Forza Silvio!

 

 

da Angelo Giubileo (avvocato – scrittore)

 

In questi giorni si è parlato moltissimo della disavventura attuale che riguarda la vita di Silvio Berlusconi. Talvolta malauguratamente, come nel caso – così è sembrato ai più – di Carlo Calenda, che ha parlato di “fine della Seconda Repubblica” in quanto legata all’ipotesi che non vi possa essere “nessun successore dopo Berlusconi”.

Ma, a parte l’ipotesi malaugurata, il leader di Azione mette in evidenza un’indubbia verità, e cioè che Silvio Berlusconi sia stato ed è l’emblema, il simbolo, l’immagine rappresentativa, la personificazione della corrente Seconda Repubblica.

Calenda ha senz’altro sperato, insieme al suo ex sodale Matteo Renzi, che la seconda Repubblica cadesse sotto l’incedere trionfante di un nuovo <centro> politico, denominato Renew Europe, capitanato da loro due medesimi “vassalli” – ormai ex-vassalli – del “re di Francia”, Emmanuel Macron. Ma, come tutti possono ora facilmente constatare, il Re e i suoi vassalli hanno avuto torto e attualmente perso la contesa politica. A dispetto del “vecchio leone”, Silvio Berlusconi, che neanche in quest’ultima occasione, ha fatto mancare il suo ruggito: “Il Paese ha bisogno di noi”.

Lungo il corso degli ultimi trent’anni, dalla fine della Prima Repubblica a oggi, sia vincitore che sconfitto, Silvio Berlusconi è stato il riferimento politico di un’intera   <generazione>, per l’appunto trentennale. In base al linguaggio <politico> di Carl Schmitt, un’epoca che ha visto schierati da un lato tutti coloro che hanno eletto Silvio Berlusconi come “amico” (freund) e dall’altro tutti coloro che l’hanno individuato viceversa come “nemico” (feind), anzi “il nemico”.

Così che, in tutti questi trent’anni e in Italia, i “nemici” di Berlusconi hanno promosso una forma di politica essenzialmente “anti-berlusconiana”, cercando – evidentemente invano – di ampliare progressivamente il numero dei “nemici”; ma a danno, soltanto ed altrettanto evidentemente, del proprio “onore”. Ma, anche su questo, “nemici” come Travaglio hanno già avuto in passato da ridire (Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2015), sostenendo che la frase “molti nemici, molto onore” sia stata erroneamente attribuita al Giulio Cesare del De Bello Gallico mentre sarebbe di Benito Mussolini.

Gira che ti rigira, sembra proprio che i “nemici” ritornino sempre alla solita e vecchia favola del <male>: c’era una volta Mussolini, Berlusconi, il fascismo … Forza Silvio, allora è proprio vero che il Paese ha ancora bisogno di te!

 

 

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