Di Bartolomei: il mistero della sua morte

Di Bartolomei, il docufilm al Festival di Roma. In ricordo dello storico capitano giallorosso e granata. Portò la Salernitana in “B” dopo oltre trent’anni.
ROMA – E’ ancora in parte avvolta dal mistero la morte di Agostino Di Bartolomei, ”Ago” nell’immaginario dei tifosi giallorossi, il capitano dello scudetto del 1983, suicidatosi il 30 maggio del 1994 a dieci anni esatti dalla drammatica finale dell’allora Coppa dei Campioni, persa ai rigori dalla Roma con il Liverpool. Ora anche il festival del Cinema di Roma lo celebra, con un documentario che andra’ ad affiancarsi alle canzoni e al film che a ”Diba” sono stati dedicati. Non aveva un carattere facile Agostino Di Bartolomei. Introverso, poco loquace, non era certo il capitano che sara’ 18 anni dopo Francesco Totti. E aveva una grande passione per le armi, che lo portava a volte a scherzare con quei ”giocattoli” persino nello spogliatoio, spaventando i compagni. Ma come per tutti i timidi, quello era probabilmente solo il suo modo per cercare di uscire dal guscio. I tifosi forse alludevano anche alla sua passione quando lo invitavano a tirare la ”bomba”, la famosa punizione che piegava le mani a tanti portieri. La bellissima pellicola ”L’uomo in piu”’, di Paolo Sorrentino, descriveva mirabilmente una storia che tutti conoscono: il sogno di allenare i ragazzi della Salernitana, la squadra alla quale dedico’ le ultime energie, riportandola in serie B dopo 23 anni, e i continui rifiuti di un mondo, all’inizio degli anni Novanta, ormai gia’ assetato di personaggi da microfono e da teleschermo, non interessato a un ex campione, a un ”uomo di campo”. Ma illustrava soprattutto le incertezze e i contrasti interiori dell’uomo. E il film segnava comunque una vittoria postuma del capitano, con il suo schema dell’uomo in piu’ che veniva infine adottato dall’allenatore che gli aveva soffiato il posto e rubato i sogni. E quel Nino che nella canzone di Francesco De Gregori non doveva aver paura di tirare un calcio di rigore e’ ancora Agostino. ”Non e’ da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”. E il coraggio comunque non mancava a Di Bartolomei, tanto da essere il primo ad andare sul dischetto in quella maledetta sera del 30 maggio 1984. E naturalmente a fare gol. Ma come canta Marco Conidi nella sua sentita ”Mai sola mai”, ”Ricordo che quando ero ragazzino sognavo di essere Agostino e dare calci alla paure”, le paure evidentemente rimanevano. Tanto da farla finita a soli 39 anni a Castellabate, quella cittadina resa famosa da un altro film, recente, il cui titolo suona beffardamente:”Benvenuti al sud”.

One thought on “Di Bartolomei: il mistero della sua morte

  1. ma chi ha scritto questo articolo? completamente sbagliato, agostino non tirò i rigori nella finale dell’84 perché fu sostituito prima. che giornalisti siete?

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