Simboli riscoperti: nuova “Libia”e ONU

Domenico Mastrovita

02/11/2011, Ban Ki-moon, il segretario delle Nazioni Unite, effettua la prima visita in Libia dopo la morte di Gheddafi.  Il primo del mese di novembre Abdurrahim Khaled Abdulhafiz El-Keib diventava il nuovo premier libico; eletto con 26 voti favorevoli dai 51 membri del Consiglio Nazionale di Transizione. Al-Keeb, professore universitario formato negli USA, ha di fronte a sé, fin da subito, molti compiti ardui, tra cui: organizzare le elezioni per l’Assemblea costituente (che dovrebbero svolgersi tra otto mesi), gestire feriti e prigionieri di guerra, avviare la ricostruzione del Paese e risolvere la spinosa questione delle divisioni interne del Cnt stesso. La bandiera che ha vestito le sommosse del febbraio 2011 è quella che il Cnt ha adottato poi come simbolo della nuova “Repubblica Libica” rievocando il vessillo del Regno di Libia crollato a seguito del golpe militare capeggiato da Gheddafi nel 1969. Questa bandiera è composta da tre bande orizzontali: rossa, nera e verde che simboleggiano, a loro volta, le regioni storiche della Tripolitania, della Cirenaica e del Fezzan.  Al centro della banda nera sono raffigurate una mezza luna e una stella, entrambi bianche, stendardo della confraternita politico-religiosa Senussi. I simboli in questi casi possono essere di forte aiuto. La bandiera adottata dal Cnt rappresenta il segno di unità fra le tre entità che formano la Libia, però, e non va trascurato, è anche il simbolo che il precedente rais aveva abolito come segno di rottura col passato. Il Cnt ha il difficile compito di spingere il proprio Paese verso quella “Svolta Epocale” che in molti si augurano. Per “Svolta Epocale” si intende quando non cambiano solo le cose, ma anche le teste per capirle. Il reale cambiamento parte dalla coscienza dei soggetti, coloro che saranno spinti da motivazioni alte, saranno in grado di modificare il proprio corso. Quello che i libici dovranno fare sarà proprio cambiare e, di modelli da seguire ce ne sono molteplici, a loro spetta l’ardua scelta. Per il gusto di cronaca, va anche ricordato come il Cnt sia stato aiutato in molteplici modi dai Paesi Occidentali nel neutralizzare tutte le forze lealiste a Gheddafi. Probabilmente il Cnt senza tale intervento sarebbe stato, a sua volta, neutralizzato dal regine di Gheddafi.

L’idea che deve guidare ogni popolo, quindi, è  l’essere consapevoli della possibilità di dare una svolta al proprio futuro, essere protagonisti, insomma, del cambiamento.

L’ONU in questa veste ha il compito di sorvegliare sulla sicurezza e all’incolumità dei civili, in tal senso Ban Ki-moon ha annunciato che la comunità internazionale vigilerà sul periodo di transizione; il segretario generale dell’ONU ha inoltre comunicato, durante la sua visita, che saranno inviati esperti  al fine di evitare che materiali pericolosi cadano in mani sbagliate. In tutto questo turbinio di dichiarazioni e intenti si auspica che la Libia sia dei libici: cittadini consapevoli e responsabili per il loro Paese.

 

 

 

6 thoughts on “Simboli riscoperti: nuova “Libia”e ONU

  1. E’ stata una mossa molto interessante cambiare la bandiera recuperando quella esistente prima di Gheddafi, i simboli sono importanti e servono molto per coinvolgere la popolazione, credo che il nuovo governo libico ne sia ben consapevole. Ma credo anche che il cambiamento sia un processo lento e difficile…ora sembra quasi già tutto fatto ma i risultati si vedranno solamente tra decenni, a meno di altri sconvolgimenti.

  2. Una lenta “resurrezione” per una nuova identità! Un popolo esausto, ma desideroso di cambiamenti… Coraggio fratelli!!!

  3. Finalmente si volta pagina!
    Una nuova vita, una nuova patria, e, quindi, una nuova bandiera, a incarnare le speranze, i sogni di libertà, le aspirazioni di un popolo che da oggi potrà sperare in un futuro migliore per i propri figli!
    Certamente, non è cosa facile uscire da una dittatura tanto feroce e assoluta, come quella che ha caratterizzato la vita di questo Paese negli ultimi 40 anni; dunque ben venga la supervisione da parte di organi internazionali, quale l’ONU, ma davvero la speranza è che, quanto prima, uomini e donne responsabili e coraggiosi prendano in mano le sorti del loro Paese, e lo guidino verso la piena realizzazione delle proprie immense potenzialità, per il bene di tutta la comunità.

  4. L’ONU in questa veste ha il compito di sorvegliare sulla sicurezza e all’incolumità dei civili…

    L’ONU aveva questo compito anche durante la guerra civile, eppure le bombe sono esplose anche sulle case dei civili.
    L’ONU ha permesso che intere famiglie sostenitrici del regime venissero sterminate brutalmente.

    Spero che la morte di tutti questi civili serva almeno a creare uno Stato Democratico, e che la rivolta delle popolazioni oppresse non si trasformi in dittatura e oppressione sulle popolazioni che sostenevano il vecchio regime.

  5. Sarà importante che la ricostruzione, non solo materiale della Libia, sia operata dai Libici stessi, affinché le decisioni siano stabili nel tempo.

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