Un turco israeliano

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Erdogan orfano di Putin , ci si augura pacificamente per poco ancora, trova subito un’altra mano da stringere. Come per gli altri capi di governo, lo stress sulle risorse energetiche ha preoccupato il premier di Ankara che subito si é girato dall’altra parte, trovando in Herzog una nuova spalla. Senza alcuna recriminazione fondamentalista o religiosa, neanche fosse un concilio o un incontro tra papa Francesco ed un altro qualsiasi “papa nero”, il governo turco si accorda molto pragmaticamente con Israele “ per la coooperazione in materia di energia e sicurezza energetica”. Mentre per il paese bizantino si capisce subito il motivo di questo accordo, per quello più moderno sembra più un avvicinamento di mera cultura affinché cada la maschera dell’oppressore su altrettanta gente di radice islamica quale quella palestinese. La Turchia é ancora  molto dipendente dalle risorse russe, specie di natura bancaria, che le hanno consentito di alzare numerose infrastrutture che in venti anni hanno reso il paese più che moderno. Essendo molto pragmatico, Erdogan non avrà dato tempo ai propri organi di informazione di rinvangare i rapporti diplomatici con gli attuali attori del conflitto ucraino, e a sorpresa ha stretto un gemellaggio che senza la guerra probabilmente sarebbe stato quasi impossibile. Del resto si sa come egli tratti la comunicazione interna fino ad averla imbavagliata con arresti e un caotico contro-colpo di stato del suo stesso governo nel 2016. Gli stessi confini con la Siria sono stati combattuti proprio dall’esercito turco contro quello delle squadre Onu, soldati discendenti da Davide compresi. Quindi almeno gli ultimi carboni di quel conflitto dovrebbero essersi pertanto spenti.  Dove siano poi tutte queste risorse energetiche degli israeliani bisognerebbe chiederlo a Biden o qualche amichetto dei sempre più che emergenti paesi mediorientali fino al piccolo grande Qatàr. Quest’ultimo paese tra mondiali di calcio e opere faraoniche sembra l’unica piazza economico diplomatica dove il nostro Di Maio si è recato pre-tempestivamente in questa settimana. Speriamo non per parlare solamente di Napoli, Cannavaro, Mancini o altre “squadre fortissimi”.

 

 

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