il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà: la storica visita del primo Pontefice in Iraq.

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Tacciano le armi!Cessino gli interessi di parte! Basta violenze! Papa Francesco ha compiuto una visita storica, quattro giorni in Iraq,un paese a maggioranza sciita, per incontrare il popolo iracheno che ha tanto sofferto ,il desiderio non avverato del suo predecessore, Papa Wojtyla, San Giovanni Paolo II.‘’Non si può deludere un popolo per la seconda volta”.Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato a Sua Santità Papa Francesco,un  messaggio: “Desidero far pervenire a Vostra Santità un sentito ringraziamento per il messaggio che ha voluto indirizzarmi nel momento in cui , dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia , si accinge a partire per il tanto desiderato Viaggio Apostolico in Iraq”.”Realizzando un proposito che San Giovanni Paolo II non poté attuare, la Sua presenza in Iraq rappresenta per le martoriate comunità cristiane di quel Paese e dell’intera regione una concreta testimonianza di vicinanza e di paterna sollecitudine.”

“La missione di Vostra Santità assume, inoltre, una particolare valenza quale segno di continuita’ dopo il Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti, compiendo un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla dichiarazione sulla fratellanza umana.” “Giungano quindi a Vostra Santita’ i piu’ fervidi auguri per questa impegnativa missione, unitamente alle espressioni del profondo affetto del popolo italiano e della mia personale considerazione.  Un viaggio  senza folle né abbracci  che Papa  Francesco ha voluto  visitare perché il popolo iracheno è stato segnato da decenni di violenze, una realtà ferita, che vuole toccare con mano. L’abbiamo visto durante il viaggio nelle Filippine, dove ha toccato con mano una popolazione flagellata dai tifoni. O in Terra Santa, quando a Gerusalemme è voluto scendere dalla papamobile e toccare il Muro occidentale. Il Papa vuole toccare le ferite che sono ancora aperte secondo la sua visione di ospedale da campo,se si pensa alle ferite dei cuori di tante persone e comunità, che avranno bisogno di anni per guarire.”Anche in Iraq la Chiesa Cattolica desidera essere amica di tutti e, attraverso il dialogo, collaborare in modo costruttivo con le altre religioni, per la causa della pace. L’antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità, che vuole poter continuare al servizio di tutti. La loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all’armonia del Paese”. “Questa crisi richiede sforzi comuni da parte di ciascuno per fare i tanti passi necessari, tra cui un’equa distribuzione dei vaccini per tutti. Ma non basta: questa crisi è soprattutto un appello a “ripensare i nostri stili di vita il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo prima; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide.”

1 Commento

  1. Il Papa a Mosul, nel nord dell’Iraq, prega per le vittime della guerra e dei conflitti armati. “Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti. Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone, musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati” dal terrorismo “e altri sfollati con la forza o uccisi!”. “Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra”.”Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle”. “Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l’insieme”.. “Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro , ha detto Papa Francesco , dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio”, “anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte”.

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