Cooperative: Savastano longa manus di Zoccola ? Non ci credo !!

 

Aldo Bianchini

Dr. Giovanni Savastano (detto Nino), consigliere regionale

SALERNO – Una premessa è essenziale: “i processi non si fanno con le supposizioni ma con le prove conclamate”, le supposizioni vanno bene, purtroppo, soltanto per le indagini preliminari e per i giornali. Se poi accoppiate questa premessa al fatto, incontestabile, che nel 99% dei casi gli inquirenti non guardano mai in faccia gli indagati (solo guardando negli occhi una persona si può entrare nell’uomo che comunque c’è sempre e scoprirne anche i lati più oscuri) ecco che, sempre nel 99% dei casi, vengono stilati dei giudizi sommari conditi da supposizioni sicuramente affascinanti ma poco presentabili in dibattimento. Soprattutto quando, tracimando dalle proprie strette competenze, un magistrato si spende (dialetticamente e filosoficamente) nel descrivere il presunto degrado sociale e morale di una comunità in funzione dell’ipotesi accusatoria maturata nelle proprie convinzioni.

Ma anche in questo c’è una differenziazione tra magistrati e magistrati; ad esempio nel 1992 (era il 21 settembre) il gip Mariano De Luca in una sua ordinanza descrivendo il clima pesantissimo che si respirava in città scrisse “… ma anche come ad una concezione così distorta non siano estranei  professionisti stimati e di prestigio, esponenti di categorie cui certo non difettano gli strumenti per una corretta valutazione di simile forma di devianza … la prognosi comportamentale non può, dunque, che essere infausta …”. Ho letto e riletto, oggi, quella lunga ordinanza e mi sono reso conto che quel magistrato in nessun rigo aveva personalizzato su qualche indagato la sua “supposizione” ma si era mantenuto nei confini di un giudizio di carattere generale su una comunità in fermento e con il popolo che invocava giustizia sommaria.

Oggi, invece, si è andati “oltre” (nell’accezione di avverbio e non del gruppo politico nostrano) e la gip dott.ssa Gerardina Romaniello nella sua famosa ordinanza di 290 pagine, stando al report de Il Mattino del 2.11.21, ha scritto: “… che le indagini della Squadra Mobile fotografano la messa a disposizione dell’assessore alle politiche sociali rispetto al soddisfacimento degli interessi di Zoccola del quale egli rappresenta la longa manus, non solo all’interno dell’ente di appartenenza prodigandosi presso funzionari e dirigenti del Comune di Salerno, ma dichiarandosi disponibile al medesimo comportamento di intercessione anche in ambito regionale indirizzando le richieste dello stesso Zoccola fino al vertice politico apicale per richieste di cui non è noto il contenuto». Richieste, come precisa il gip, «di cui non è noto il contenuto …”.

 

Dott.ssa Gerardina Romaniello - GIP presso il tribunale di Salerno

Rispetto profondamente l’operato della dott.ssa Romaniello, sulla cui grande sensibilità umana e preparazione professionale non ho alcun dubbio (anche perché le sue qualità mi sono state ben descritte da un suo professore di liceo che è stato mio compagno di banco nei cinque anni delle elementari), ma io ho guardato spesso negli occhi sia Nino Savastano che Fiorenzo Vittorio Zoccola (con il quale mi è capitato anche di andare a cena insieme apprezzandolo come ottimo commensale) e nessuno mai mi convincerà che Savastano possa essere stato la “longa manus” di Zoccola per consentire a quest’ultimo di penetrare più agevolmente il “sistema politico di potere” che ha governato la città dal 1993. La longa manus in genere è posizionata almeno qualche scalino al di sotto di chi vorrebbe gestirla, e nella fattispecie le posizioni dei due sono esattamente al contrario di quanto ipotizza nella sua ordinanza la valentissima magistrata che nel tentativo, preciso e comprensibile, di aggravare la posizione del consigliere regionale fa proprie le indagini della Squadra Mobile e le rilancia come prove conclamate nella battaglia giudiziaria.

Senza la conoscenza della storia, ho scritto qualche giorno fa, non si va da nessuna parte; e la storia giudiziaria passata e recente ci dice che molto spesso le indagini delle forze dell’ordine franano miseramente in dibattimento.

Insomma Nino Savastano potrà essere il malefico personaggio che in tanti cercano di descrivere, ma nessuno mi convincerà mai che possa essere stato gestito e manipolato da Vittorio Zoccola. E’ sufficiente guardarli negli occhi per capire che entrambi (soprattutto Zoccola) potrebbero essere soltanto le vittime sacrificali del sistema.

E se passa questo concetto, buona parte del castello accusatorio costruito con le lunghe indagini preliminari e destinato a franare contro il muro dell’indefinibilità del sistema che, se c’è, regna a Salerno così come ad Eboli e a Cava, ma anche in tutto il Paese.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *