Ancora il Festival della Canzone Italiana.

da Giuseppe Amorelli

 

 

 

 

 

 

Il Festival della Canzone Italiana  è diventato un appuntamento “atteso”, non da tutti, che si ripete sin dalla sua nascita avvenuta  nell’anno 1951 nella “Citta dei Fiori”, Sanremo. Amato, inviso, apprezzato, contestato. Da sempre varie e contrastanti sono stati e sono i giudizi su questo evento musicale italiano. Tuttavia Il Festival che nasce  nel salone delle feste del Casinò di Sanremo, per passare poi nell’anno 1976 al teatro Ariston sempre in Sanremo , non è solo semplicemente la rassegna della canzone italiana, in cui partecipano sia i ragazzi usciti da “Amici” che i matusa,  rimane soprattutto il “palcoscenico”  in cui  si esibisce il costume italiano.  Questa Kermesse canora nasce come esternazione di sentimenti o stati d’animo di vario genere,  ha via via assunto molteplici connotati: di protesta sociale, di canto liberatorio, di divertimento. Il Festival della canzone italiana infatti nasce in una epoca in cui l’Italia era appena uscita dalla guerra  e ne subiva ancora le ferite,  che ancora si sentiva in parte contadina e combatteva la ulteriore battaglia contro l’analfabetismo.

La canzone italiana era ancora  pura espressione di un sentimento, legata al binomio cuore-amore, non erano ancora nati i “cantautori” che solo alla fine degli anni 60, portarono una ventata di cambiamento nel panorama musicale italiano, proponendo brani intrisi di profonda idealità e ribellismo. Si passa dal tema cuore-amore, in auge negli anni 50, con le interpretazioni di Nilla Pizzi,  Claudio Villa, Beniamino Gigli, alla rivoluzione operata   al  festival del 1958,  quando fu presentato uno  strano brano, che si discostava dal genere musicale imperante,  scritto da  Franco Migliacci e che nessuno volle cantare, fu  affidato al suo coautore Domenico Modugno , la canzone che poi risultò vincitrice: “Nel blu dipinto di blu”.   Dietro il “Festival”  per antonomasia si muovono molteplici interessi: di pubblico, di case discografiche, di mercato, di “gossip” Il Festival è sopravvissuto alla contestazione degli anni Settanta, ai cambiamenti di mode e costumi. La sua vitalità non conosce  una fine. “Sanremo” rappresenta , in ogni sua edizione, uno spaccato della società italiana, contrassegnata dalla convivenza di atteggiamenti, opinioni  e giudizi contrastanti. Nel 1967, il grande ed indimenticabile Luigi Tenco dovette “adattare” al festival, un suo brano dal titolo “Li vidi Tornare”  che aveva uno sfondo ed un significato  di protesta contro la guerra, e ispirato alla poesia la “Spigolatrice di Sapri” di  Luigi Mercantini,   con il brano “Ciao amore Ciao”. Il risultato è noto a tutti.

Non tutti i grandi interpreti delle canzone hanno brillato a Sanremo. Si pensi a Lucio Battisti che alla sua prima apparizione al festival dell’anno 1969 con il brano: “Una Avventura”, scritto da Mogol, si classificò solo decimò. Sanremo è stato anche teatro e lo è ancora di stravaganza. Nella edizione del 1972  il complesso dei  Delirium, alla voce Ivano Fossati, presentò un brano:” brano  “Jesahel”  e sul palco salirono  hippy, che suonarono le chitarre e cantarono in coro. Per giungere a nostri giorni, con l’affermazione di un artista Achille Lauro sul quale i giudizi risultano contrastanti. Per alcuni blasfemo ed irriverente, per altri anticoformista e geniale.  Nella edizione 2022, dove il nome del vincitore già circola da tempo   (   Mahmood e Blanco), la manifestazione canora propone una serie di artisti giovani e meno giovani. Un brano su tutti risalta: “Ovunque Sarai”  scritto ed interpretato da Irama, musiche di Giulio Nenna, Vincenzo Luca Faraone e Shablo. Il testo presenta una figura retorica, l’anafora “Se Sarai”, comune nella poesia del dolcestilnovo e dantesca, e affronta svariati temi il  viaggio, il ritorno  l’attesa, il luogo  e negli ultimi versi il vi è l’elogio del suono del silenzio. Il silenzio eloquente per usare un ossimoro,  molto piu rumoroso di quanto si possa percepire. È una canzone sulla perdita, come Irama ha dichiarato: “Sono salito sul tetto di questa casa e ho parlato a una persona che non c’è più”.

Anche quest’anno  Sanremo è stata Sanremo.

2 thoughts on “Ancora il Festival della Canzone Italiana.

  1. Carissimo Avv. Giuseppe Amorelli, è vero e condivido che Sanremo è sempre Sanremo,attento a tutte le esigente , nonostante le 72 edizioni del Festival della canzone italiana. Quest’anno ,a mio avviso , non ci voleva la ‘’gaffe’’ noiosa per scandalizzare , del cantante Romano Achille Lauro,con pantaloni di pelle,piedi nudi e petto tatuato,la sua emulazione del battesimo scandaloso ha scatenato qualche polemica.”Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo”. Ha scritto brillantemente il direttore dell’Osservatore Romano, a proposito dell’esibizione di Achille Lauro. La domanda sorge spontanea perché Amadeus direttore artistico del Festival ha scelto la performance di Lauro in prima serata e il ciondolo con la foglia di cannabis di Ornella Muti ? La battuta di Fiorello sul voto dell’Osservatore Romano sullo show ?

  2. Da molti anni non ritrovo più la mia Italia , anche se era quella di Andreotti,Craxi, la cd. prima repubblica : sentivo comunque un senso di “appartenenza”, e c’era uno slancio, una umanità nell’aria che oggi sembra svanita, svanita sia per l’epoca tecnica che ci opprime e condiziona banalizzando il nostro modo di sentire e di pensare , sia per la povertà culturale nella quale siamo da tempo sprofondati ….che qualità hanno oggi i rapporti umani , hanno un senso profondo o sono diventati noiose formalità, ci attendiamo dagli altri parole e gesti che possano davvero confortarci, farci sentire ” in alto con la mente e con l’ anima? Quando ero più giovane , anni 70 soprattutto, mi piaceva ascoltare Berlinguer , seguire e tentare di imitare le fantastiche acrobazie di “Bonimba” , ascoltare e cantare le canzoni di De André o dei Nomadi o di Guccini con gli amici, ma oggi ,per dirla con il poetico Gaber….”il tutto è falso, il falso è tutto “

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