Berlusconi: l’ex Cav visto da Bruno Vespa e Mario Ajello

 

Aldo Bianchini

La camera ospedaliera di Silvio Berlusconi. Qualcuno con velenosa ironia ha scritto che viene trattato da Re; la risposta sta nel fatto che il San Raffaele di Milano è stato costruito, ammodernato e sostenuto dai soldi di Berlusconi, altro che ironia da deficienti.

SALERNO – Ogni qualvolta l’ex cavaliere sen. Silvio Berlusconi va in crisi e si rifugia in uno degli ospedali più prestigiosi del Pese (che Lui direttamente ha contribuito in gran parte a costruire e sorregge annualmente con lauti finanziamenti) il mondo politico va in tilt e mostra le due facce del problema; da un lato la sopravvivenza stessa dell’ex Cavaliere e dall’altro la fine tumultuosa di un partito creato a dimensione berlusconiana.

Dopo trent’anni di presenza indiscussa e pregnante di quel partito nella politica italiana il rischio di vederlo svanire nel nulla c‘è e come; anche perché come tutti i grandi leader del passato Berlusconi non ha potuto o non ha voluto allevare il suo delfino. In verità ci ha provato spesso, ma i vari Casini, Fini, Fitto e la stessa Carfagna (per citarne alcuni) si sono presto impantanati nelle nebbie del pericolosissimo “fuoco amico” che è inutile qui ricordare. E sono già andati via tutti tradendo i principi del “verbo berlusconiano” che sembrava avessero fatti propri; è rimasto, immarcescibile soltanto Antonio Tajani e qualche altro di minor peso. Adesso si vedrà.

Intanto sfogliando il quotidiano Il Mattino (ediz. 8.4.23) sono stato colpito da due titoli che soltanto all’apparenza si contrappongono tra loro, nella sostanza evidenziano i veri problemi che attendono Forza Italia non dico ora, ma sicuramente fra qualche tempo.

Il primo:   “Quella macabra euforia per la (presunta) crisi del partito che non è finitoVOLERE LA SCOMPARSA DI UNA FORZA POLITICA NON È DEMOCRAZIA E IL DESTINO DEGLI AZZURRI NON È AFFATTO SEGNATO” ha scritto giustamente e saggiamente Mario Ajello (editorialista). E’ vero, scrive bene Ajello, da molto tempo e ad ogni stornire di fronde sulla salute dell’ex. Cav ricompare nei commenti, anche quelli d marciapiede, la macabra convinzione che con Berlusconi andrà via anche Forza Italia; e molti sperano proprio in questo. Scrive: “La dissoluzione di Forza Italia non c’è e non è affatto detto che ci sarà. E allora è assai stridente, rispetto al senso di realtà e ai valori della civiltà politica, quella macabra danza di gioia subito avviata dalla sinistra – ed è in corso nei suoi salotti, nella sua retorica mediatica e in tutti quegli ambienti che hanno sempre temuto Berlusconi ma non sono riusciti ad eliminarlo dal campo – dove si festeggia la fine di un partito. Anche se Forza Italia potrebbe obiettare alla maniera di Mark Twain: Spiacente di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata”.

Il secondo:  “Perché il Cav tiene ancora la scena della politica” scrive, sempre su Il Mattino (stessa edizione) Bruno Vespa che sicuramente non è l’ultimo arrivato nel mondo dell’informazione internazionale, e precisa “L’attenzione internazionale sulla salute di Silvio Berlusconi ci ricorda che piaccia o no il Cavaliere è il leader politico più conosciuto all’estero dell’intera storia italiana. Ha guidato quattro governi in quasi dieci anni (per numero di giorni è secondo solo a Giolitti), ha presieduto due G7: nel secondo (L’Aquila 2009) era il leader di maggiore anzianità di servizio. Non esiste nel mondo democratico altra  personalità che da 29 anni sia la guida indiscussa del suo partito: così identitaria e carismatica da rendere impensabile Forza Italia senza di lui”.

Sulla scena, purtroppo, rimane per ragioni di salute, ragioni molto serie e di difficile risoluzione; ma la tempra c’è e credo che, in buona sostanza, ce la farà anche questa volta, spettando la prossima.

 

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