Elisa, riposa in pace

Michele Ingenito

Dopo 18 anni giustizia è stata fatta. In Inghilterra ne sono bastati molto, ma molto meno. Per un reato di natura identica, l’omicidio, per un medesimo imputato, Danilo Restivo. Bisogna riconoscere, però, che i 18 anni italiani sono imputabili soprattutto all’autorità giudiziaria e investigativa di Potenza, dove fu consumato il brutale reato. Il tribunale di Salerno ha rifatto il trucco ai colleghi potentini, facendo giustizia in men che non si dica. Amara soddisfazione per i genitori, ma meglio che niente. La cosa che il cittadino si rifiuta di capire è come mai, in Italia, nessuno continui a pagare per errori macroscopici ed ingiustificati, ammesso che molti di quegli ‘errori’ siano stati commessi in buona fede. Le cronache sono piene di episodi che mettono in discussione le capacità investigative in alcuni dei casi più clamorosi degli ultimi anni. Quello di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, ad esempio, condannati pesantemente in primo grado e poi assolti nel secondo. O di Michele Misseri, il contadino di Avetrana che sembra tenere in scacco l’autorità giudiziaria ed investigativa nel suo complesso. Al riguardo abbiamo sempre pensato al famoso detto: “Contadino, scarpe grosse e cervello fino!” Che il buon uomo, cioè, non si stia prendendo gioco di tutto e di tutti? Che non lo abbia premeditatamente fatto sin dal primo momento? Rischiando il minimo attraverso la rivelazione del luogo di sepoltura della sfortunata nipote Sarah ed evitando il massimo mediante le versioni infinite di accuse e autoaccuse? Siamo convinti che i primi a dolersi di questi fatti sconcertanti siano i rappresentanti onesti della magistratura e delle forze dell’ordine impegnati quotidianamente nel loro duro lavoro. Cioè, la stragrande maggioranza. Ma cosa possono fare? Harakiri? Null’altro, purtroppo, se non dissociarsi moralmente dalle fesserie o dalle disonestà comportamentali di certi colleghi che, probabilmente, mai avrebbero dovuto e potuto entrare nei ranghi di ordini professionali così delicati del nostro paese. Esempi ne potremmo fare all’infinito. Ad esempio, quello di una studentessa universitaria salernitana che, accusata con prove inequivocabili dal PM di avere superato con il massimo dei voti un esame di storia moderna senza averlo in realtà mai sostenuto, finisce davanti al GIP con una puntuale ma incompleta richiesta di rinvio a giudizio; con esclusione, infatti, dai tre componenti della commissione, autori materiali del falso verbale, mai sfiorati, neppure da un avviso di garanzia, dalla pur clamorosa inchiesta. Due pesi e due misure. Perché?  Oppure il recente caso di un professore di storia di quel medesimo ateneo (citato con cognome nel rapporto investigativo, ma stranamente non identificato come dovuto!), coinvolto in tesi di laurea a pagamento dai tre ai cinque milioni di vecchie lire, a sua volta non sfiorato da un’inchiesta penale a tutto campo. Forse in virtù di un probabile, strettissimo rapporto di parentela con il solito inviato speciale di provincia del solito noto quotidiano, ovviamente ignaro al momento dello scoop sui presunti esami a pagamento in quell’ateneo di cotanto comune lignaggio, successivamente emerso? Solo perché notoriamente bene introdotto in quello specifico ufficio giudiziario interessato al caso? Ecco, sono questi i casi che danneggiano a 360 gradi l’immagine di uno dei pochi sistemi davvero garanti del nostro paese: quello giudiziario, nonostante i suoi limiti, le sue pecche, le sue carenze. Che sono, poi, limiti, pecche e carenze del sistema politico incapace o volutamente negligente nell’assegnare le dovute risorse a coloro che operano in uno dei settori più delicati e complessi della nostra vita e del nostro sistema sociale.

 

 

 

One thought on “Elisa, riposa in pace

  1. Ottimo l’articolo di Ingenito. Fotografa la situazione reale della nostra giustizia. Una situazione che viene dal passato remoto e che sembra allungarsi sul futuro prossimo. Complimenti al giornale.

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