SALERNO – IL PIANO DI RIENTRO E 25MILIONI DI DEBITI SCADUTI: SOTTO A CHI TOCCA

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – il Consiglio Comunale dovrà deliberare, entro il prossimo 30/04, il Bilancio Consuntivo dell’anno 2022. Dalla lettura di questo documento si potrà avere un’informazione completa sull’andamento delle Entrate, dopo gli aumenti dei tributi disposti lo scorso anno, e sul pagamento della prima rata di rimborso del Disavanzo di € 169,9milioni. Sono argomenti che, benché indigesti per tanti cittadini, sembra stiano alimentando un crescente interesse grazie alla diffusione di una maggiore consapevolezza degli effetti prodotti dallo squilibrio finanziario del Comune sui bilanci familiari, già impoveriti dalla crisi degli ultimi anni. In sostanza, molti chiedono di conoscere, oggi, come sono utilizzate le somme versate per le tasse, frutto di sacrifici, e quali possano essere le conseguenze di un piano di riequilibrio che durerà fino al 2044. Vent’anni, nel corso dei quali è pure preventivato un ulteriore aumento dei prelievi, ancor più se non fosse possibile rispettare le rate di rientro del debito (fonte: contratto, art. 4c). Un rischio davvero concreto, quasi una certezza.

In realtà, sulle condizioni dell’Ente, potremmo già sapere qualcosa se il Comune avesse deliberato, o deliberasse entro fine mese, termine prorogato dal 31/12/2022, il Bilancio di Previsione di quest’anno. E, invece, con provvedimento di Giunta n. 48 del 28/02 scorso, l’Ente ha deciso di approfittare della possibilità, offerta da una recente Legge, di differire l’adempimento al 30/04 e, comunque, a dopo l’approvazione del Consuntivo 2022 (fonte: L. 29/12/2022 n. 197, art. 1 c. 775). In pratica, per assicurare il rispetto del pareggio del Bilancio di Previsione, in presenza della crisi in atto il Governo ha concesso agli Enti di aumentare le Entrate con la contabilizzazione, tra le stesse, dell’avanzo attivo ‘utilizzabile e accertato’ del Consuntivo 2022. E, poiché quest’ultimo può essere approvato entro il 30/04 prossimo, è ovvia la necessità di far slittare a quella data anche il Preventivo. Comunque, il senso del provvedimento è abbastanza chiaro: se il Comune pensa di impegnare Spese per 100, ma dispone di Entrate solo per 90, al fine di equilibrare i due gruppi contabili può sommare ai 90 gli eventuali 10 del risultato positivo dell’anno precedente. Se ci fosse, ovviamente. Così, la partita finisce 0 a 0, in ‘perfetta’ parità, come si dice. Normalmente, la Legge non lo consente se non a determinate condizioni e per definite finalità (fonte: Legge Enti, TUEL). Però, se è semplice comprendere il perché dello slittamento deciso dall’Ente, non è altrettanto agevole capire la necessità di applicare una manovra che è assimilabile ad un ‘magheggio’ contabile volto solo a far quadrare il documento e che pochi effetti pratici esprime sulla vita quotidiana dei cittadini. Salvo ogni errore.

Come è noto, il Bilancio di Previsione è solo un ‘documento di indirizzo’ amministrativo avente lo scopo di indicare i servizi da erogare con le somme ad essi destinate, le Spese, e segnalare le fonti di copertura, le Entrate. E’ un documento politico, non finanziario, che non trova mai conferma nel Bilancio Consuntivo di fine anno, il vero documento di analisi della gestione. Infatti, a scorrere la serie storica dei due Bilanci, tra quello che si promette e quello che effettivamente si realizza emerge una differenza fino ad oltre il 50% (fonte: Bilanci). Cioè: si è previsto 100, si è realizzato 50. E, quindi: “qual è il concreto vantaggio dell’applicazione dello slittamento”? Detto senza volontà di critica, potrebbe essere quello di immagine, cioè di dimostrare l’impegno a fare tutto ciò che può servire, anche se c’è la consapevolezza storica di non poterlo fare. Tuttavia, un motivo concreto ci deve pur essere, viste le conseguenze che comporta. Perché, fino alla delibera del Preventivo, l’Ente è sottoposto all’applicazione del cosiddetto ‘esercizio provvisorio’ durante il quale non può decidere molte cose e, tra esse, non può impegnare le spese correnti per importi superiori a un-dodicesimo di quelle dell’anno precedente (fonte: TUEL). Questo, detto con semplicità, perché è un argomento abbastanza complicato. Così, almeno fino alla delibera del Bilancio di Previsione, non ci sono molte speranze di vedere qualche intervento di manutenzione aggiuntivo e, anzi, è possibile vederne anche qualcuno di meno. Alla fine, scava-scava, la decisione potrebbe avere solo la finalità di guadagnare tempo per definire, in equilibrio, entrambi i documenti e, magari, per tenere a freno le spese con motivazioni oggettive. Una tattica da ‘temporeggiatori’. Ovviamente, è una osservazione, nulla di più. Ma, qualche certezza in tal senso, non manca.

Nel leggere la citata delibera di Giunta, si apprende che l’Ente, a fine 2022, aveva debiti commerciali ‘scaduti’ nei confronti dei Fornitori per € 25.225.828,58 (!) e che il ritardo nei pagamenti era superiore di ben 25 giorni rispetto ai termini di Legge, che sono pari a 30giorni (fonte: MEF). In sostanza, l’Ente ci anticipa che ci sono € 25,2milioni di debiti da pagare subito, ‘urgenti’, su un totale ancora sconosciuto ma che, verosimilmente, è ben al di sopra del mezzo miliardo di euro, tra esposizioni finanziarie e commerciali. A fine 2021, era di € 539,9milioni (fonte: Bilancio). Con queste premesse, non può non preoccupare per il futuro l’intreccio tra debiti ‘vecchi’ e impegni ‘nuovi’, anche connessi al risanamento del Disavanzo, per importi tali da ostacolare ogni ipotesi di crescita della qualità della Città che, è bene ricordarlo, è al 97° posto in Italia (fonte: 24Ore), è piegata dalla crisi economica e anche fortemente piagata da un diffuso degrado fisico e morale. Il recente incremento delle addizionali Regionali, al primo posto in Italia, probabilmente per fronteggiare il Disavanzo 2021 di 4,1miliardi (!) (fonte: Bilancio-Regione), costituisce un ulteriore elemento di inquietudine. Oggi, tra coloro che possono ‘vantare’ un reddito, soffrono i piccoli commercianti, gli artigiani e tutti coloro che vivono in condizioni di precarietà, con lavori part-time e poco professionalizzati. Domani, saranno assorbite quote crescenti dei redditi medi di pensionati e dipendenti. Fino al 2044, c’è spazio per tutti: “sotto a chi tocca”.

P.S.: la ricostruzione è avvenuta con dati presenti in rete. Si fa salvo ogni errore di informazione e di interpretazione.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 18/03/2023

 

 

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