turno elettorale del 1° Maggio 2008). Effettivamente, dal punto di vista tecnico – amministrativo, l’amministrazione ha bisogno dei tempi necessari per avviare la procedura della gara d’appalto, tempi che ovviamente non sarebbero stati sufficiente per completare la procedura nell’anno 2008. Poi, ha chiarito che Immacolata Di Saia non ricopriva, nel 2008, l’incarico di Segretario Generale del Comune di Scafati, perchè in quell’anno ella si trovava ancora al Comune di Scafati. La nomina della Di Saia al Comune di Scafati da parte di Aliberti avvenne prima dello scioglimento del Comune di Battipaglia, scioglimento con cui la Di Saia comunque non c’entrava nulla, secondo l’ex sindaco. Pasquale Aliberti ha, poi, chiarito che nell’anno 2008 era operante a Scafati il clan Matrone (diretto da Franchino Matrone, detto a’ belva, ndr), clan di cui l’ex sindaco, appena eletto, parlò apertamente durante una delle prime sedute del consiglio comunale. Secondo l’ex sindaco, nei termini in cui Cassandra ha parlato degli appalti, sarebbe stata necessaria un procedura denominata “project financing”, procedura che non è mai stata adottata al Comune di Scafati. Per l’ennesima volta (con il simpatico rimprovero di ripetitività ad Aliberti da parte del presidente del collegio giudicante, Giudice dott. Raffaele Donnarumma), l’ex Sindaco ha chiarito che uno dei primi atti amministrativi compiuti in qualità di Sindaco nel 2008 interessò proprio il clan Matrone-Nappo, ovvero l’acquisizione al patrimonio dello Stato per abuso edilizio di una loro proprietà. Ha sostenuto nuovamente di aver perseguito questo atto amministrato “nell’isolamento più totale”, insieme alla Di Saia, e ha anche indicato l’esistenza di una relazione dei ROS, allegata alla procedura, in cui gli esponenti del clan parlavano di vendicarsi “col sangue” nei confronti della figura di Aliberti. La proprietà della camorra acquisita al patrimonio dello Stato venne poi abbattuta. Infine, ha chiarito di non aver mai conosciuto Fortunato Zagaria, anzi ha sollecitato apertamento il Tribunale, la DDA e la DIA di effettuare controlli tecnici sui suoi movimenti e attività telefoniche al fine di diostrare di non aver mai avuto contatti telefonici con Zagaria, il quale era anche presidente dell’ANCI regionale.

La prossima udienza è stata fissata dal Tribunale per il prossimo primo aprile. Si prevede una udienza sanguinosa dal punto di vista umano e mediatico, al pari di quella occorsa lo scorso 20 marzo con la escussione dell’ex presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola. Il motivo risiede nella circostanza che il P.M. dott. Guarriello ha deciso di ascoltare i testimoni dal n. 12 al n.20 della lista dei testimoni depositata all’inizio del processo dal dott. Montemurro, nell’estate 2018. Tra questi otto nominativi, dovrebbero esserci i principali oppositori politici di Aliberti, per la maggior parte soggetti che compongono l’attuale amministrazione scafatese diretta dal Sindaco Cristoforo Salvati. Si tratta, ad es., dell’attuale presidente del consiglio comunale Mario Santocchio. Ma dovrebbero essere anche ascoltati il consigliere D’Alessandro, Daniela Ugliano, Raffaele Sicignano e Patrizia Sicignano. È possibile, adesso che con questa udienza è stato definitivamente chiuso il capitolo delle testimonianze dei “pentiti”, cominciare a tirare riassuntivamente le somme sulle accuse ad Aliberti: nessuno ha mai detto di aver incontrato personalmente Aliberti per intessere vicende criminali, nessuno ha mai detto di aver parlato personalmente con lui, nessuno ha mai confermato di essersi recato nel suo ufficio o comunque presso i luoghi da lui abitualmente frequentati. Queste sono precisazioni obiettive che per dovere di cronaca è opportuno sottolineare.

Secondo l’ex Sindaco Aliberti, che nelle ultime ore ha affidato i suoi umani sfoghi al noto social network “Facebook” sul suo profilo personale, proprio Patrizia Sicignano, con le sue deposizioni rilasciate durante le indagini preliminari, sarebbe risultata dirimente a determinare l’emissione della sua custodia cautelare in carcere. Patrizia Sicignano è la coordinatrice della lista “Insieme per Scafati”, lista nata nel 2016. Alle ultime elezioni amministrative a Scafati, quelle del 2019, Patrizia Sicignano insieme alla sua lista si è schierata con il candidato sindaco (poi eletto) Cristoforo Salvati. La lista è riuscita ad eleggere due consiglieri comunale. Il fratello, Raffaele Sicignano, ha ottenuto la nomina dal Sindaco ad assessore e, dunque, è diventato un componente della Giunta. Addirittura, l’ex sindaco ha lasciato circolare alcuni screenshot (riproduzione della schermata digitale, ndr) dove Patrizia Sicignano, negando di dover recarsi in aula in qualità di testimone, riporta pubblicamente delle affermazioni obiettivamente forti nei confronti Pasquale Aliberti, del tipo “Ma questo è pazzo dice solo stronzate”. L’ex sindaco non esclude di procedere con una denunca-querela per il delitto di diffamazione aggravata nei confronti di Patrizia Sicignano. Sotto un post pubblicato sul suo profilo Facebook da Aliberti, si è infiammato il dibattito per le affermazioni della Sicignano. La dott.ssa Sicignano, dal canto suo, ha affidato sul suo profilo privato un post in cui, dal suo punto di vista, chiarisce di non essere mai stata interrogata dal P.M. dott. Montemurro, di non essersi mai presentata spontaneamente a rendere dichiarazioni all’Autorità Giudiziaria (ma di essere solo stata interrogata su convocazione formale della Direzione Investigativa Antimafia), di non aver mai comunque reso dichiarazioni compromettenti per Pasquale Aliberti perchè afferma “di non sapere nulla” delle vicende oggetto del capo d’imputazione del procedimento “Sarastra”, ribadisce di aver sempre unicamente dichiarato la verità, e comunque ribadisce di essere pronta a ripetere le sue dichiarazioni qualora venisse convocata dal Tribunale. Ovviamente, invece, a mezzo social l’ex sindaco Aliberti continua, invece, a ribadire la profonda sofferenza provata a causa del carcere, di cui, a suo parere, le dichiarazioni anche della Sicignano rese durante le indagini risultano dirimenti e fondamentali, tanto da essere riportate (sempre secondo gli scritti affidati dal dott. Aliberti alle sue pagine social) perfino nelle motivazioni della sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ha confermato il provvedimento di custodia cautelare in carcere.

Infine, Pasquale Aliberti, sempre a mezzo di un suo post affidato sul suo profilo “Facebook”, pone l’attenzione su una circostanza non certo passata inosservata: Cassandra, durante la sua testimonianza in aula, ha fornito una precisa collocazione temporale sull’attività dei clan, gli anni 2007-2008. Ebbene, l’ex sindaco ha ipotizzato che questo potrebbe costituire una eventuale notizia di reato per gli esponenti dell’amministrazione comunale di quegli anni. L’amministrazione comunale scafatese di quegli anni era rappresentata dal sindaco Francesco Bottoni della coalizione sostenuta dal Centro-sinistra. Queste dichiarazioni velate del Cassandra, che, lo ripetiamo, riferisce solo una collocazione temporale ma mai fornisce nomi precisi, può costituire davvero una notitia criminis? Qualche esponente di quella amministrazione comunale, insediatasi a seguito delle elezioni amministrative del 2003, verrà iscritto nel registro degli indagati dalla Procura antimafia? Si spera sempre di no, perchè subìre un procedimento penale di questa portata (e il dott. Aliberti lo sa bene…) è sempre una lacerazione nell’anima.

 

 

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