Gambino/25: Giuseppe Santilli resta in cella

Marilena Mascolo

PAGANI – La notizia sconcertante, drammatica, ma per certi versi anche attesa è arrivata. Giuseppe Santilli, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Linea d’Ombra” deve rimanere in carcere. Nella giornata di giovedì scorso (1 marzo 2012) il CTU nominato dalla Procura della Repubblica di Salerno ha stabilito che le condizioni di salute dell’indagato sono compatibili con il regime carcerario, previe cure specialistiche preventive presso un centro medico di primo livello. Insomma, secondo il CTU, la grave insufficienza renale, con l’innalzamento di alcuni punti della creatinina rispetto ai valori normali non può determinare l’invio dell’indagato agli arresti domiciliari. Ricordiamo per la cronaca  che Giuseppe Santilli, in carcere dal 18 gennaio 2012, era stato trovato esanime in cella la mattina del 18 febbraio (esattamente un mese dopo l’arresto) ed era stato subito ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, dove tuttora è degente. I familiari di Santilli nel frattempo hanno anche passato alla stampa una dichiarazione del congiunto secondo cui in carcere non gli avrebbero fornito neppure la “pasta aproteica” che solitamente mangia a casa per cercare di tamponare i problemi fisici prodottigli dall’insufficienza renale. Non possiamo, ovviamente, entrare nel merito scientifico della decisone del CTU ma la stessa, ad onor del vero, ci appare quantomeno controversa e contraddittoria se si pensa che un altro CTU agli inizi dell’agosto 2011 aveva ritenuto le condizioni del Santilli non compatibili con il regime carcerario facendolo spedire ai domiciliari. Se non possiamo entrare nel merito scientifico e professionale della decisione possiamo, però, avanzare seri dubbi sulla stessa almeno dal punto di vista umano e morale. Non c’è bisogno, difatti, di essere CTU o medici specialisti per capire che ogni malattia, una volta superata la fase clinica acuta, può e deve essere curata molto meglio tra le mura di casa e non certamente tra quelle fredde e senz’anima di un carcere. Oltretutto stiamo parlando di un soggetto (Santilli !!) che allo stato è soltanto indagato e che fino a sentenza definitiva è ancora da ritenere innocente a tutti gli effetti. Nessuna esigenza o economia investigativa e/o processuale può scherzare con la vita di una persona anche nel caso in cui questa persona fosse già stata condannata con sentenza definitiva, figurarsi nel caso di specie. Non vorremmo trovarci, da qui a qualche settimana, a dover commentare un provvedimento assurdo ed iniquo avendo dall’altra parte un dramma consumato nonostante sia stato ampiamente annunciato. Il dolore dell’intera famiglia, della moglie, dei figli di Giuseppe Santilli è incontenibile, straziante e devastante; nessuno di loro riesce ancora a rendersi conto della necessità di un simile provvedimento che rischia di imbarbarire una giustizia che deve sempre e comunque salvaguardare non solo lo stato di diritto di ognuno di noi ma che, nel particolare, deve garantire in maniera assoluta “il diritto alla vita” che in maniera sacrosanta è sancito anche dalla nostra Carta Costituzionale. Stiamo molto attenti, dunque, state molto attenti a non commettere errori di valutazione, qui non si tratta di “rispondere soltanto alle leggi” (come pare abbia dichiarato il CTU!!) ma di far prevalere, in primis, il sentimento di umana condivisione di un diritto assoluto e uguale per tutti, il diritto alla vita.

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