A dieci anni dalla morte della giornalista Miriam Mafai torna in libreria il libro su donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale: ‘’Pane nero’’, Rizzoli editore.

 

da Pietro Cusati

 

‘’Pane nero’’,il conflitto raccontato da casalinghe ,postine,operaie, un libro purtroppo attuale per capire il ruolo delle donne durante la seconda guerra mondiale e per comprendere cos’è la guerra per chi la vive,pubblicato nella Bur Rizzoli Classici, il volume esce a dieci anni  dalla morte dell’autrice Miriam Mafai, giornalista e scrittrice. “Se qualcuno verrà a chiedervi cos’è la guerra, anche adesso che è tornata in Europa come mai avremmo creduto potesse accadere di nuovo, leggetegli ‘’Pane nero”, scrive nella prefazione Annalisa  Cuzzocrea.La sera del 10 giugno del  1940 Benito Mussolini annunciò all’Italia l’entrata in guerra. Quello che doveva essere un “conflitto lampo” durò cinque anni, durante i quali le donne assunsero un ruolo di primo piano, combattendo contro la fame, le bombe e la fatica di una guerra interminabile. Miriam Mafai in ‘’Pane nero’’  ricostruisce la vita quotidiana delle donne, raccontando un’epopea che ha come scenario le città bombardate e le campagne percorse dalle fanterie di tutti gli eserciti e per protagoniste le donne, diventate capofamiglia e uniche vincitrici di un conflitto perduto. Miriam Mafai, nata a Firenze il 2 febbraio 1926, dopo l’8 settembre 1943 ha partecipato alla Resistenza e nel dopoguerra ha ricoperto numerosi incarichi politici. E’ stata tra i fondatori del quotidiano  ‘Repubblica’ ed autrice di numerosi saggi tra i quali Il lungo freddo. Storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l’Urss (1992) e l’autobiografa Una vita, quasi due (2012). “Mi è molto difficile dire addio a Miriam Mafai – scriveva su l’Unità Alfredo Reichlin il giorno successivo – cara amica, rara. È triste, perfino angoscioso, per me almeno, scrivere queste righe nell’Italia volgare e corrotta di oggi. E avendo nella mente l’immagine fulgente di quella ragazza di allora: come io la conobbi. In un’altra Italia. Nella Roma che usciva dalla guerra povera e affamata nel senso letterale della parola. Ma piena di slancio, di speranze, e soprattutto di fiducia: l’enorme fiducia nell’avvenire di noi ragazzi che avevamo preso le armi. Libertà e giustizia erano lì alla nostra portata. E non parlo solo della libertà politica ma quella di essere se stessi, di crescere, di pensare. È lì che conobbi Miriam: bella e ridente, la sua travolgente risata. Era una donna vera  la prima donna che mi intimidiva per la sua padronanza di sé, ironica, sottile. Forte e al tempo stesso molto terrestre  Miriam scelse la strada di lasciarsi alle spalle le ideologie e di riflettere soprattutto su se stessa, la ragazza e la donna che era stata. E quella che era adesso, così diversa e anche lontana, ma la cui base morale restava quella: aver lottato per la giustizia e perché, diceva, i figli dei braccianti del Fucino, nell’ex feudo dei principi Torlonia, potessero smettere di andare scalzi a scuola.  Abbiamo creduto e abbiamo lottato perché finalmente in Italia, «gli ultimi», quelli senza scarpe potessero alzare la testa e cominciare a contare. È poco?”. La Ministra della Giustizia ha commentato la decisione della Consulta di dichiarare illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente soltanto il cognome del padre ai figli, dando la possibilità alla madre di conferire anche il suo cognome”. “Grazie alla Corte Costituzionale, un altro passo in avanti è stato compiuto verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia”, intervenuta in occasione del seminario presso la Treccani di Roma, in ricordo di Miriam Mafai, la Guardasigilli ha sottolineato l’importanza di un risultato atteso da molto tempo e che segna un cambio di passo.’’L’eguaglianza riconosciuta in un testo di legge, nella Costituzione è necessaria ma non è sufficiente: è sempre una conquista quotidiana, da ripetere ogni volta che deve superare barriere sociali, culturali oltre che normative e richiede nelle istituzioni e nelle posizioni di responsabilità, donne sempre disposte ad impegnarsi per i diritti di altre donne” , ha commentato la Ministra Cartabia, sottolineando come la figura di Miriam Mafai, giornalista, politica  e scrittrice italiana abbia avuto un ruolo fondamentale per tutte le donne della sua generazione.“Abbiamo un debito di gratitudine verso personalità audaci, coraggiose, determinate e naturalmente controcorrente come lei: queste donne hanno accompagnato il cammino di altre donne. Se la mia strada, la nostra strada è stata meno impervia è davvero grazie a loro che hanno spianato la strada a molte di noi oggi”, ha sottolineato la Guardasigilli.“E stata la prima cronista parlamentare al femminile e anche a me è capitato di dover sfrondare un soffitto di cristallo, al momento della elezione come Presidente della Corte costituzionale, la prima donna nella storia della Corte”. “Essere la prima donna a ricoprire un ruolo, rimarca il contesto culturale in cui viviamo e dove ancora oggi siamo costretti a sottolineare la prima volta di una donna nelle posizioni di responsabilità”. Ricordando poi come la Mafai abbia visto e raccontato le prime donne che in Italia andarono a votare con “preoccupazione, con orgoglio, con speranza, con emozione”, la Ministra ha rimarcato però come nella politica i numeri parlino ancora di un divario ampio: “la media europea di donne nei parlamenti nazionali – secondo l’European Institute for Gender Equality – è del 32%. In tutta Europa non c’è un solo Parlamento dove le donne siano in maggioranza. Nemmeno il Parlamento europeo. E a quasi 100 anni dal riconoscimento del diritto di voto alle donne in Inghilterra, solo 5 rappresentanti del genere femminile sono attualmente a capo di un esecutivo nei paesi europei”.In un  libro del 1986, Miriam Mafai descriveva  le caratteristiche necessarie al mestiere di giornalista: “Una grande curiosità per le persone e i fatti, l’attitudine a cogliere subito gli elementi essenziali di una situazione e insieme tutti i suoi particolari, la rapidità di apprendimento, di comprensione e di giudizio, una notevole sicurezza di sé, la capacità di ispirare fiducia e stabilire legami, una naturale tendenza alla produttiva superficialità (sapersi appassionare ad un argomento per breve tempo, scriverne e dimenticarlo subito dopo)”.

 

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