Binari sul lungomare e i disastri della politica

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho scritto davvero tanto, prima su dentrosalerno.it e poi su ilquotidianodisalerno.it, in merito alla vicenda della breve tratta ferroviaria che univa la stazione al porto commerciale di Salerno; ho rifatto in breve la storia di quei binari utilissimi allo sviluppo del porto nel secondo dopoguerra con riferimento alla brutale e sbagliata velocità con cui alcuni tratti furono divelti a furor di popolo ed anche alla esasperante lentezza delle amministrazioni istituzionali (comunale, regionale e statale) con cui alcuni tratti sono stati lasciati bene in vista in posizione di assoluta pericolosità per l’incolumità pubblica.

La storia della tratta stazione-porto può essere riassunta in tre momenti significativi:

  • Incapacità decisionale sullo sviluppo da dare alla tratta in funzione della crescita del porto commerciale e degli sbocchi verso l’esterno che adesso mancano e stringono il porto in una morsa senza via d’uscita;
  • Il locomotore impazzito che il 3 dicembre 2005 uccise in Piazza della Concordia la prof.ssa Maria Teresa Paparella;
  • Eccessivo e insano entusiasmo intorno alla decisione apodittica di De Luca di abbattere, nella notte tra il 24 e 25 settembre 2009, il ponte su Via Torrione che consentiva la congiunzione della tratta tra il lungomare e la stazione.

 

Senza dover fare ricorso al solito amarcord (sempre più conservatore che riformista) è giusto almeno ricordare che quel ponte era entrato nel dna di tutti noi torrionesi che da sempre dicevamo “scendiamo a Salerno” perché quel ponte era come un confine tra il centro storico e le periferie.

Ma quel ponte, abbattuto troppo velocemente e senza alcun ripensamento soprattutto in relazione all’utilità che quella tratta avrebbe sicuramente avuto ai nostri giorni con la mancanza di spazi retroportuali e sistemi di collegamento.

In pratica, oggi, il porto commerciale può utilizzare soltanto il Viadotto Gatto (che è a rischio collasso) nell’attesa della futura apertura dei due tunnel stradali che collegheranno i piazzali del porto con quelli da predisporre in zona Vallone Cernicchiara.

Un’occasione di sicuro sviluppo sprecata malamente sull’onda emozionale dell’uomo solo al comando aiutato, casualmente, dal gravissimo incidente che provocò la morte della prof.ssa Maria Teresa Paparella (zia dell’allora eurodeputato dr. Alfonso Andria) per cause drammatiche ma accidentali e non dovute ad un “locomotore impazzito. Sul lungomare Trieste la motrice si staccò da un treno merci, piombando su auto e persone. Una vittima, tre contusi e un ferito grave il bilancio dell’incidente verificatosi poco prima delle otto all’altezza di piazza della Concordia” come qualcuno banalmente ha scritto in questi giorni.

Giorni in cui, questa volta giustamente, si è di nuovo alimentata la protesta per l’inerzia dell’amministrazione comunale nella rimozione definitiva di quei piccoli tratti di binari che ancora attraversano la piazza ed altre zone creando serio rischio per l’incolumità fisica delle persone.

 

 

 

 

One thought on “Binari sul lungomare e i disastri della politica

  1. Il tema del binario sul lungomare è uno dei pochi su cui non sono in sintonia con il dr. Bianchini. Come si può vedere da fotografie d’epoca, in origine esso correva proprio a ridosso della linea del mare e faceva la spola fra porto e scalo ferroviario per trasferimento merci. Poi vennero i riempimenti a mare e si creò il doppio lungomare attuale con aiuole e alberi ornamentali. Il binario si trovò ad essere arretrato rispetto alla linea di costa e i convogli dovettero transitare con molta attenzione e procedure di sicurezza, dato che il lungomare divenne presto un luogo preferito per passeggiate o soste sulle panchine da parte di molti cittadini.
    A questo si aggiunge l’intervenuto potenziamento del porto commerciale con un aumento direi esponenziale delle quantità e delle tipologie delle merci in transito. Purtroppo non c’erano alternative, nè si era pensato che occorresse un’altra possibilità per lo smistamento delle merci su rotaia.
    Per anni quindi si è continuato a utilizzare quella struttura con tutti i rischi connessi ad un impiego in pieno centro urbano. I prodotti da smistare erano sempre più numerosi e quindi le corse andavano incrementate, sempre in condizioni di rischio.
    Sarà anche avvenuta per ragioni fortuite, ma purtroppo un incidente mortale funestò la vita dell’infrastruttura. Sarà anche stata questa la causa scatenante della soppressione del servizio, ma sono convinto che, nelle condizioni date, il binario aveva già ampiamente assolto ai suoi compiti ed era arrivato al capolinea.
    Ripeto, c’è da recriminare per la mancata predisposizione di idonee, efficaci e valide infrastrutture sostitutive di pari caratteristiche.
    Ritengo giusto che si acceleri la rimozione dei tratti residui, anche a favore dei ciclisti che vi transitano. Resterà comunque la possibilità di avere un’idea di come era, osservando alcune nostalgiche foto del secolo scorso.

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