VALLO di DIANO: dov’è il lagno regio ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – <Metti un sera a cena …> e caso mai scopri un problema, grosso quanto una montagna, che avevi comunque osservato e distrattamente messo dietro ad altri problemi che in quel momento apparivano più seri.

Il giovane F. Di S., lavoratore pendolare di Sassano che viaggia dalle quattro del mattino per spostarsi  ogni giorno dal Vallo di Diano fino a Salerno e, poi, per fare ritorno nel Vallo nel corso del pomeriggio inoltrato.

A lui il problema del “lagno regio” (quel grosso canale di  scolo che impedisce gli allagamenti di enormi  aree di terreno, e non solo), che fa da spalla di sicurezza e da secondo argine al fiume Tanagro che attraversa l’intero Vallo di Diano, non è sfuggito e non poteva sfuggire ed osservando le sue amate terre si è posto subito la domanda: “Ma dov’è finito il lagno regio ?”.

Si è messo con santa pazienza a fotografare diversi punti del lagno (le foto pubblicate sono soltanto una piccola parte) che, con un piccolo appello scritto ha provveduto a trasmettere alle competenti autorità prefettizie ed anche alla stampa: “Gentile direttore, le ho inviato le foto della situazione incresciosa in cui versa il lagno regio in località Sassano. Sono preoccupato come tanti miei concittadini per eventuali esondazioni in caso di piogge. La prego di intervenire. Francesco”.

E’ vero, la sequenza delle foto scattate da F.Di S. è impressionante e n on lascia scampo a previsioni catastrofiche nel caso in cui sul Vallo arriveranno all’improvviso quelle tempeste estive di acqua piovana che danno la stura a smottamenti e ad intasamenti del Tanagro e del lagno regio causando notevoli esondazioni con pericolo anche per le abitazioni sorte a ridosso dei orsi d’acqua. Già in passato sono stati prodotti ingenti danni dalle piogge estive e più di una volta è dovuto intervenire direttamente il Prefetto per sollecitare gli organi competenti ad esercitare una corretta gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria sia del fiume Tanagro che del lagno regio e di tutti i canali di scolo delle acque; infrastrutture che hanno consentito da decenni il giusto sfruttamento agricolo del territorio con notevoli ricadute positive sull’economia e sull’occupazione valdianese.

Ma c’è al riguardo una legislazione abbastanza confusa in materia di attribuzione delle competenze da suddividere tra i Comuni e il Consorzio di Bonifica Integrale del fiume Tanagro; in pratica non è mai chiaro chi deve fare cosa; e fatalmente il tutto finisce nel dimenticatoio, salvo ad intervenire, semmai tutti insieme, all’indomani di una esondazione o di un allagamento.

I politici, tutti, si sono da sempre sciacquati la bocca nel fare promesse e nel far vedere come cosa fatta gli stanziamenti di somme, anche ingenti, per la manutenzione ordinaria e straordinaria; salvo a verificare, poi, che i soldi non arrivano e se arrivano sono sempre pochi ed arrivano sempre tardi; ma la gente ci crede e vota per poi subito pentirsi e versare le classiche lacrime di coccodrillo.

Per non andare troppo indietro nel tempo, è sufficiente ricordare l’aspra polemica che ci fu l’anno scorso tra il sindaco di Sassano e presidente del Parco nazionale Tommaso Pellegrino e il presidente del Consorzio di Bonifica Integrale del Fiume Tanagro Beniamino Curcio per capire che ci risiamo e che ci ritroviamo sempre allo stesso punto di partenza: parlare troppo per non fare nulla.

C’è da sperare soltanto che qualcosa venga fatta prima dell’arrivo delle piogge torrenziali; questa volta le amministrazioni comunali nelle quali si vota, ma anche quelle dove non si vota, farebbero bene ad invitare i politici il lizza per le regionali del 20-21 settembre 2020 a scendere in campo per dichiarare pubblicamente le mosse che intendono portare avanti a salvaguardia dell’intero comparto territoriale.

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