Sicurezza – opportunità lavorative e infortuni (2): il progetto della LAIF

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Come da “miracolo a Milano”, nella fase cruciale della massima concentrazione del potere politico per le elezioni del Presidente della Repubblica, sembrava che il devastante fenomeno delle “morti bianche sul lavoro” se non proprio finito fosse almeno rallentato.

Purtroppo non è così, e finchè lo Stato non deciderà di combattere questa guerra presa troppo spesso sotto gamba non sarà mai così; cioè i caduti sul lavoro continueranno a tingere di rosso sangue i mille e mille cantieri di lavoro ed opifici industriali della nostra amata penisola. Una guerra che non fa, come tutte le guerre, distinzione di casta o di risorse economiche, è come la famosa “Livella” di Totò.

Questa volta il “sangue operaio” ha colpito a macchia d’olio per ben tre volte nel martedì nero della sicurezza sul lavoro:

a)      Un operaio di circa 50 anni è morto in mattinata all’interno dell’azienda “Ecoprogetto” di Fusina (Venezia), dopo essere precipitato da un’impalcatura.

b)      Sempre nel corso della mattinata un agricoltore di 56 anni è morto a Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano, travolto dal mezzo agricolo che stava conducendo. L’uomo è morto prima dell’arrivo dei soccorsi del 118.

c)      E ancora, nella provincia di Frosinone – Sora – un operaio ha perso la vita colpito da una lastra volata a causa dal forte vento. È accaduto intorno alle 8.30 nella ditta Sider Lazio che si occupa di recupero materiali.

Continua, con questo articolo, la nostra mini inchiesta su cosa si dovrebbe fare e su cosa si può fare per vincere finalmente questa guerra; un’inchiesta che trae spunto da un interessantissimo progetto strutturato dalla LAIF (Libera Associazione Imprese Façoniste), con sede nazionale in Via Parmenide n.6 a Salerno – presieduta dal dr. Carmine Traversa) che da tempo sta lavorando a tutela soprattutto delle aziende associate, cioè le migliaia di micro imprese del terziario tessile per la confezione ma anche con attenzione al sistema generale della prevenzione e della sicurezza. Partendo dalla certezza che la devastante velocità del conto terzi, letteralmente inventato e strutturato dalla grande Benetton, è forse una delle cause principali degli infortuni sul lavoro, il progetto LAIF pone attenzione alle seguenti specificità non trascurando la complessità del fenomeno che dà vita al cosiddetto “abuso di dipendenza” che molto spesso costringe il lavoratore a subire anche la dipendenza psicologica oltre a quella lavorativa ed economica, pur di mantenere il posto di lavoro.

Il progetto LAIF, riprendendo lo spirito della Legge n. 192 del 10.06.1998 (disciplina della subfornitura nelle attività produttive) che all’art. 9 – abuso di dipendenza – così recita:

1 – è vietato l’abuso, da parte di una o più imprese, dello stato di dipendenza economica nel quale si trova , nei suoi o nei loro confronti, una impresa cliente o fornitrice. Si considera dipendenza economica la situazione in cui una impresa sia in grado di determinare, nei rapporti commerciali con un’altra impresa, un eccessivo squilibrio di diritti ed obblighi. La dipendenza economica è valutata tenendo conto anche della reale possibilità, per la parte che abbia subito l’abuso, di reperire sul mercato alternative soddisfacenti.

2 – L’abuso può anche consistere nel rifiuto di vendere o nel rifiuto di comprare, nella imposizione di condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose o discriminatorie, nella interruzione arbitraria delle relazioni commerciali in atto.

3 – Il patto attraverso il quale si realizzi l’abuso di dipendenza economica è nullo.

Sembrava il toccasana ma in realtà la legge (come accade molto spesso) ha solo enunciato principi di pura teoria, mai applicati per eccesso di disinformazione della classe politica e per eccesso di debolezza degli stessi contoterzisti, “timorosi di perdere il lavoro” in occasione di un contenzioso con il proprio committente.

La storia e soprattutto la rivisitazione del progetto LAIF, tenacemente portato avanti dal dr. Carmine Traversa, continua.

 

 

 

 

 

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