Salerno capitale

Angelo Giubileo (avvocato-scrittore)

 

Sono qui davanti al mio computer, pronto a scrivere un altro dei miei consueti articoli ed è naturale che oggi non possa esimermi da un commento sull’appena costituito Governo Draghi. A differenza delle altre volte, tuttavia confesso che questo evento ha avuto sul vostro commentatore un forte impatto emotivo. E pertanto, mi lascerò andare ad alcune considerazioni che potrebbero anche sembrarvi inappropriate, ma, fidatevi, non lo sono affatto.

Vivo a Salerno, sono quindi un concittadino dell’on. Mara Carfagna, nominata ieri Ministra per il Sud e la Coesione territoriale. A tredici anni ero giunto a Salerno, provenendo da un piccolo comune del Cilento, Torchiara, che non dimenticherò mai. Sono nato nel 1965, e quindi dieci anni prima che nascesse l’attuale Ministra. Ho iniziato a occuparmi attivamente di politica, in qualche modo, dal 1989: con il bicentenario della Rivoluzione francese, la caduta del Muro di Berlino, la discussione sulla fine del Pci e la nomina di un socialista salernitano all’allora Ministero delle Aree urbane (dal 22 luglio 1989 al 27 giugno 1992).

L’esperienza di una città come Salerno mi avvolse e coinvolse subito interamente, tanto da trasmettermi la sensazione che vi avessi da sempre vissuto. Pertanto, nel 1989, mi sembrò semplicemente naturale – dopo un’esperienza “liberale” all’Università, condotta nei luoghi giovanili della più alta istituzione accademica – essere anch’io “socialista”. Purtroppo, però, di lì a poco sarebbe arrivata Tangentopoli. Dico purtroppo, perché ancora oggi molti non si rendono conto che quell’evento – come oggi si suole dire –, al di là del fatto viceversa positivo relativo alla condanna di un sistema divenuto in gran parte marcio, generò piuttosto una rottura definitiva del legame tra rappresentanti e rappresentati della politica, facendo venir meno il nodo essenziale, libero e democratico, della partecipazione. Nel 1989 sentivo fortemente, da cittadino salernitano, che non avrei potuto non essere socialista anch’io. Dopo il 1994, smisi invece per oltre un decennio di occuparmi di politica. Fino al 2006, quando l’idea liberale si coniugò all’idea socialista e trovò forma nella costituenda organizzazione della Rosa nel Pugno. Esperienza politica, vissuta a livello nazionale, tuttavia tramontata quasi prima del suo stesso decollo. Ma, ancor peggio a Salerno, nella mia città, dove – da quel lontano 1994 a oggi – la mia esperienza politica è stata pari a quella di un nomade che si trovi a vivere in una città non “sua”, un apolide, un cittadino che vive in una realtà che politicamente non ha mai condiviso. Alla quale cioè non ha mai scelto di partecipare attivamente.

A conti fatti, l’esperienza della Seconda Repubblica è stata negativa. Senz’altro per una ragione: per chi, come me, in base a un diritto ritenuto naturale, avrebbe voluto partecipare alla “cosa pubblica” e, nei fatti, viceversa, gli è stato impedito. Senza se e senza ma.

Ora invece: ieri, dopo quasi trent’anni, ho avvertito forte la sensazione che la nomina dell’on. Mara Carfagna facesse di nuovo parte del mio vissuto. Per una sola ragione, e cioè che, dopo quasi trent’anni, da quel lontano 27 giugno 1992 a ieri 12 febbraio 2021, la mia città è stata tenuta sempre ai margini della politica nazionale. Da ieri, mi auguro invece che, nuovamente, la “mia” Salerno e la “mia” provincia riprendano il posto politico, quello cioè della Politica con la P maiuscola (il lettore perdoni quest’altro mio modo banale di dire la cosa!), a livello nazionale, che in passato le è già toccato. Prima di Tangentopoli, ancor prima che io nascessi, e nonostante una lunga parentesi durata quasi trent’anni.

 

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