GIUSTIZIA: Conte-Del Mese-De Luca, la troika che bruciò Vincenzo Giordano

Aldo Bianchini

La copertina del libro dedicato dal sottoscritto al compianto Vincenzo Giordano, il sindaco socialista della gente

SALERNO – Nel precedente articolo scritto il 21 aprile 2021 per ricordare il dodicesimo anniversario della morte del sindaco della gente “Vincenzo Giordano” ho posto la domanda di fondo sul perché il ricordo di quel sindaco non riesce ad affermarsi nell’immaginario collettivo.

Alcuni lettori mi hanno scritto la loro spiegazione, un tema che tratterò nel prossimo articolo.

Oggi intendo cercare di dare una spiegazione logica e politica sul perché l’immagine di Giordano non decolla neppure nel ricordo.

 

Per farlo vi devo far fare un passo indietro nel tempo e cercare di riassumere in poche parole cosa è accaduto sulla pelle ed alle spalle di Vincenzo Giordano nell’epoca cruciale di tangentopoli quando tutti fuggivano per salvarsi dai colpi feroci di una magistratura fuori controllo, anche a costo di sacrificare sull’altare dell’interesse comune alcuni capri espiatori.

La politica è occulta – sotterranea – sottobanco – insinuante – strisciante, insomma c’è “una politica nella politica” che non fa sconti a nessuno, neppure a quelli che l’hanno gestita e sfruttata.

Quello che vado a scrivere è soltanto una mia ipotesi giornalistica che affonda le radici, con una visione personalissima, degli anni del “sistema di potere politico” di Conte e Del Mese prima e di De Luca poi.

 

Dal 1974 (caduta di Gaspare Russo che negli anni del suo fulgore era passato da Sullo a Scarlato per finire con De Mita) fino al 1993, per circa venti anni, la politica provinciale era stata gestita ed utilizzata, tra finte o vere battaglie e finti o veri avversari, soltanto da due personaggi principali: Carmelo Conte e Paolo Del Mese che si erano insinuati negli squarci aperti dalle continue battaglie intestine tra i potenti dell’epoca: Bernardo D’Arezzo, Vincenzo Scarlato, Mario Valiante, Carmine De Martino, Nicola Lettieri, Abdon Alinovi, Gaetano Di Marino, Feliciano Granati, Tommaso Biamonte, Alfonso Menna, Gaspare Russo, Fiorentino Sullo, Enrico Quaranta, Domenico Pica, Lucio Mariano Brandi ed altri, per non parlare dei numerosi avellinesi. Verso la fine degli anni ’80 subentrò colui che sarebbe presto diventato il numero uno, uno e trino, a disdoro di tutti: Vincenzo De Luca.

Ma sul più bello per Conte e Del Mese arrivò la forca di “tangentopoli” con la magistratura decisa a fare piazza pulita per decapitare il loro “sistema politico di potere”.

I due big capirono la drammaticità del momento e cercarono di venire a miti patti con l’altro, l’unico politico (De Luca) che ai loro occhi sembrò poter conciliare le esigenze della politica con quelle dei magistrati.

Difatti sia Conte che Del Mese, per motivi e circostanze diverse, più volte cercarono di allearsi con Vincenzo De Luca ma caddero, fatalmente, nella trappola brutale del sindaco di Salerno che nel bruciare gli avversari era ed è abilissimo.

Il manifesto lanciato dal quotidiano "le Cronache" per indurre il Comune ad intestare alla memoria una piazza o una strada; iniziativa lodevole che soltanto parzialmente è stata accolta.

Tutti e tre insieme, però, diedero senza pietà il benservito a Vincenzo Giordano che agli inizi del ’93 appariva come un ostacolo per tutti, anche per De Luca. Insomma l’uomo che aveva rappresentato “il male minore ma necessario” nell’alleanza spuria tra PSI e PCI per tenere fuori la DC doveva essere sacrificato e consegnato su un piatto d’argento alla crescente impetuosità del magistrato Michelangelo Russo che nei suoi blitz in Comune veniva sempre preceduto da un noto giornalista dell’epoca. Conte e Del Mese, ovviamente, speravano che il sacrificio di Giordano potesse accontentare i magistrati, ma non fu così ed anche loro due, qualche mese più tardi, caddero in rapida successione.

Le manovre che portarono al Consiglio Comunale del 22 maggio 1993 si basavano proprio sul concetto divenuto ormai conclamato: chi favoriva la scalata di De Luca a sindaco si salvava giudiziariamente.

Vincenzo Giordano, molto verosimilmente, tutto questo lo aveva capito benissimo ed ecco perché andò alla riunione in casa Conte al bivio di Santa Cecilia dove lo aspettavano anche De Luca e il teste Antonio Bottiglieri (allora come ora uomo fidatissimo per De Luca). Un incontro organizzato, forse, per mascherare l’accordo già preso e ratificato in danno di Giordano che testardamente non recedeva e non recedette dalla sua posizione dimissionaria perché non si fidava più di nessuno, probabilmente aveva capito il gioco e andò alla riunione forte di una confidenza avuta probabilmente e direttamente dal Palazzo di Giustizia (per consiglio del suo avvocato Lorenzo De Bello ?) che in cambio delle dimissioni gli garantiva il non arresto.

Peccato che Conte e Del Mese non capirono niente e prima sacrificarono Giordano su un piatto d’argento e poi caddero nel gioco di De Luca, forte delle alleanze in Tribunale, e per Carmelo Conte fu il tracollo inevitabile ed inarrestabile.

E Giordano ? Ma Giordano a quel punto poteva, e doveva, morire affogato nella sua stessa caparbietà (nel ’92 non volle candidarsi al Senato e nel ’93 non ritirò le dimissioni da sindaco); e questo atteggiamento quasi nevrotico fece crescere nella gente (sotto la spinta di un’abile strategia mediatica deluchiana) la convinzione che gran parte di quanto stava accadendo in termini giudiziari potesse essere colpa proprio del sindaco della gente.

E nacque cosi, molto semplicemente,  il mito e l’epopea di De Luca.

Da quel momento Vincenzo Giordano sparì nei flutti dell’oblio e della dimenticanza.

One thought on “GIUSTIZIA: Conte-Del Mese-De Luca, la troika che bruciò Vincenzo Giordano

  1. Caro Bianchino,
    ho letto il pezzo sul Quotidiano di Salerno su Vincenzo Giordano del 13/05/2021. Ho ravvisato una ricostruzione dei fatti approssimativa. Giudizi severi nei confronti degli Onorevoli Conte e Del Mese e di sufficienza nei confronti di Enzo Giordano. Sono sorpreso.
    In particolare mi hanno colpito le seguenti inesattezze:
    1) “Giordano non si fidava più di nessuno…”;
    NON E VERO. Enzo Giordano si fidava dell’On. Conte, dell’On. Aversano, dell’On. Sullutrone, dell’On. Ragosta, dell’Arch. Napoli, dell’On. Bonavitacola, dei suoi collaboratori al Comune, Felice Marotta su tutti, dei suoi Avvocati De Bello e Di Perna che considerava suoi grandi Amici e che, insieme a tanti militanti e semplici cittadini lo sostennero moralmente durante la detenzione e soprattutto dopo.
    2) “…andò alla riunione forte di una confidenza avuta probabilmente e direttamente dal Palazzo di Giustizia (per consiglio del suo avvocato Lorenzo De Bello ?) che in cambio delle dimissioni gli garantiva il non arresto”;
    Non ho notizie di questa riunione, ma per la sua assidua frequentazione con Enzo Giordano dovrebbe sapere che non trafficava con i Magistrati e non aveva mai avuto “confidenze” dal Palazzo di Giustizia né direttamente né per il tramite dei suoi Avvocati, che a loro volta non avevano né cercavano confidenze. Uno dei due, l’Avv. Angelo Di Perna, è ancora in attività qualora volesse riscontri sul punto.
    3) “…Conte e Del Mese… caddero nel gioco di De Luca, forte delle alleanze in Tribunale”
    Sono inverosimili le “alleanze” dell’On. De Luca in Tribunale. L’On. De Luca mostrò sincero dispiacere per la vicenda giudiziaria che convolse Giordano. Infatti, nel suo libro “Salerno Socialista” Enzo rivela che De Luca, domenica 30 maggio 1993, il giorno prima dell’arresto, si recò a casa sua per avvertirlo dell’imminente arresto.
    4) “…Giordano a quel punto poteva, e doveva, morire affogato nella sua stessa caparbietà (nel ’92 non volle candidarsi al Senato e nel ’93 non ritirò le dimissioni da sindaco)…;
    Nel ’92 nonostante il favore popolare, Salerno risultò essere una delle città più socialiste d’Italia con il 33% dei consensi, Giordano propose la candidatura dell’Arch. Napoli perché lo considerava un autorevole e brillante Dirigente socialista.
    Nel ’93 Giordano si dimise durante i primi giorni di detenzione, su consiglio dei suoi Avvocati.
    5) “…questo atteggiamento quasi nevrotico fece crescere nella gente (sotto la spinta di un’abile strategia mediatica deluchiana) la convinzione che gran parte di quanto stava accadendo in termini giudiziari potesse essere colpa proprio del sindaco della gente”
    Giordano fu sempre onesto, composto ed istituzionale mai “nevrotico”. Mai nessuno, dagli esponenti più autorevoli ai più semplici militanti socialisti, alle centinaia, migliaia di salernitani incontrati negli anni ha mai manifestato il sospetto, men che mai la convinzione, che fosse colpa di Enzo Giordano ciò che gli accadde.
    6) “Da quel momento Vincenzo Giordano sparì nei flutti dell’oblio e della dimenticanza”.
    NON E’ VERO. Enzo Giordano non è sparito nei flutti dell’oblio e della dimenticanza. Vive, ancora oggi nel ricordo di chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato la sua azione di amministratore capace. Fu un idealista, un Socialista riformista, mai vinto dal rancore. Dal ’93 in poi partecipò attivamente alla vita politica e sociale della Città, scrisse libri e collaborò stabilmente con Cronache con una sua rubrica settimanale, “Controcanto”. Il suo “Controcanto” era un commento settimanale alle interviste, su Lira TV, al Sindaco De Luca. Molti di quegli articoli furono raccolti in un libro, alla cui presentazione, in un gremito Salone della Provincia, intervenne l’On. De Luca, molti Amici politici di ogni schieramento, ma soprattutto semplici cittadini che gli dimostrarono la stima della Città.

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